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NEL PIANO CASA DELLA REGIONE LAZIO NORME PER IL RISCATTO DELLE CASE POPOLARI
Pubblicato da Fiorenzo De Stefanis in Corriere di Viterbo • 10/09/2009 15.16.58

Sono oltre quattrocento a Tuscania le famiglie che abitano in un alloggio di edilizia pubblica. Quasi il 15% del totale dei nuclei familiari censiti all’anagrafe comunale. Un fenomeno che trae origine dall’emergenza abitativa causata dal terremoto del febbraio 1971.

Gli insediamenti degli alloggi popolari sono raggruppati in tre diversi quartieri: ex Gescal, Digiovanniantonio e Bologna. I problemi di questi quartieri, se pure con diverse entità, hanno reso la vita difficile oltre che all’ente gestore anche alle varie amministrazioni comunali che si sono succedute dopo la loro edificazione. La continua richiesta di intervento per procedere a lavori di ordinaria e straordinaria manutenzione, i ripetuti casi di occupazione abusiva e la difficoltà di gestione delle aree a servizi, costituiscono da sempre il punto debole di questi quartieri.

Con l’approvazione del Piano Casa della Regione Lazio torna alla ribalta la soluzione del passaggio di questi beni con la vendita agli assegnatari. Per la prima volta si introducono nuove norme sull’ edilizia residenziale sociale.

Gli interventi pubblici non si limiteranno più all’edilizia agevolata, quella che prevede un contributo in conto capitale o interessi sui mutui e all’edilizia sovvenzionata realizzata dall’Ater, ma potrà proporre alloggi in affitto a canone sostenibile o con diritto di riscatto. Ed è facendo riferimento a queste novità che si riapre il discorso sulle dismissioni degli alloggi.

L’amministrazione comunale, impegnata nella redazione della variante al piano regolatore dovrà tenere conto anche delle nuove norme introdotte dal Piano Casa in materia urbanistica. Difatti accanto ai classici standard urbanistici, è stata introdotta una quota che i proprietari delle aree interessate da varianti urbanistiche dovranno cedere ai Comuni, il 20 per cento della superficie fondiaria edificabile e di queste aree almeno il 50 per cento dovrà essere destinato alla realizzazione di case popolari. In materia di programmazione urbanistica è prevista anche la possibilità di aumentare la previsione edificatoria nelle zone già destinate a edilizia residenziale pubblica, fermo restando il rispetto degli standard urbanistici.

L’eventuale eccedenza di tali standard potrà essere convertita in edilizia sociale. Importanti novità arrivano anche per la zona destinata ad attività commerciali, artigianali e servizi del quartiere ex Gescal. Un paragrafo del Piano Casa regionale è dedicato proprio a questa tipologia di fabbricati.

L’Ater potrà avvalersi di un iter semplificato per il cambio di destinazione d’uso di questi immobili ad uso non residenziale. Per cercare di rispondere al biosgno abitativo di particolari categorie svantaggiate che hanno ricevuto lo sfratto all’ Ater sarà concesso di frazionare gli appartamenti fino a 38 mq mentre il comune potrà istituire una commissione per favorire il “passaggio da casa a casa”. Il Piano Casa della Regione Lazio è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 31 del 21 agosto scorso.
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