NUN CE SO’ LE SORDE… TOCCA A RIMEDIA’ LE SORDE… A CHI CHIEDEMO LE SORDE…. CHI CE PO’ DÀ LE SORDE…. ‘NDO CORPO ANNAMO SENZA SORDE…. CHE FAMO SENZA SORDE…. CE VONNO LE SORDE….NUN SE PO’ GOVERNA’ SENZA SORDE….
Questa è più o meno la lamentela che siamo abituati a sentire e che spesso è a giustificazione dell’immobilismo di chi ci amministra. E’ vero, le casse del comune sono asciutte, ma se lo sapevo io che sono un semplice elettore, tanto meglio lo doveva sapere chi concorreva e tanto meglio lo doveva sapere il sindaco che nella precedente amministrazione era consigliere di minoranza. Eppure tutti si sono “scannati” (per usare un eufemismo) per andare ad amministrare.
Non si capisce, un’azienda in fallimento non la vuole nessuno, oppure se la prende qualche “coraggioso” che ha in mente un progetto ambizioso e ha le palle per risollevare le finanze. Forse questa amministrazione ha le palle, ma sono passati tre mesi (giugno, luglio, agosto) e non vedo le palle.
UNA PROPOSTA:Quando in una famiglia le cose vanno male, i genitori (chi comanda, quindi per analogia l’amministrazione) fanno dei sacrifici per il bene dei figli (Tuscania e il popolo, sempre per analogia) e qual è il primo sacrificio che i nostri amministratori possono fare?
Non è molto difficile, un piccolo ma significativo sacrificio che possono fare è quello di rinunciare al gettone di presenza e quindi alle indennità, non credo che nessuno degli amministratori sia così povero da non poter rinunciare a tale obolo.
Sicuramente questo gesto non risolverebbe le disastrose casse del comune, ma è un gesto di buona volontà che molti apprezzerebbero.
Sarete buoni padri di famiglia? Ce lo auguriamo. Cominciate voi a fare i piccoli sacrifici, sarebbe un buon esempio che molti seguirebbero.