L'estate del 2009 non sarà ricordata solo per il suo rovente aspetto climatico, ma anche per la caldissima escalation di scoperte archeologiche la cui valenza scientifica è apparsa subito di grande spessore storico.
La tomba portata alla luce in località “pratino” dalla fondazione De' Medici nella quale sono stati recuperati circa 440 reperti e consistente in una grande camera con 18 fosse per lato, poste a 5 metri di profondità, è la conferma della forte antropizzazione che interessò il territorio circostante la città di Tuscania e nello specifico in direzione di Arlena di Castro (ossia sulla direttrice della via Clodia), nello scorcio del I° secolo Avanti Cristo, quindi in piena romanizzazione dell'Etruria; sintomo primario di un'area geografica che a differenza di altre realtà limitrofe in piena decadenza, in cui era forte l'impulso allo sviluppo economico e sociale e che in breve permetterà a Tuscania di mantenere una posizione rilevante anche in piena epoca imperiale e successivamente importante sede di Diocesi, la più antica del viterbese.
La seconda scoperta giunge, questa volta non del tutto inaspettata, dalla continuazione degli scavi nella necropoli di Guado Cinto dove la Soprintendenza ha avuto modo di ampliare e di aggiungere nuovi importanti tasselli inerenti l'orizzonte storico del VI° secolo Avanti Cristo che sicuramente porteranno ad una radicale rilettura della storia della nostra città in quel periodo di massimo splendore per la civiltà etrusca.
La terza scoperta, infine, non si tratta di un vero e proprio scavo eseguito sul terreno ma piuttosto di uno “scavo d'archivio” operato dal Gruppo Archeologico Tuscanese mirante alla ricostruzione delle vicende che sul finire del XIX secolo, e quindi in pieno periodo di quella particolare archeologia romantica che divampò in tutta europa, che portarono alla scoperta di tre ricche tombe situate in una necropoli in località Montebello.
L'avvincente storia emersa dall'oblio degli archivi che vedrà presto la conclusione della ricerca e la diffusione del lavoro, non mancherà di suscitare viva emozione tra gli appassionati del genere in quanto vi si narrano tutte le vicende riguardanti questo scavo che fruttò oltre 100 reperti che furono diligentemente imballati e spediti negli Stati Uniti per andare ad arricchire le nascenti collezioni di antichità di un importante Museo e fra cui spiccano alcuni reperti di particolare pregio (foto 1 e foto 2).
In margine alla presente si rende noto, inoltre, che il Gruppo Archeologico Tuscanese sta per intraprendere la terza campagna di studio archeologico nella necropoli etrusco-romana presso Arlena di Castro, un sito questo che presenta evidenti richiami con la scoperta del “Pratino” in quanto l'orizzonte cronologico e l'area geografica (leggi via Clodia) sono i medesimi.
Fioretti Riccardo, StefanoBocci e Franco Livi