Alle ore 15,30 del 9 giugno 1944 arrivano gli anglo americani a Tuscania
Dopo la sanguinosa battaglia di Montecassino e lo sbarco
di Anzio gli anglo americani entrarono a Roma ed il Generale Mark Wayne
Clarck venne cordialmente accolto dal comandante militare della piazza
generale Roberto Bencivenga: sul balcone senatorio ritornò, così, a
sventolare il tricolore italiano che venne affiancato dalle bandiere degli
anglo-americani.
Il generale Clark convocò immediatamente una riunione con i suoi generali
Truscott L.K. Geoffrey Jr., Keyes, Willis Crittenberger, e Alphonse Juin,
per fare il punto della situazione e pianificarono le scelte da adottare
contro i tedeschi in ritirata: la decisione unanime fu quella di creare una
forte pressione sui i malconci tedeschi, senza dar loro modo di
riorganizzarsi.
La V Armata americana e quella inglese si gettarono
quindi all’inseguimento della X e XIV armate poste al comando del
Feldmaresciallo Albert Kesselring. I Germanici, nella frettolosa ritirata,
furono costretti ad abbandonare moltissimi mezzi, armi e munizioni e non
ebbero il tempo sufficiente per distruggere i ponti e contrastare, o almeno
di tentare di rallentare, l’avanzata nemica; al contrario, le armate anglo
americane avanzarono speditamente, con l’intento di scavalcare le armate
tedesche, senza tuttavia riuscirvi.
Il contingente d’inseguimento, formato da americani,
inglesi e francesi, aveva un ampio fronte, che comprendeva il tratto che va
dalla via consolare “Cassia” all’Aurelia” e si divedeva in tre principali
tronconi: il primo procedeva lungo la via Cassia; il secondo, attraverso
strade secondarie lungo la direttrice di Tuscania ed il terzo lungo la via
Aurelia.
L’8 giugno 1944, dopo varie ma non impegnative scaramucce, gli inseguitori
giunsero nelle vicinanze di Tuscania, dove furono costretti ad arrestarsi
perché l’unica via d’accesso alla città era sotto il tiro nemico. Inoltre,
il ponte sul fiume Marta era stato accuratamente minato dai Germanici ed a
ridosso delle otto campate, erano state collocate sedici casse di tritolo,
due per ogni campata, collegate tra loro da una miccia.
Nonostante la superiorità numerica di uomini e mezzi
gli anglo americani non conoscevano la reale consistenza della presenza dei
tedeschi in Tuscania, ma erano certi che questi ultimi avevano formato un
gruppo compatto, così da realizzare una sacca di resistenza.
In questo contesto lo Stato Maggiore Anglo-americano si
riunì al fine di cercare di trovare un’idonea soluzione per continuare
l’avanzata verso nord; un’eventualità ipotizzata fu quella di compiere
massicci bombardamenti aerei, anche in considerazione del fatto che a
Tuscania, in località s.Giusto, esisteva un aeroporto.
In realtà il grosso delle forze germaniche si era ritirato da Tuscania il 7
giugno, portando al seguito alcuni residenti in grado di svolgere lavori di
falegnameria e di meccanica.
L’unica presenza tedesca a Tuscania consisteva in
talune postazioni, con pochi uomini votati all’estremo sacrificio della
vita, predisposte per contrastare e rallentare l’efficace avanzata degli
anglo americani.
Dette postazioni erano quattro: la prima, la più importante, era allocata
sul colle di s.Pietro e controllava tutta la parte sinistra e destra della
vallata del fiume Marta, comprese le strade Viterbo-Tuscania e Vetralla–Tuscania
convergenti sul ponte minato; la seconda, vicino alla strada di santa Maria,
era in grado di controllare tutta la zona della Piastrella e del rio
Fecciaro; la terza era, invece, ubicata all’interno di una torre della cinta
muraria, nei pressi dell’ex convento di san Francesco, e controllava tutta
la valle del Maschiolo e la zona di Pian di Mola; la quarta era sistemata
tra il pianoro del Podere della Guerra e la zona del Peschiera, ed era
dotata, oltre che di una mitragliatrice, anche di un pezzo d’artiglieria.
I dirigenti del partito fascista Tuscanese, con a capo Fortunato Della
Torre, temendo forti ripercussioni da parte della popolazione, avevano
lasciato la città seguendo i Tedeschi. Prima di lasciare Tuscania, tuttavia,
diedero fuoco, nel mezzo della piazza Plebiscito, a tutto il carteggio del
comune relativo all’anno 1944; smobilitavano altresì, il presidio della
Guardia Nazionale Repubblicana Tuscanese.
Durante lo stesso 8 giugno, festività del “Corpus
Domini”, la nostra città veniva colpita, per tre volte, da bombardamenti
aerei “B-17 Fortress” denominate fortezze volanti.
Verso le ore 9.00, in piazza Pozzo Bianco persero la vita: Morena Parroncini
di un anno, Costanzo Piergiovanni di 55 anni, Giuliana Berretta di 17 anni,
Flaviano Nicolai di 49 anni, Maria Regni di 75 anni, Felice Andreucci di 77
anni, Maria Rossi di 74 anni, Giovanni Serra di 7 anni, Francesca Solinas di
38 anni, Bianca Bassanelli e Maria Bassanelli.
Verso le ore 10.00 due bombe furono lasciate cadere tra via Canino e via
Piansano, giacchè gli anglo americani avevano avvistato una colonna di
soldati tedeschi che si dirigeva verso Piansano; il bombardamento non causò
fortunosamente alcuna vittima e non fece danni, in quanto quella zona si
trovava in aperta campagna ed era priva di abitazioni.
Infine, verso le ore 13.00, in via della Salute, ove perse la vita Sante
Marcoaldi di 68 anni; in piazza Umberto I° (oggi Piazza Matteotti) persero
invece la vita il carabiniere Ferindo Ferranti di 21 anni, Nazareno Serpieri
di 60 anni e Nazareno Pietrini di 74 anni.
Il mattino del 9 giugno la popolazione di Tuscania,
temendo nuove incursioni da parte degli anglo americani, aveva lasciato le
proprie abitazioni e si era rifugiata nei canaloni ed anfratti della vallata
compresa tra il Maschiolo e Pian di Mola - pianoro del Peschiera e Podere
della Guerra.
La città era semideserta, erano rimaste solo le postazioni dei tedeschi e
tutto intorno si registrava una calma surreale; i Tuscanesi vivevano
un’attesa spasmodica quando nel cielo apparve una cicogna americana che
volteggiava in avanscoperta, scrutando dall’alto il tratto compreso tra
località la “Piantata” e la valle del fiume Marta. Tutto questo stava ad
indicare che le truppe americane erano vicine.
I componenti della banda partigiana “Matteotti” si
erano nascosti in una grotta in località Pian di Mola; a questi si era unito
il giovane Franco Basile, un soldato sbandato nativo di Taranto il quale,
essendo il più giovane, fu incaricato dagli altri di recarsi ad attingere
dell’acqua presso la fonte di s.Angelo. Tuttavia, mentre scendeva a valle
con il fucile a tracolla, la postazione Tedesca che era sul colle di
s.Pietro lo notò e gli scaricò contro una raffica di mitragliatrice,
uccidendolo.
Poi si seppe che anche due operai cornetani – Giovanni Canali e Domenico
Cantucci – dipendenti dell’azienda Bruschi Falgari, alla Carcarella, avevano
perso la vita nel tentativo di recuperare del bestiame requisito, uccisi dai
tedeschi in ritirata.
In località “Pali di Ferro” una pattuglia americana in avanscoperta fermò i
concittadini Ugo Capati e Luigi Fiorani, i quali furono condotti alla
presenza dei comandanti anglo-americani che stazionavano in località “s.Potente”.
Un soldato americano, un certo Stromb, riconobbe il carabiniere Capati per
averlo incontrato a Bolzano, ove lo stesso prestava servizio prima dell’8
settembre 1943. Quindi lo Stromb, che parlava italiano, chiese notizie circa
la presenza dei soldati Germanici a Tuscania: il Capati, fece, quindi,
presente che la città era deserta e la presenza dei tedeschi consisteva
soltanto nelle quattro postazioni.
Successivamente condusse gli americani in località
“Guado Cinto”, ed indicò il luogo ove il fiume Marta poteva agevolmente
essere guadato per entrare in città.
In questo frangente si udì il rumore di una moto condotta da un soldato
tedesco che proveniva dalla strada sterrata di Vetralla; questa, diretta
verso Tuscania, attraversò il ponte minato e il milite, dopo essere sceso
dal mezzo, accese la miccia collegata al tritolo posto alla base delle
campate del ponte per farlo saltare. Il dispositivo si innescò ma non dette
il risultato sperato, giacchè crollarono solo alcune campate poste sulla
destra, anche se ciò fu, comunque, sufficiente ad impedire l’attraversamento
dei mezzi.
Nel frattempo l’armata americana raggiungeva la
località “Sasso Pizzuto” per scendere verso il fiume Marta e per agevolare
la costruzione di un ponte sul fiume compì alcune azioni di avvistamento e
di disturbo con l’artiglieria ed i cannoni leggeri contro eventuali
postazioni dei tedeschi che potevano annidarsi lungo il costone della
“Piastrella”, della contrada del “Leone”, il poligono di tiro ubicato in
località “Madonna dell’Olivo”, la Torre civica del Bargello ed infine verso
la località “la Moletta”.
In questa ultima località un carro armato leggero americano colpì la
postazione tedesca che si trovava nella cinta muraria vicina l’ex convento
di s.Francesco uccidendo i due tedeschi. Il proiettile con l’impatto formò
copiose schegge ed una di queste colpì alla regione temporale destra la
giovane Elena Pontecorvo di Vincenzo nata a Sorrento il 6.11.1913 renderla
subito cadavere.
Gli anglo-americani, quindi, si mossero verso il centro
abitato seguendo due direzioni: la prima, attraverso il centro abitato, da
porta s.Leonardo, piazza del Plebiscito, via del Rivellino, piazza Regina
Margherita, via Cavour e via Marconi, passando sotto la porta di Montascide;
e l’altra da “Guado Cinto” verso “Campo della Fiera”, la strada della
Piastrella, rio Fecciaro, giungendo così nell’attuale viale Trieste.
Alle ore 15,30 del 9 giugno 1944 gli anglo americani entrarono a Tuscania.
L’entrata delle truppe anglo-americane trovò la città come detto,
semideserta ma, una volta avuta la notizia Tuscanesi uscirono dai
nascondigli e rimasero affascinati dalle novità che apparvero a loro occhi
e, in particolare, dalla notevole quantità di mezzi (motociclette, jeep,
camion, mezzi blindati e cingolati). I soldati, a bordo dei mezzi bellici,
al grido di “paisà” gettavano agli astanti gomme americane, cioccolatini,
biscotti, caramelle, e sigarette. Un vero spettacolo di forza e di timore! I
Tuscanesi conobbero per la prima volta il pane bianco, la carne in scatola,
le gomme da masticare e le caramelle confezionate in piccoli cilindri.
I Tuscanesi, a loro volta, offrirono ai soldati, vino,
rosolio, maraschino, le tipiche ciambelle al vino, le crostate e svariati
altri tipi di dolci.
Il podestà di Tuscania Chiampan mentre si dirigeva a bordo del suo calesse
da Montebello, ove si trovava la sua abitazione, alla casa comunale, nei
pressi del viale Trieste fu accolto dalla popolazione con insulti, tanto che
dovette essere preso in custodia dagli americani e, sotto scorta, ricondotto
a Montebello.
Il generale Mark Wayne Clarck costituì il proprio quartier generale a villa
Pieri e nel villino Moretti, dove si fece il punto della situazione e le
forze alleate furono riorganizzate per il proseguo dell’avanzata.
(Estratto dal lavoro in allestimento dello stesso autore “la seconda guerra
mondiale vissuta a Tuscania”)
Luigi Tei |