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Dal 1303 al 1325 si legge nei documenti antichi di Toscanella il nome di Ser Secondiano Diotabive, notaio, procuratore del comune, avvocato, rappresentante del consiglio comunale e della popolazione in tante occasioni ed appartenente ai guelfi. Egli, molto ricco, chiamò a Tuscania gli artisti Gregorio e Donato d’Arezzo che avevano lavorato come frescanti con il grande Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova; essi furono tra i migliori suoi collaboratori.
Negli anni 1303-1305 quando Giotto dipingeva a Padova ricevette anche la visita di Dante Alighieri, suo grande estimatore. Tuscania era una delle città italiane che, oltre ad interessarsi delle attività economiche ed amministrative, voleva glorificare la fede cristiana anche con le opere artistiche, pedagogiche e didattiche.
I due pittori vennero perciò a Tuscania e, dipingendo il Giudizio universale nella chiesa di Santa Maria Maggiore, raggiunsero un’arte profonda. L’argomento è simile a quello di Padova e Secondiano viene messo nella scena.
Nelle foto precedenti al 1971 si nota anche l’immagine di Secondiano offerente in ginocchio ai piedi della croce ed il suo nome. Il committente è inginocchiato in basso ai piedi della croce della passione ed anche lui fa parte della stessa narrazione nell’affresco, in cui notiamo Cristo Giudice con il volto sereno, la Vergine Maria sua madre, gli Apostoli e gli eletti alla sua destra nel Paradiso. Alla sua sinistra ci sono i condannati in mezzo al fuoco, inghiottiti dal cetaceo infernale tramite il demonio Lucifero detto “Cacanime”. Gli eletti iniziano ad ascendere verso il regno dei cieli mentre i dannati sprofondano nell’inferno.
L’Annunciazione, la Natività e l’Assunzione si ammirano nelle pareti laterali contigue al Giudizio.
Questi affreschi sono rari e molto interessanti e presentano tratti simili a quelli di Padova. Il linguaggio artistico è plastico e naturalistico e l’ispirazione fu data dal teologo agostiniano Alberto da Padova. Molto caratteristici sono i volti realizzati di profilo. Nell’insieme c’è l’illusione della prospettiva per cui sembra che la pittura vada oltre la superficie della parete. L’opera spiega ai cristiani che gli uomini sono di fronte alla scelta del bene o del male.
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Come a Padova la cappella degli Scrovegni , a Tuscania Santa Maria Maggiore è il tempio della giustizia divina. Nel 1883 l’arciprete di Toscanella Giuseppe Di Lorenzo scrisse che questa bellissima pittura del giudizio universale “ presenta i caratteri dello stile giottesco: corretto il disegno, varietà nelle teste, freschezza nelle carni, espressione di affetti, eleganza nei contorni, morbidezza nell’impasto, vivezza nei colori, nelle grandiose figure dell’eterno Giudice, dei profeti, degli apostoli, di tutti gli eletti e nelle altre parti del magnifico quadro. Nell’alto della parete in un trono formato da un’iride, circondato da angeli, sta il Redentore; siedono ai lati sottoposti i dodici apostoli e danno sentenze: a destra, sotto di essi, segue lo stuolo degli eletti, Adamo ed Eva, i patriarchi, i re, i profeti dell’antica legge, la cui nobile e divina discendente Maria di Nazareth, di care e soavi fattezze, presenta la vecchia sua madre S. Anna.
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Nell’anno 1814 lo scrittore Filippo De Romanis nella sua opera circa l’originalità della Divina Commedia, approfondendo la cantica dell’inferno scrisse: “ Ed il dottissimo assessore della S. R. ed inquisizione, Monsignor Francesco Antonio Turriozzi, oriundo di Toscanella, molto erudito delle patrie antiche memorie, ci ha comunicato, confessiamolo pure, la notizia di un’antichissima pittura esistente in quella chiesa Collegiata di Santa Maria, che esprime il giorno dell’universale giudizio, in cui merita particolare attenzione la figura gigantesca di un infernale dragone che ingoia, colla bocca smisurata le anime spintevi da altri demonj e, poi, le restituisce da tergo tormentate e malconce. … Né è inverosimile, dicono altri, che Dante , viaggiando, vedesse in Orvieto le sculture di Nicolò Pisano ed in Toscanella l’antica pittura testé nominata.
Egli descrive con tanta frequenza e con tanta esattezza molte cose di quelle contrade che sembra quasi impossibile ne potesse additare le precise circostanze senza averne avuta personale cognizione.” La professoressa Laura Pasquini dell’Università di Bologna ha scritto che Dante “ forse poté apprezzare lo spaventoso Lucifero affrescato nel Giudizio Universale della basilica di S. Maria Maggiore a Tuscania.” Gli artisti di Arezzo, oltre che a Tuscania, realizzarono le loro opere anche a Viterbo, Bracciano, Tarquinia, San Martino al Cimino , Montefiascone e furono , tra i continuatori, i maggiori artisti giotteschi della scuola toscana.