Nel 1258 il papa Alessandro IV concesse il convento di S. Maria del Cavaglione (in Via della Pace) e quello di S. Paolo, con tutte le terre annesse, alle monache del monastero di Cortona (dell’Ordine di S. Damiano), che erano state costrette a fuggire a causa delle lotte tra Guelfi e Ghibellini.
Pochi anni dopo il loro arrivo a Tuscania, le monache di S. Damiano accettarono (1263) la Regola dell’Ordine delle Clarisse , approvata con Bolla del Papa Urbano IV e le monache dalla piccola casa del Cavaglione in Via della pace si trasferirono sulla collina, nel monastero di S. Paolo adeguatamente restaurato e sicuramente più accogliente.
La loro vita trascorreva serenamente nella preghiera e nel lavoro. Per circa 200 anni tutto sembrò scorrere in tranquillità, ma nel 1462 il papa Pio II (Piccolomini) fu costretto a chiudere il monastero (a causa di alcuni gravi scandali) e a trasferire le monache a Viterbo presso le consorelle del medesimo Ordine monastico (le monache di S. Rosa).
Il Monastero venne chiuso e le chiese e le vaste terre furono assegnate alla Mensa Vescovile.
Da quel momento, però, molte pie donne tuscanesi continuarono a vivere secondo la regola del terzo ordine Francescano, radunandosi in preghiera in abitazioni private.
Finalmente, nel 1571, il cardinal Giovanfrancesco de Gambara, vescovo di Viterbo e Tuscania fece restaurare il monastero di S. Paolo, facendovi ritornare le Monache Clarisse.
Da questo momento, il monastero e la Chiesa di S. Paolo posseggono una documentazione abbastanza ricca, raccolta in tutte le visite pastorali, a partire dalla visita pastorale del 1573, fino ai nostri giorni.
Dal seicento all’Ottocento le monache sono state sempre oltre una ventina (si rileva dalle periodiche riunioni capitolari) e si sono dedicate sia ai lavori muliebri, alla cura del grande orto e all’educazione delle ragazze.
Nel Novecento (fino al terremoto del 1971), le monache clarisse, oltre all’assidua preghiera quotidiana, erano assai note per i loro lavori di ricamo e confezioni di indumenti sacri nonché per la cura assidua dell’educazione delle ragazze di Tuscania.
Parallelamente all’opera intrapresa dal Conte Enrico Pocci per l’educazione dei ragazzi , anche le monache clarisse hanno sempre curato i tre giorni di ritiro per le ragazze, preparandole adeguatamente a ricevere la prima comunione, come pure ad organizzare i ritiri spirituali annuali per le madri di famiglia.
Io non credo al caso nella vita, ma penso che tutto rientra in un progetto divino e quindi la riapertura del Monastero di Clausura la vedo come un grande dono che il Signore da secoli ha pensato per Tuscania; e sono sicuro che come lo è stato per sette secoli continuerà ad essere una fonte di spiritualità che disseterà tutti coloro che si avvicineranno per abbeverarsi.
E’ un momento storico che è bene vivere con grande partecipazione: Mercoledi 22 Febbraio alle ore 17.00 Santa Messa in Duomo e alla fine accompagneremo in processione le monache al monastero cantando le lodi del Signore .
Mons. David Maccarri
Qualche foto del passato:
Gruppo di preghiera
Comunione femmine