• - ALESSANDRO SICIOLDR: “IL SEGRETO È COLTIVARE UN’OSSESSIONE…” di Stefania Moretti - Succede a Tuscania - Toscanella - 2019

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• - ALESSANDRO SICIOLDR: “IL SEGRETO È COLTIVARE UN’OSSESSIONE…” di Stefania Moretti

Pubblicato da in Blog Toscanella ·
Fonte: Tusciaweb
 
Le opere oniriche di Alessandro Sicioldr, l'informatico mancato diventato pittore
 
Dal sogno alla realtà. Per Alessandro Bianchi, in arte “Sicioldr” – il perché non lo dirà mai -,  dipingere è come passare dalla notte al giorno. L’inconscio che parla a occhi chiusi si ascolta da svegli. E l’idea diventa pittura.
 
Ventotto anni, scampato a una vita da informatico. Casa e bottega a Tuscania. Letteralmente, da quando ha ristrutturato l’abitazione dei nonni ricavando appartamento di sopra e studio di sotto. È qui che passa le giornate a dipingere e leggere. “Faccio una vita ‘ritirata’ – dice -. Dipingo almeno sette-otto ore al giorno: la tecnica va affinata. È un lavoro artigianale e al tempo stesso scientifico, per questo preferisco il silenzio. Serve emozione e concentrazione. Poi bisogna studiare. Il resto lo fanno le idee che, semplicemente, arrivano: io non decido nulla”.
 
Nel 2020 esporrà a New York. A novembre la personale a Roma. Con i social raggiunge il mondo: su Instagram ha superato i 50mila follower. Appassionati da Mosca come da Los Angeles.
Ogni quadro un universo onirico. Una mistura di suggestioni dalla mitologia, dalla religione. Ma soprattutto dalle sue visioni. “Non parlo di chissà quale visione trascendentale, tipo Blake che vedeva gli angeli sugli alberi – spiega -. È qualcosa di molto più semplice. Piccole immagini che ci vengono in mente per caso. Magari passeggi e vedi una testa in un sasso dalla forma particolare, per dire. Oppure sogni qualcosa di notte: a me è capitato spesso di sognare quadri che ho realizzato. Dipingere per me è analizzare certi flash, studiarli, dare loro una voce. Non so descriverli a parole: so solo dipingerli”.
 
Nessun concetto e nessuna allegoria. Chi cerca una foto della realtà nelle sue opere va avvertito che non la troverà: qui di razionale non c’è niente. “Il mio unico messaggio è l’introspezione. L’intuizione da ascoltare. Non vivo tutta la mia vita immerso nella realtà. Me ne allontano: c’è una parte di me che si relaziona col sogno e col mito”. Applicare l’etichetta di un genere è difficile: neppure Sicioldr sa definirsi (se non con la pittura). “Credo di essere a cavallo tra surrealismo e simbolismo – dice -. Ma non sono né l’uno né l’altro, e comunque li considero movimenti del passato. Non so se esiste ‘un genere’… Direi che è semplicemente pittura”.
 
Nei suoi quadri si intravede un po’ di Bosch, un po’ di Rembrandt. Qualcuno ricorda vagamente certe illustrazioni di Gustave Doré della Divina Commedia (le meno caotiche e più paradisiache, con Dante e Virgilio di spalle).
Lui si ispira a entrambi. E poi a Tiziano, a De Chirico, a Ernst. L’originalità non è un problema che Sicioldr si pone. Gli piace che nei suoi quadri ognuno veda ciò che vuole: fa parte del gioco.
“È solo immagine – dice -, immagine e immaginazione che per me è il motore del mondo. Mi piace conoscere le interpretazioni più diverse che si danno a certe mie opere: cose a cui non avrei mai pensato. È bello sentire di dare un contributo alla fantasia degli altri”.
 
Qualche anno fa non l’avrebbe detto. Disegnava da sempre, fin da bambino. A dipingere e vivere d’arte ha iniziato nel 2013. Precisamente il giorno dopo la laurea in informatica. “Mi ero imposto una vita davanti al computer – racconta -. Pensavo che avrei fatto magari il grafico o l’illustratore e che l’arte sarebbe stata solo un hobby perché non ero informato: non sapevo che c’era chi riusciva a vivere di pittura. Poi l’ho saputo. Ho visto che non facevo altro che dipingere e mi sono dato un obiettivo nuovo: raggiungere livelli così alti di professionalità da distinguermi. Realizzare opere così belle da non poter essere ignorate. Che poi è un’utopia: la perfezione non esiste, né la cerco per fare carriera. Quello che voglio è solo continuare a dipingere e mantenermi con questo. Se diventassi milionario domani farei esattamente la stessa vita”.
 
Pittura è ricerca. Dedizione e ossessione. “Non so se è una scintilla divina, come molti pensano – conclude -. So che la tecnica si può apprendere se le dedichi tempo. Il valore aggiunto è quel malessere interiore che ti porta a indagare, a cercare. Vale per l’arte come per tutto il resto: si riesce nel proprio ambito solo sviluppando un’ossessione. Il segreto credo sia questo: ossessionarsi dietro qualcosa…”.
 
Stefania Moretti
Altre opere di Alessandro Bianchi:
 



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