È considerato il più grande illusionista del Novecento. Lui, Bustelli, è il "mago in frac". E ora Firenze gli dedica un ponte
"Ci siamo tutti ispirati a Bustelli". Se a dirlo è Silvan, be', allora possiamo credergli. Sì, stiamo parlando di magia. Quella che porta con sé fascinazioni e suggestioni. Quella che incanta e genera meraviglia. Quella che fa sognare un mondo che non c'è. Ma qua non siamo a Wonderland e neppure nel Mondo di Oz.
Questa storia, che si consuma nella prima metà del Novecento generando un gran clamore ma lasciando scarsissime tracce di memoria, ha per protagonista un uomo visionario e tenace (Ranieri Bustelli) e una città che l'ha accolto, amato e applaudito (Firenze). Una città che ora ha legittimamente deciso di fissare il suo ricordo inserendo quel nome - così popolare in un passato neanche troppo remoto - nella toponomastica urbana. Alle Cure, poco distante dal civico tre di via Pepi dove ha abitato per buona parte della sua vita, il 12 febbraio il Comune di Firenze inaugurerà il "Ponte Ranieri Bustelli". Proprio nel giorno del suo centoventesimo anniversario della nascita.
Il ponte intitolato a Bustelli
Non un cortile, non un vicolo e neppure una corte. Bensì un ponte che collega via Faentina e piazza del Parterre. Un passaggio sospeso tra due carreggiate, una dimensione quasi metafisica del camminare sospesi. Se non fosse che le ragioni di tale attribuzione sono tutte da ricondurre alla burocrazia (troppo complesso intitolargli una strada ma un non un ponte, che di fatto offre il diritto di essere annoverati tra i toponimi), questa potrebbe essere una coerente metafora della vita del mago. "Del resto l'illusionismo è l'arte dell'impossibile", ci dice Valeria Russo.
È considerato il più grande illusionista del Novecento. Lui, Bustelli, è il "mago in frac". E ora Firenze gli dedica un ponte
"Ci siamo tutti ispirati a Bustelli". Se a dirlo è Silvan, be', allora possiamo credergli. Sì, stiamo parlando di magia. Quella che porta con sé fascinazioni e suggestioni. Quella che incanta e genera meraviglia. Quella che fa sognare un mondo che non c'è. Ma qua non siamo a Wonderland e neppure nel Mondo di Oz.
Questa storia, che si consuma nella prima metà del Novecento generando un gran clamore ma lasciando scarsissime tracce di memoria, ha per protagonista un uomo visionario e tenace (Ranieri Bustelli) e una città che l'ha accolto, amato e applaudito (Firenze). Una città che ora ha legittimamente deciso di fissare il suo ricordo inserendo quel nome - così popolare in un passato neanche troppo remoto - nella toponomastica urbana. Alle Cure, poco distante dal civico tre di via Pepi dove ha abitato per buona parte della sua vita, il 12 febbraio il Comune di Firenze inaugurerà il "Ponte Ranieri Bustelli". Proprio nel giorno del suo centoventesimo anniversario della nascita.
Ma chi è Ranieri Bustelli? Non un semplice mago, ma il mago per eccellenza. Quello che ha fatto scuola, che per lunghi anni ha riempito i teatri d'Italia e d'Europa. È colui che prima di ogni altro ha fatto leva sulla promozione (con i suoi splendidi manifesti illustrati) e sul marketing (proprio a Firenze, in via Ricasoli, dopo essersi ritirato dalle scene aprì il primo negozio di trucchi, scherzi e giochi di prestigio). Lo chiamavano il mago in frac, è stato paragonato a Mandrake, ha recitato con Vittorio De Sica e in una scena epica di "Ladri di Biciclette" appare il manifesto di un suo spettacolo.
"A Firenze Bustelli si è esibito al Verdi, alla Pergola, al Puccini. Era un grande artista, molto apprezzato all'epoca" racconta Valeria. "Il mago Baku, al secolo Carlo Bianchi, scomparso di recente, fu suo allievo. Quasi tutti i nonni fiorentini, nella loro giovinezza, hanno assistito a uno spettacolo di Bustelli". Forse non è un caso che a Firenze ci sia una grande tradizione di maghi e illusionisti. Un tema che ha appassionato anche Piero Bargellini. Sì, proprio lui, il sindaco della grande alluvione, che nel 1946 scrisse il libro "La giostra". Il sottotitolo: giochi, scherzi, indovinelli, aguzzaingegni, fiabe, novelle, favole per bambini che non si vogliono annoiare. Non sbaglia, quindi, chi definisce Firenze una città ricca di "magia".
Non un cortile, non un vicolo e neppure una corte. Bensì un ponte che collega via Faentina e piazza del Parterre. Un passaggio sospeso tra due carreggiate, una dimensione quasi metafisica del camminare sospesi. Se non fosse che le ragioni di tale attribuzione sono tutte da ricondurre alla burocrazia (troppo complesso intitolargli una strada ma un non un ponte, che di fatto offre il diritto di essere annoverati tra i toponimi), questa potrebbe essere una coerente metafora della vita del mago. "Del resto l'illusionismo è l'arte dell'impossibile", ci dice Valeria Russo.
Lei è un'insegnante di storia e filosofia, ma in tanti la conoscono come Magic Valery. Fa parte del Club magico fiorentino, si esibisce per i bambini. Ma soprattutto ha realizzato un ottimo docufilm ("Il Mago dei Maghi, la vita straordinaria di Ranieri Bustelli", Florence Art Edizioni in collaborazione con Fondazione Sistema Toscana) che ripercorre la storia e la carriera di Bustelli. È la documentazione più completa ed esauriente sulla vita e sull'arte di questo visionario e (quasi) dimenticato. Se ci sarà un ponte che porta il suo nome, il merito è proprio di Valeria, che ha dato il via alla raccolta firme.