Fonte: Corriere della sera.
di Peppe Aquaro
Vittime di Internet, gioco d'azzardo, sesso e shopping compulsivo? In un ex hotel di Tuscania, nel Viterbese, nasce il primo Centro contro le dipendenze patologiche
Là dove c’era un hotel, ora rinasce un centro di cura per le dipendenze da internet. Con le sue quindici stanze, confortevoli ed eleganti, sembra ancora un albergo, ma adesso chi oltrepassa il cancello d’ingresso della struttura, lo fa per curarsi e stare meglio. Qui al Sisifo, all’inizio degli anni Duemila, lo scenografo Bruno Cesari, premio Oscar per «L’ultimo Imperatore» di Bernardo Bertolucci, aveva regalato un tocco hollywoodiano agli interni. Ma scordatevi terme, piscine e massaggi. Nell’ex hotel «Al Gallo», a Tuscania — dove hanno alloggiato, negli anni, personaggi come l’ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi e Claudio Baglioni, prestatosi più di una vola a suonare il mitico pianoforte a coda «Brüder Mikula Wien» dell’hotel — oggi i 15 ospiti arrivano per liberarsi da dipendenze comportamentali.
Dal web allo shopping compulsivo. Per intendersi, alcol e droga c’entrano poco (o, al massimo, non sono la prima causa di ricovero). «I nostri ospiti presentano innanzitutto disturbi collegati a dipendenza da Internet, gioco d’azzardo, eccessivo utilizzo dei mezzi tecnologici, ipersessualità o dipendenza sessuale, affettive e da lavoro; oltre allo shopping compulsivo», spiega Tonino Cantelmi, coordinatore scientifico della comunità terapeutica «Sisifo», di casa proprio nell’ex albergo. Il nome, Sisifo, si rifà naturalmente al personaggio mitologico greco, utilizzato da Dante nel settimo Canto dell’Inferno per illustrare la fatica delle anime condannate a spingere col petto un enorme sasso, per poi tornare sempre al punto di partenza: «E’ il lavoro mentale e davvero impegnativo che devono fare le persone con dipendenze, per evitare di ripetere gli stessi errori», sottolinea Cantelmi.
Due settimane immersive, poi verifiche mensili. La comunità terapeutica nasce come risposta alle esigenze di chi soffre di disturbi comportamentali, ma non può assolutamente “perdere” due o tre anni per provare a stare meglio. «Con il Cedis (il Centro di ricerca e trattamento della dipendenza sessuale, fondato sempre da Cantelmi, ndr), di Roma, ci siamo resi conto che era ormai necessario pensare ad una struttura di ricovero totalmente immersiva e intensiva: due settimane al massimo, alle quali segue una settima al mese di follow up, per un periodo che va dai tre mesi a un anno», racconta lo psichiatra.
Niente sequestro di tablet e smartphone. La procedura per accedere all’hotel delle dipendenze comportamentali è semplice. Prima c’è un colloquio tra il paziente e lo staff medico del Centro, e dopo gli viene assegnata una stanza. Nessuna intrusione perentoria nella buone o cattive abitudini dell’ospite. «Chi soffre di un disturbo psichico non vedo perché debba frequentare un luogo squallido e freddo per stare meglio: è stata la politica, per certi versi sbagliata, di molti Sert», racconta Cantelmi, il quale aggiunge che lo staff non sequestra tablet, computer o smartphone ai pazienti, liberi, quindi, di scegliere come e quando usarli, «tanto, la stanchezza, dopo una giornata intensa, dalle 9,00 alle 22,00, si farà sentire».
Un asino ci salverà: l’onoterapia. Di sicuro, in questo posto, di cose da fare (le camere non hanno Wi-fi e non c’è neppure la tv) non ne mancano. A cominciare dagli interventi riabilitativi con gli asini, l’Onoterapia. «Se l’obiettivo è riprendere in mano la propria vita, senza fardelli, chi meglio di un asino, animale, complesso, difficilmente convincibile e col quale occorre instaurare una trattativa, potrà fornirci una prova sul campo di volontà ritrovata?». Forme di meditazione, laboratori teatrali e incremento di abilità relazionali, faranno il resto.
C’è posto anche per curare gli «haters». Il costo per una settimana di ricovero da Sisifo è di ottocento euro. Sono però allo studio convenzioni con le diocesi del territorio. «Il prossimo 20 ottobre inizieremo con il primo gruppo, una decina di persone, tra cui due donne, le più ‘vulnerabili’ per ciò che riguarda la dipendenza affettiva», ricorda il coordinatore del Centro, ospite, la scorsa settimana di un incontro a Lecce nel quale si è discusso anche delle gratuite manifestazioni di odio sui social-network, prendendo spunto dai meschini attacchi nei confronti di Lele Spedicato, il chitarrista dei Negramaro colpito da emorragia cerebrale. «Sono persone irrisolte, che non sanno gestire la propria rabbia, e che andrebbero distinte in due categorie: compulsivi e distruttori», conclude l’esperto. E chissà se tra i prossimi ospiti dell’albergo non ci possano essere proprio loro, gli odiatori di professione.