Fonte: TusciaWeb
Vincenzo Spinosa, proprietario del ristorante le 'Sette cannelle', racconta l'angoscia e la paura provate durante il nubifragio dello scorso mercoledì - La sua attività è ancora chiusa per i danni subìti ecco perché chiede un immediato intervento del comune.
“E’ stato come quando una diga si rompe, all’improvviso l’acqua ha completamente inondato il locale. Galleggiava tutto. Abbiamo avuto paura per noi e per i nostri clienti”. Vincenzo Spinosa, proprietario del ristorante le ‘Sette cannelle’, rivive sulla pelle l’angoscia che lo ha pervaso durante la bomba d’acqua che mercoledì ha investito Tuscania. Nelle sue parole c’è rabbia e sconforto. Da quel giorno, la sua attività è chiusa. Una mazzata per lui e le famiglie che ci lavorano. Ecco perché chiede un immediato intervento del Comune per trovare una soluzione a una situazione che si ripropone a ogni pioggia abbondante.
Non smetteva di piovere e, dalla porta a vetri del locale che lasciava intravedere l’esterno, si vedeva il livello dell’acqua che continuava a salire fino a raggiungere l’altezza della maniglia. Uno scenario indescrivibile. Raffiche di vento, pioggia scrosciante e poi anche la grandine. Una vera tempesta che nessuno poteva controllare.
Spinosa era nel locale con i clienti e il suo staff. Ogni speranza l’aveva riposta sulla forza dei vetri della porta che, però, non ce l’hanno fatta a trattenere la potenza di quella enorme massa d’acqua. A un certo punto, non hanno retto e si sono spaccati. Un fiume in piena ha travolto e inondato ogni cosa.
” Il locale – spiega Spinosa – si trova in un cono dove confluiscono quattro strade. All’improvviso, l’acqua non è più riuscita a defluire nell’unico tombino che c’è di fronte al ristorante e quindi è iniziata a salire. Era più di un metro e speravo che la porta reggesse, ma poi i vetri si sono spaccati. Come una diga che si rompe è entrata la furia dell’acqua che ha inondato completamente il ristorante. La cucina era sommersa e le attrezzature galleggiavano”.
Mobili e sedie rivoltati, contenitori rovesciati. Cibo che riaffiorava dall’acqua che aveva completamente ricoperto il pavimento. Poi fango e terra ovunque. Come una furia la pioggia ha devastato ogni cosa.
“Il comune – dice Spinosa – deve intervenire perché è un’attività su cui investono delle famiglie e deve risolvere il problema, magari con delle griglie più larghe e lunghe in cui far defluire l’acqua. Le bombe d’acqua sono purtroppo all’ordine del giorno”.
Ora si fa la conta dei danni. “Saranno più di ventimila euro, tra attrezzature che si sono rovinate e materie prime che avevamo acquistato per la festa patronale. Per non parlare poi dei mancati incassi. Siamo ancora chiusi per la bonifica e ce la stiamo mettendo tutta per riaprire almeno da questa sera a cena. Dobbiamo rimboccarci le maniche, perché è ferragosto e non possiamo permetterci di restare chiusi. Questa cosa ci ha messo in ginocchio“.
Spinosa parla di uno scenario “spaventoso” e aggiunge: “la fontana, che è di fronte al nostro ingresso, non si vedeva più perché l’acqua era altissima.
Ho avuto paura per noi e soprattutto per i clienti, anche perché essendo un locale grande, spesso vengono le gite. Poteva essere pericoloso. Fortunatamente non è successo nulla – conclude Spinosa -, ma prevenire è meglio che curare. Non posso essere condannato a vita con la paura e la preoccupazione che a ogni tuono o lampo, nel ristorante, possa verificarsi una catastrofe. Mi auguro che il mio appello non resti inascoltato”.
Paola Pierdomenico
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