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Acquaforte
Qualche anno dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel fervore della ricostruzione, ci fu anche a qualche imprenditore venne l’idea di utilizzare l’Acquaforte a scopo industriale. L’Ing. Nicola Lattanzi, romano, ed il Rag. Giuseppe Fucini, martano, costituirono una “Società Anonima” per sfruttare l’acqua della sorgente di S. Savino. Vi leggo il loro programma, inviato al sindaco di Marta il 3 dicembre 1947[23]:
“Istanza di concessione per lo sfruttamento dell’acqua minerale di S. Savino.
- Costruire inizialmente una fabbrica di acque minerali, aranciate e gassose. Il nome e l’etichetta: “S. Savino – Marta”.
- Lo scopo di tale denominazione è quello di dare a Marta uno sviluppo Turistico e Industriale.
La zona della sorgente verrà bonificata di una strada camionabile.
- Sarà fatta istanza dalla Società alla provincia per il miglioramento della strada Marta-Tuscania.
- Nei mesi estivi sarà stabilito un servizio di autobus da Marta alle sorgenti.
- Saranno costruiti i bagni per i fanghi
- Sarà condotta sul luogo delle sorgenti l’energia elettrica.
- Sarà costruito sul luogo un albergo per chi volesse sostarvi per un periodo di cura”.
Non saprei dire con quale spirito gli amministratori del Comune di Marta accogliessero quella richiesta, ma ritengo che non ebbe alcun séguito e venisse archiviata senza particolari risvolti, perché nel fascicolo da me esaminato, quella domanda è l’unico elemento di carta che fa riferimento all’Acquaforte; non c’è nemmeno la minuta di una risposta formale.
Nel 1951 apparve un nuovo progetto realizzato personalmente dal sindaco di Tuscania, Geom. Giuseppe Pierdomenico, eletto il 23 giugno. In via ufficiosa lo presentò immediatamente agli amministratori suoi collaboratori: l’Acquaforte sarebbe stata convogliata in una particolare conduttura ed avrebbe seguìto il corso dell’Acquarella-Marschiolo fino a Tuscania, per giungere in contrada San Francesco, dove sarebbe sorto un complesso termale. Nei mesi successivi il progetto era già messo a punto ed iniziava l’iter burocratico per la realizzazione, ma l’improvvisa morte del giovane sindaco (14 dicembre 1951) determinò anche la fine del suo ambizioso progetto.
A metà degli anni Cinquanta (erano sindaci di Tuscania, prima l’Avv. Nazareno Salvatori, poi il Comm. Pericle Scriboni), ci fu una vera ripresa di lavori per migliorare l’utilizzazione dell’Acquaforte. Si migliorò la possibilità di attingere acqua alla sorgente, la vasca tornò ad essere fruibile, si costruì un capanno efficiente che fungeva da spogliatoio, ma soprattutto si aprirono i “cantieri”, grazie ai quali molti disoccupati trovarono lavoro, e venne costruita ex-novo una strada spaziosa ed agevole, che scendeva dalla provinciale Tuscania-Marta dentro la valle dell’Acquarella. Ora frotte di Tuscanesi e Martani frequentavano più assiduamente la sorgente e la vasca, ma andavano anche a bere alla sorgente di acqua “ferruginosa” situata lungo il fosso medesimo, ma un po’ più a valle.
Una svolta decisiva si presentò qualche anno dopo, con la presentazione di un nuovo progetto, che tale purtroppo rimase. Ecco in sintesi i suoi sviluppi.
A Tuscania aprì uno studio medico il dott. Enea Elmy. Appena introdotto nell’ambiente tuscanese, cominciò subito ad interessarsi a tutte le potenziali risorse locali. Conobbe ben presto anche l’Acquaforte e la fece analizzare. Io stesso ho ascoltato più volte il dott. Elmy che illustrava ed esaltava i benèfici effetti che quell’acqua può produrre al fisico umano. Da qui a studiare il suo sfruttamento fu un attimo. Nel 1963, egli fece realizzare un progetto che avrebbe trasformato l’area da agricola ad industriale. Ricordo che presentò il plastico fra l’entusiasmo di molti e senza incontrare l’opposizione dei “verdi”, perché non erano ancora nati. Il suo progetto, però, morì sul nascere, perché, diffusasi la notizia, i prezzi dei terreni coinvolti presero a lievitare come d’incanto, al punto che il dott. Elmy fu costretto a desistere dall’opera ancor prima di cominciare.
Molti, come me, dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, ricordano le passeggiate all’Acquaforte: s’incontravano spesso le allegre comitive che andavano o tornavano, trasportate spesso da carretti cigolanti, mentre noi ragazzi scorrazzavamo in bicicletta, talvolta anche in maniera anche un po’ spericolata. Tutto ciò è continuato ininterrottamente almeno fino alla fine degli anni Sessanta.
Poi il terremoto. Quel terremoto che, tra gli altri esiti negativi, ha interrotto questa bella tradizione. Potrà mai essere ripresa? Speriamo. Segue