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"Dopo anni di politica dello struzzo, il sindaco Natali e quello che resta della sua giunta hanno scoperto che Tuscania è al centro di una attenzione abnorme, per quanto riguarda la realizzazione di impianti energetici da fonti rinnovabili. Malgrado gli allerta che, spesso in solitudine, abbiamo lanciato sui pericoli di una proliferazione incontrollata di tali attività, solo oggi, anche sotto la spinta dei movimenti spontanei che si sono costituiti nel frattempo, l’Amministrazione scopre i rischi che corre il territorio, convocando addirittura tavoli e riunioni, quando, fino a ieri, continuava a professare la propria incompetenza in materia, cercando di diffondere rassicurazioni che non hanno mai rassicurato nessuno".
Gli esponenti del Patto per Tuscania-
"Per quanto riguarda questo ultimo aspetto, affermare, come ha fatto il sindaco, per altro dopo due anni e mezzo di sollecitazioni, che la puzza non è nociva per la salute è semplicemente vergognoso. Ci mancherebbe altro che lo fosse – prosegue la nota – viceversa, un’Amministrazione seria e responsabile, che tiene nella giusta considerazione la qualità della vita dei suoi cittadini, avrebbe, da tempo, dovuto mettere in atto tutti i provvedimenti necessari a sanare una situazione incresciosa.
Questa necessità si rende ancor più impellente oggi, in presenza di autorizzazioni che consentiranno all’impianto di triplicare le proprie capacità di smaltimento. Arrivati a questo punto, non servono le battaglie contro i mulini a vento, ma, attraverso gli strumenti che la legge offre agli amministratori, occorre pretendere, da chi svolge legittimamente la sua attività, l’adozione di tutte le misure in grado di evitare i gravi disagi da questa causati.
Se l’impianto di compostaggio deve essere fornito di filtri capaci di bloccare completamente la puzza, come accade per impianti analoghi, questi vanno dunque imposti, e non servono certo le diffide a tacitare un malumore che, quando è generalizzato, non può essere ignorato da nessuno. Un analogo ragionamento va fatto per quanto riguarda i campi fotovoltaici autorizzati e da autorizzare, pari a una superficie di quasi 200 ettari di terreno agricolo di particolare pregio.
Pure in questo caso non ci si può svegliare dopo anni di assordante silenzio, sostenendo che il "crescente numero di richieste di impianti è motivo di crescente preoccupazione", perché nel frattempo il problema ha cambiato aspetto, lasciando più di un dubbio non solo sull’effettiva realizzazione dei campi, a causa della diversa normativa sugli incentivi, mentre i terreni dove erano state avviate le attività restano brulli e incolti, ma anche sulla reale economicità degli interventi, visto anche quello che è successo a Montalto.
Ma tant’è: così, mentre sembra aver perso, almeno per il momento, interesse la centrale a biomasse, a causa di una redditività incapace di reggere il confronto con le altre energie alternative, e in presenza di una valutazione di impatto ambientale per un campo eolico da 28 pale che lambisce il territorio di Tuscania, l’unico atto formale adottato dal Comune è l’approvazione della sciagurata convenzione con la società Terna, subentrata, guarda caso, ad una società che doveva realizzare una centrale al servizio del fotovoltaico, per la realizzazione di una sottostazione elettrica su una superficie di 9 ettari, di cui 4 completamente cementificati.
Ce n’è abbastanza, quindi, per bocciare senza appello la politica energetica del Comune di Tuscania, la cui manifesta incapacità, nonostante i tentativi di riposizionamento delle ultime settimane, rischia di mettere a repentaglio l’intero sistema socio-