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La Tuscia, un’unica coscienza civica


Le regolari ricognizioni dell'associazione Archeotuscia (Viterbo) in tutto il territorio della provincia e nelle zone limitrofe hanno consentito agli associati e simpatizzanti di appropriarsi con una precisione crescente dell'esatta fotografia della nostra terra, colta nell'ampiezza della sua estensione e nella diversificazione delle sue espressioni. Oltre al profilo storico-naturalistico della Tuscia è stato colto anche il diverso comportamento nei riguardi del territorio adottato da popolazioni e province vicine. La situazione complessiva che ne viene fuori può essere sintetizzata nei seguenti termini: ogni angolo della Tuscia presenta emergenze storico-archeologiche di notevole spessore culturale. Basti pensare a Ferento, Viterbo, Vulci, Tarquinia, Tuscania, Bomarzo, Soriano, S. Giovenale, S. Giuliano, Luni, Norchia, Blera, Bolsena, Valentano, tanto per citarne alcune. Negli stessi luoghi sono presenti stratificazioni delle varie civiltà che si sono succedute nel tempo (preistorica, etrusca, romana, paleocristiana, medievale, rinascimentale, moderna). Le testimonianze rendono ragione delle fasi in cui l'uomo si è aggregato ed ha gradualmente elaborato le forme della vita associata (civile, religiosa, artistica, militare, economica…).
Molti siti sono in stato di completo abbandono, fuori dei circuiti turistici, sottoposti ad un lento degrado che spesso prende le forme di un vero e proprio scempio. La Tuscia viene a porsi come pagina storico-culturale di rilevanza internazionale perché è una terra unica, irripetibile, che ha fatto scuola alla Roma dei primordi e costituisce una preziosa componente della civiltà europea.
Ma questa pagina e questa ricchezza la stiamo perdendo per sempre per l'ignoranza dell'uomo, un'azione predatrice ed una politica di abbandono.
Come arrestare il naufragio del teatro romano di Ferento inaccessibile, della basilica di S. Pietro a Tuscania chiusa, delle molte necropoli impraticabili, della chiesa di S. Maria in Forcassi in rovina, del singolare criptoportico del Quartuccio a Viterbo ridotto a discarica, del singolare centro etrusco-medioevale di Norchia in abbandono, delle numerose vie Cave ignorate, della "Piramide" di Bomarzo sepolta nella macchia, delle capanne preistoriche di Luni sopraffatte dai rovi e delle decine di emergenze archeologiche disfatte dalla vegetazione?
Come rimediare al divorzio e all'estraneità di popolazioni ed istituzioni nei confronti della grossa ricchezza che ancora conserva la nostra terra? Questo è il percorso praticabile che impone la situazione, per arrestare lo scempio del nostro patrimonio e trasformarlo in risorsa.
Sostituire la politica di abbandono  con una politica di cura e di iniziativa. Il recupero della Tuscia va inserito in posizione prioritaria nell'agenda politica di tutto l'Alto Lazio.
Convogliare l'attenzione e le risorse nazionali verso la nostra terra.
Salvare la sua singolarità è un dovere civile e un impegno morale di tutta la nazione. Coinvolgere le istituzioni internazionali. Intensificare gli studi e promuovere la conoscenza della singolarità e ricchezza culturale della Tuscia.
Proporre tutta la Tuscia come Patrimonio dell'Umanità. Aver limitato questo riconoscimento alle sole tombe dipinte di Tarquinia è come voler salvare della Cappella Sistina solo il dito di Dio che tocca quello dell'uomo.
Se amiamo la nostra terra, se non abbiamo in odio le nostre radici, se vogliamo lasciare alle generazioni successive un giardino come era quando vi giunsero gli Etruschi, l'unica strada da percorrere è l'abbandono della pratica individuale ed isolazionistica, per procedere all'unione di persone, associazioni, comuni e mondo accademico. Occorre dar vita ad un soggetto nuovo, con un'unica coscienza civica: quella del cittadino della Tuscia, che si sente a casa propria dalle spiagge del Tirreno al lago di Bolsena, dal monte Rufeno alle necropoli di Cerveteri.
L'unione delle forze e la coscienza di essere cittadino della Tuscia debbono condurre ad una politica avanzata del bene culturale e del turismo: percorsi, trasporti, consorzi, studi, marketing adatti ad un polo culturale di primaria importanza e in grado di recuperare un allarmante svantaggio.
La rinascita che si prospetta è complessa, ma non impossibile. Altri centri più indietro di noi ci sono riusciti. I Sassi di Matera sono diventati negli ultimi anni un polo d'attrazione internazionale, come i vicini centri della "Civiltà del Tufo" (Sovana, Sorano, Pitigliano). Non è assolutamente pensabile che l'intelligenza, la capacità e l'intraprendenza siano di casa solo in quei luoghi. Esistono anche da noi. Tiriamole fuori e mettiamole al servizio del bene comune.
In questa ottica, un ruolo di primaria importanza spetta anche alle scuole di ogni ordine e grado. E' nei banchi di scuola che nasce e si sviluppa quella sensibilità e quella conoscenza che diventeranno poi capacità di salvare e arricchire con il proprio contributo il prezioso patrimonio che ci hanno lasciato le generazioni passate.
Mario Tizi