LE SPOGLIE CONTESE DEI SANTI MARTIRI - IL PROF. MARIO TIZI ILLUSTRA I RETROSCENA
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Fiorenzo De Stefanis in
Corriere di Viterbo 23/11/2009 20.52.34
Nel corso dei secoli le reliquie dei santi Martiri patroni della città sono state contese, a suon di carte bollate ma anche di poco diplomatiche scaramucce. A contendersi le spoglie dei tre martiri sono stati prima tanti personaggi di potere medievale e diversi Comuni in epoca moderna. Veriano, Secondiano e Marcelliano fatti martirizzare a Centumcellae durante la persecuzione dell’imperatore Decio avvenuta verso la metà del III secolo d.C. sono diventati “patrimonio” religioso e culturale di Tuscania dopo una incredibile battaglia legale che adesso il prof. Mario Tizi ha minuziosamente ricostruito.
“Possiamo ravvisare qualcosa di storico – si domanda il prof. Mario Tizi - nella leggenda della traslazione? O meglio, la traslazione deve porsi nel VII secolo come recita il piombo conservato da tempo immemorabile nell’urna contenente i resti mortali dei martiri patroni di Tuscania o nei secoli successivi come ipotizzano alcuni autori?
La risposta non dovrebbe porre problemi. Non solo la traslazione al VII secolo è congruente con la storia di Tuscania che stiamo faticosamente ricostruendo e dove il nostro centro risulta assumere contemporaneamente tre santi patroni, unico caso in tutta la Tuscia.
Ma è completamente fededegna la tradizione scritta tuscaniese che la colloca in questo secolo, una tradizione, si badi bene, tesa a difendere le memorie patrie e non a inventarne a fini di nobilitazione come accadde in altri centri”.
Lo studio risulta particolarmente interessante anche in merito al motivo che avrebbe fatto insorgere la lotta per accaparrarsi i resti dei santi Veriano, Secondiano e Marcelliano. “Le risposte che possiamo ragionevolmente ipotizzare sono almeno due – afferma Mario Tizi - le spoglie di questi martiri erano talmente importanti da dare un innegabile prestigio a chi le possedeva.
Inserita all’interno del passato di Tuscania, la seconda risposta suona invece così: possedere una porzione di reliquie appartenenti a Tuscania, trasferiva qualcosa del suo primato religioso anche al centro che acquisiva questo possesso”. Su tutta la vicenda dei patroni di Tuscania, lo studio del socio dell’Archeotuscia, presenta anche il “giallo” di un manoscritto scomparso che avrebbe indiscutibilmente affermato la “proprietà” tuscanese delle reliquie.
“La scomparsa del manoscritto, episodio oscuro perché omologo a tanti altri che punteggiano il passato di Tuscania – conclude Il prof. Tizi - mette in primo piano l’aspetto più triste di tutta l’intera vicenda: nel corso del tempo Tuscania, in caduta verticale, non è più in grado di difendere ciò che suo. La tradizione si interrompe, nessuno è più in grado di opporre resistenza. E soprattutto un buio impenetrabile è calato sul passato di Tuscania. Ma oggi assistiamo a più di un segno che le cose possono cambiare”.