Dal Corriere di Viterbo del 13/01/2018
L'obbligo di istruzione sancito all'articolo 34 della Costituzione, fissato per legge a 16 anni, riguarda anche gli studenti con disabilità. Obbligo: vincolo giuridicamente previsto e imposto ai cittadini. Se per gli studenti con disabilità andare a scuola fino a 16 anni è un obbligo bisogna fare in modo che possano partecipare alle lezioni.
Così purtroppo non sempre succede. Anche a Tuscania. Piove e l’accesso alla rampa per la carrozzina diventa impraticabile. “Grazie amministrazione, grazie Tuscania – così ieri Giada Nucci rendendo pubbliche le foto della scuola elementare - tutto ciò è segno di civiltà, grazie per tutto quello che in questi tre anno non avete dato a mio figlio. Nemmeno il banco per lui c'è stato, l'ho dovuto comprate io dopo un anno e mezzo di attesa. Scusate se ho soltanto queste foto da pubblicare invece del bellissimo prato di Torre di Lavello. Grazie, dormite pure tranquilli, tanto i problemi sono sempre degli altri”.
Oltre che un obbligo per gli studenti con disabilità l’istruzione è anche un diritto che si realizza, secondo la normativa vigente, attraverso l’integrazione scolastica, che prevede l’obbligo dello Stato di predisporre adeguate misure di sostegno, alle quali concorrono a livello territoriale, con proprie competenze, anche gli Enti Locali e il Servizio Sanitario Nazionale.
“La comunità scolastica e i servizi locali – afferma il Miur - hanno pertanto il compito di “prendere in carico” e di occuparsi della cura educativa e della crescita complessiva della persona con disabilità, fin dai primi anni di vita. Tale impegno collettivo ha una meta ben precisa: predisporre le condizioni per la piena partecipazione della persona con disabilità alla vita sociale, eliminando tutti i possibili ostacoli e le barriere, fisiche e culturali, che possono frapporsi fra la partecipazione sociale e la vita concreta delle persone con disabilità”.
Il grido di rabbia e dolore lanciato da Giada Nucci è stato raccolto da centinaia di cittadini. Tre questi particolarmente interessante e decisamente amaro quello di un’altra mamma tuscanese:
“L'inclusione è il primo passo verso la civiltà. Una comunità civile non può pensare di essere evoluta se tutti vedono il problema ma fanno finita che non esista. Che non sia una priorità perché quando si chiude la porta di casa resta fuori. Le istituzioni scolastiche e comunali hanno il dovere costituzionale di far in modo che almeno l'accesso a scuola sia garantito in modo uguale a tutti i bambini. E questo è un diritto. Dove sono i politici. Dove sono le istituzioni scolastiche ma mi chiedo, dove sono i genitori degli altri bambini? Non vedono? Non sanno? Sappiamo tutti come per molto meno le chat di mamme si infervorano per banalità sui compiti. Questi sono gli eccessi di inciviltà ai quali siamo arrivati! Il secondo giorno di scuola di mio figlio la preside della sua scuola ha fatto costruire una nuova rampa. Perché non le sembrava giusto che Leo dovesse entrare da una porta diversa dagli altri compagni. Questa è la Toscana, vicina 30 km e lontana anni luce dalla mia amata Tuscania. Nella quale non tornerò. Perché mio figlio sarà sempre un cittadino di serie B. Impariamo dalle buone prassi che ci circondano. Apriamo le vedute. Vediamo come funzionano a 30 km da noi i servizi sociali! È inammissibile che nel 2018 si assista ancora a queste umiliazioni. E per fortuna che si tratta di bambini”.
La realizzazione dell’accesso alla rampa non rappresenta per le casse comunali un costo insopportabile. Trascinare invece una carrozzina nel pantano è umiliante e disumano.