• - QUANDO VOLERE NON È POTERE MA DOVERE. di Renato Bagnoli - Succede a Tuscania - Toscanella - 2019

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• - QUANDO VOLERE NON È POTERE MA DOVERE. di Renato Bagnoli

Pubblicato da in Renato Bagnoli ·
In un mondo ideale, l’architettura degli edifici pubblici e privati e quella degli elementi urbani dovrebbe adattarsi a ciascuno di noi, un po’ come la “stanza delle necessità” di Harry Potter, il luogo magico del castello di hogwarts che appare quando ne hai bisogno e ti mette a disposizione tutto ciò che cerchi. Ma, essendo incapaci di fare incantesimi, dobbiamo affidarci al buon senso e fare del nostro meglio nel confrontarci con la dura realtà.
 
Spesso la realtà di tutti i giorni crea gravi difficoltà alle persone diversamente abili che vengono così discriminate a causa di una serie di barriere non solo architettoniche e sensoriali, ma soprattutto culturali.
 
Un marciapiede troppo alto senza una rampa o di uno spazio in cui attraversare una strada in sicurezza, un parcheggio per disabili occupato senza averne diritto, spazi aperti al pubblico o negozi commerciali privi di rampe, la mancanza o l’inefficienza di ascensori per accedere agli uffici comunali e alle aule consiliari impediscono loro di svolgere una vita libera e indipendente.
 
E’ perciò doveroso non dimenticarci di ascoltare le esperienze di coloro che incontrano queste difficoltà tutti i giorni e che chiedono di essere ascoltati, come ha fatto Massimo che da qualche mese ha voluto che venisse rimesso in funzione l’ascensore comunale fermo da anni.
 
E’ molto importante che questo impianto che collega il livello della strada con il piano dove hanno sede molti uffici comunali e l’aula consiliare sia sempre efficiente e disponibile all’utenza perché consente a tutti gli utenti: disabili, anziani o dipendenti che hanno difficoltà a camminare, mamme con carrozzina, persone che devono trasportare carichi pesanti o ingombranti  la massima raggiungibilità.
 
Questa mattina al Consiglio comunale era presente anche Massimo con la sua carrozzina.
 
Era molto felice per il risultato ottenuto con la sua piccola battaglia contro quella che era diventata, probabilmente per superficialità o disinteresse, una discriminazione soprattutto nei confronti di alcune persone colpite da disabilità.




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