La lettera aperta di Piero Bruni, presidente dell’associazione lago di Bolsena.
Un recente articolo sulla geotermia e il rischio di terremoti apparso sui media ci dà lo spunto per una lettera aperta diretta ai candidati alla presidenza della provincia di Viterbo, Paolo Equitani e Pietro Nocchi, e indirettamente anche ai 60 Comuni che il 17 settembre dovranno fare la scelta fra i due.
Con la presente chiediamo ai candidati di manifestare pubblicamente i loro programmi in merito alla geotermia.
Nell’immediato futuro il problema più urgente nel nostro territorio è appunto quello di contrastare la geotermia visto che è al centro di pesanti richieste di ricerca geotermica, in particolare attorno ai laghi vulcanici di Bolsena e di Vico.
Piccole e grandi imprese si sono lanciate in questo nuovo Eldorado nella speranza di arricchirsi approfittando dei generosi incentivi elargiti dallo Stato, ma nel nostro contesto geologico la geotermia produce inaccettabili danni collaterali, quali l’aumento del rischio sismico, l’inquinamento da arsenico della falda acquifera usata per la rete potabile, l’interferenza con le sorgenti termali e la diversa vocazione del territorio per cui tutti i sindaci interessati si sono dichiarati contrari.
Attorno al lago di Bolsena ci sono due impianti che in tempi brevi potrebbero ottenere l’autorizzazione, uno è a Castel Giorgio in Umbria a pochi chilometri a nord del lago di Bolsena e l’altro, vicino a Latera, che è una rielaborazione del vecchio impianto Enel di triste memoria.
In superficie i due impianti sono tecnicamente molto diversi, ma nel sottosuolo sono simili ed hanno un grave difetto comune, prelevano acqua calda da 1000 – 2000 metri di profondità e dopo averle tolto calore nella centrale la reimmettono raffreddata nel sottosuolo ad una distanza di 4 – 5 km dal punto di prelievo.
I proponenti ritengono che nel sottosuolo l’acqua raffreddata venga richiamata verso la zona di prelievo scaldandosi nuovamente lungo il percorso. Secondo illustri scienziati questo è improbabile, l’acqua invece di tornare da dove è venuta si accumulerà nella zona di reiniezione in un compartimento delimitato da faglie. Sarebbe quindi un travaso permanente di quantità enormi. L’impianto di Castel Giorgio estrae da sotto il bacino idrologico del Tevere mille tonnellate all’ora di fluido geotermico che poi scarica sotto il bacino idrogeologico del lago di Bolsena. Questo per 24 ore al giorno, per 365 giorni per 25 anni. Per inciso il Lazio diventerebbe la discarica dei reflui dell’Umbria.
Il travaso permanente di questa grande quantità da un compartimento ad un altro, causerà stress pressori e termici aumentando il rischio di terremoti e faciliterà la risalita di fluido geotermico cancerogeno nella falda superficiale.
Siamo in una zona ad un alto rischio sismico, aggravato dal fatto che le costruzioni nei centri storici sono molto vulnerabili. Ricordiamo il terremoto di Tuscania. Non è il caso di andare a provocare terremoti per produrre cinque “miserabili” megawatt. Dell’impianto Enel Nuova Latera non vale la pena parlarne: pare che emetta più anidride carbonica di un impianto convenzionale e non si capisce perché debba essere premiato con ricchi incentivi.
In conclusione i singoli comuni non possono essere lasciati soli a contrastare le varie richieste di sfruttamento geotermico, deve essere l’amministrazione provinciale a proporre ed ottenere che l’intera zona venga inserita fra quelle non idonee per lo sfruttamento geotermico. Sono a disposizione per ulteriori chiarimenti e auguro buon lavoro a tutti.
Piero Bruni
Presidente dell’Associazione Lago di Bolsena
Presidente dell’Associazione Lago di Bolsena