Di Alessandro Gatti su Lacitta.eu
Stando a quanto sostiene il fondatore dell’etruscologia moderna, Massimo Pallottino, rappresenta “uno dei territori più singolari e suggestivi dell’Italia centrale, frutto dell’incontro tra opera umana e materia naturale”.
La tradizione di popoli millenari si fonde con il miracolo selvaggio della natura in un prodotto divino, ai confini della Storia. Già George Dennis, storico, esploratore e diplomatico inglese dell’Ottocento, aveva sottolineato l’armoniosa coesistenza di natura e monumenti rupestri che caratterizzano l’Etruria meridionale interna.
Il contributo storico che Tuscania propone, al fascino della memoria, vede una serie di tombe databili fra VIII e I secolo a.C. Queste sono distribuite nelle varie località dei dintorni di Tuscania: San Lazzaro, Le Scalette, San Giusto, Sasso Pizzuto, Castelluzza, Sughereto, Ara del Tufo e via dicendo.
La varietà dei siti archeologici offre tipologie di tombe di varia natura e questo dipende da molti fattori, come le epoche storiche, i mezzi e le tecniche architettoniche che questi permettevano. Non solo nell’Etruria, ma nel mondo intero, le varie zone presentavano tradizioni e approcci all’architettura rupestre completamente differenti. Grande rilevanza, ed impatto sull’esito finale, rivestivano le disponibilità finanziarie dei vari committenti.
Possiamo ammirare semplici tombe a camera, loculi e nicchie senza facciata. Si giunge fino a grandiosi monumenti con facciata a tempio o a portico, presenti ad esempio in Egitto e nell’Anatolia.
Tornando a concentrarci su Tuscania, nella zona di Peschiera, per esempio, troviamo un’interessante tomba rupestre “a dado”, caratteristica tipologia di tomba rupestre con tetto displuviato (a due spioventi), e tre camere. Seguono altre Tombe a una, due, tre camere con tetti a doppio spiovente rafforzati da travi. Quest’ultime presentano la tipica fattezza strutturale dei columen, le tipiche travi etrusco-romane usate per dare maggior sostegno strutturale in epoche arcaiche. Si notano scolpiti in fondo alla parete anche i tipici letti Etruschi e Romani, i kline o klinai.
Come per tutti gli altri siti archeologici etruschi, romani ed ellenistici, anche le necropoli tuscanesi sono ricche di varianti. Nel VIII e VII secolo a.C troviamo semplici tombe a pozzetto e a fossa, dall’epoca orientalizzante e paleo-arcaica (seconda metà del VII e prima metà del VI secolo a.C) cominciarono ad essere usate tombe a tumulo, con una sola camera funeraria caratterizzata da una sezione trasversale ad arco ed una fenditura superiore di chiara derivazione tarquinese.
Tombe a casa, a dado e tumuli pluricamera si devono a partire dalla metà del VI secolo a.C. e sono di derivazione ceretana (attuale Cerveteri). Questo aspetto è molto importante perché denota chiaramente l’intensità e la vivacità di traffici e scambi, in periodo tardo-arcaico, passando per l’attuale Blera e San Giuliano lungo le vie di comunicazione dell’Etruria meridionale interna.
Le tombe possiedono spesso letti funebri in pietra con gambe rettangolari, triangolari, tornite e segate. I soffitti sono a columen, o a rilievo, o a incasso, oppure a inciso.
Dal IV secolo si inizierà a seppellire i defunti in sarcofagi e in epoca romana si troveranno colombari, per l’incinerazione e tombe a cappuccina per l’inumazione.
Per concludere sembra opportuno richiamare gli aspetti salienti di queste ricerche archeologiche, che hanno dimostrato l’intensità di traffici e comunicazioni all’interno dell’Etruria tardo-arcaica. Le commistioni di tecniche di sepoltura e le similarità negli approcci architettonici delle tombe funerarie mostrano come l’Etruria antica fosse un’intensa rete di traffici e scambi culturali.
Le tombe a camera con fenditura superiore sono una tipica tipologia tarquinese, ma anche appartenente alla tradizione di Vulci e Volterra, dove era in uso il vestibolo accessibile dall’alto.
I tumuli costruiti in blocchi di tufo e nenfro sono anch’essi elementi della tradizione vulcente. Le piante delle tombe di Tarquinia, Cerveteri, Vulci sono riprese a Tuscania, Blera e San Giuliano. Tutto questo patrimonio archeologico ed architettonico è una fonte storica importante che testimonia il dinamismo degli Etruschi e l’approccio moderno che la loro cultura arcaica aveva verso l’arte di socializzare, contaminando e fondendo diversi stili e tecniche.