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“SCUOLA OGGI” INTERESSANTE APPROFONDIMENTO DEL MASCI DI TUSCANIA
Pubblicato da Fiorenzo De Stefanis in Corriere di Viterbo • 16/11/2009 21.22.07
Il Masci di Tuscania ha diffuso un interessante contributo di riflessione sulle tematiche dell’istruzione e della scuola. Molti gli argomenti trattati: tempo pieno, didattica, finalità formative ed educative, università. Il tema dell’ università è stato trattato da Pierangelo Foschi che ha centrato il proprio ragionamento cercando di rispondere alla domanda: “finita la scuola media superiore, che fa il giovane tuscanese?”.

Dopo aver fatto riferimento al crescente numero di giovani che scelgono di frequentare l’università, anche quelle considerate d’eccellenza come la “Scuola Normale Superiore” di Pisa o la “Bocconi” di Milano. “Nel nostro paese – afferma Pierangelo Foschi - c’è stato un cambiamento culturale nelle ultime generazioni che le spinge a considerare naturale il proseguimento degli studi come crescita personale e come ambizione a lavori professionali che diano appagamento aldilà del mero beneficio economico.

E’ solo buon segno per il futuro o ci sono anche cose preoccupanti? Diciamo subito che scegliere la via della conoscenza è sempre un fatto positivo, se poi sia anche opportuno ai fini di un lavoro futuro è da discutersi. Noi adulti di oggi e i nostri padri aspiravamo, se potevamo, al pezzo di carta (diploma-laurea) quale mezzo sicuro per un lavoro di prestigio e ben remunerato. Oggi, (ma ormai da qualche anno), si rischia l’illusione di finire precari e sottopagati.

Molti posti di lavoro dipendente che un tempo erano a disposizione di “semplici” diplomati sono occupati da laureati con paghe anche più basse, se rapportate al costo della vita. Speriamo che in Italia non si arrivi come in Giappone dove molti laureati sono tornati a fare gli operai, impiegati e fattorini perché tanto lo stipendio era lo stesso ma con più responsabilità e più ore di lavoro. Altro fattore importante è la famiglia. Quando c’erano più figli e meno soldi pochi potevano far studiare tutti i figli.

Oggi i pochi, se non unici, figli presenti in famiglia possono contare su disponibilità economiche in media maggiori e visto che buona parte di essi starebbero in casa da disoccupati o da sottoccupati tanto vale farli studiare sperando in un salto sociale. Qui sta un’altra evoluzione sociale non solo dei giovani ma anche dei loro genitori. Nella nostra cultura agricolo-artigianale si aveva la percezione delle classi sociali abbastanza separate; il figlio del professionista ovviamente lo diventava anche lui, mentre per il popolo non acculturato era ovvio, salve poche eccezioni, che aiutasse i propri figli a lavorare il prima possibile senza ambire al cambio di ceto. Grazie a Dio non è più così; chiunque può ambire al sapere, al progresso e, perché no, al Diploma di Laurea senza sentirsi condizionato da antichi tabù sociali. Molti dei nostri giovani, poi, lasceranno il paese in cerca del lavoro qualificato altrove. Il sogno di tutti noi è che anche la nostra terra possa offrire più spazio lavorativo ai neolaureati; abbiamo necessità impellente di sapere, competenza e idee fresche”.

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