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* ILARIA ARGENTIN RACCONTA IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA

Pubblicato da Stefano Mattei in Nuovo Corriere Viterbese · 19/1/2012 09:30:31

Ilaria Argentin, estetista tuscanese che vive e lavora a Roma, racconta la terribile esperienza vissuta sulla Costa Concordia. “Insieme a un mio amico parrucchiere- spiega la ventisettenne- eravamo sulla nave per lavorare ad un talent show. Non so nuotare e ho paura dell’acqua, ma tempo fa, nonostante lo scetticismo, ho fatto una crociera che mi è piaciuta molto, dunque mi sono imbarcata per vivere un’altra splendida esperienza”.

Questo stato d’animo era destinato a cambiare rapidamente, alle 21.30 circa infatti, la grande imbarcazione colpisce uno scoglio e inizia ad affondare.  “A quell’ora- continua Ilaria Argentin- eravamo a cena sul ponte 5, come è naturale per queste occasioni, tutti erano vestiti con abiti di gala. Al momento dell’impatto abbiamo immediatamente realizzato che era successo qualcosa di grave. Dagli altoparlanti un uomo, che diceva di parlare per conto del comandante, ha annunciato un guasto tecnico, cosa che ci è sembrata molto strana considerando l’entità dell’urto. Dopo, senza passare in cabina dove abbiamo lasciato tutte le nostre cose, siamo usciti sulle balconate. La nave prima di adagiarsi sulla sinistra ha ondeggiato varie volte e, a secondo dell’inclinazione, ci dicevano di spostarci per bilanciarne il peso. Intanto la nostra paura continuava a crescere perché nessuno ci diceva niente, c’erano solo dei ragazzi filippini che parlavano poco e solamente in inglese”.

A quanto sembra questi membri dell’equipaggio che all’interno della nave svolgono la mansione di camerieri, o inservienti, sono addestrati a non rivelare agli ospiti le reali condizioni della nave. “Un’ora dopo il primo avviso, sono arrivati i sette squilli e la sirena lunga dell’emergenza, quindi il segnale di abbandonare la nave e andare sulle scialuppe. A quel punto le scene di panico si sono moltiplicate. Dovevano andare prima le donne e i bambini, ma molte persone hanno iniziato a spingere per passare per prime. Lentamente siamo saliti sull’imbarcazione di salvataggio, ma dalla nostra parte la nave era inclinata verso il mare quindi, invece che sull’acqua, ci siamo schiantati dal ponte 4 al ponte 3. Sono rimasta intrappolata e solo grazie all’aiuto del mio amico Daniele e di un altro uomo sono riuscita a liberarmi. In quel momento, ho visto un padre che sotto questo cumulo di gente con una mano solo sorreggeva la figlia di quattro anni per evitare che questa rimanesse schiacciata, un’immagine che difficilmente riuscirò a scordare. Una volta in piedi, ci siamo arrampicati dove potevamo per tornare di nuovo sulla nave ormai fortemente inclinata. Quello è stato il momento peggiore, quando abbiamo avuto la consapevolezza che ormai non c’erano più scialuppe. Pensavamo di rimanere intrappolati e affondare con la Costa Concordia”.

Il gruppo di persone tra le quali c’era Ilaria, finalmente trova un punto di riferimento in Sara, un tecnico tv che parla italiano e inglese e conosce dove sono le possibili vie di fuga. “Ci rendevamo solo conto di imbarcare acqua- conclude la ragazza-camminavamo sulle pareti che ormai erano diventate il pavimento. Queste, di colore bianco, erano piene di impronte insanguinate dato che molte persone, soprattutto le donne che non riuscivano a camminare con i tacchi, avevano tolto le scarpe e si erano ferite ai piedi.

Finalmente siamo usciti a cielo aperto. Vestiti con gli abiti leggeri della festa il freddo era sempre più intenso, dall’interno si sentivano delle grida e sopra di noi vedevamo gli elicotteri che ci illuminavano, ma siamo rimasti in quel punto per diverse ore prima di poter scendere. Sono arrivata all’isola del Giglio che erano ormai le 5.30 di mattina. poi li ho preso un’altra nave per Porto Santo Stefano dove è venuta a prendermi mia madre”. Per la ragazza dunque, fortunatamente questa avventura si è conclusa bene.

“Devo ringraziare gli abitanti del Giglio che sono stati eccezionali- conclude Ilaria Argentin- anche se durante la notte ancora non riesco a dormire, lentamente sto tornando alla mia vita normale. Verso il capitano Schettino ovviamente rimane la rabbia, è incredibile che possa accadere una tragedia simile per un errore umano. Credevo che i tempi del Titanic, ormai, appartenevano solo al passato”.

Stefano Mattei




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