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OLENA ZHARIKOVA, DIRIGENTE DELLA CARTIERA DI TUSCANIA, SPIEGA LE SUE RAGIONI SUL CONTENZIOSO
Pubblicato da Olena Zharikova in Articoli Toscanella • 26/12/2009 19.34.32
Ricevo dalla signora Olena Zharikova, dirigente della Cartiera di Tuscania, questo comunicato che pubblico integralmente:

Cercando di ristabilire in ordine cronologico i fatti accaduti nella faccenda illustrata oramai dal punto di vista degli operai ed organizzazioni sindacali, mi sento quasi obbligata di rilasciare alcune dichiarazioni, fin adesso trattenuti nella speranza che l’accaduto verrà raccontato dal punto di vista obbiettivo.

Effettivamente, dal fermo forzato dell’azienda di novembre 2008, in seguito al mancato fatturato di un mese intero, al riavvio del mese di dicembre che non è riuscito a compensare immediatamente lo sbilanciamento creatosi, abbiamo dovuto porre a conoscenza delle maestranze la necessità di impostare un modo di pagamento delle loro spettanze per garantire la continuità dell’impiego presso l’azienda scrivente. Siamo giunti ad un accordo tra le parti, inoltre senza l’organizzazioni sindacali , comunque mettendoli al corrente.

L’ondata di crisi estesa anche nel settore cartario da marzo del 2009, imponendo l’adesione da parte anche della nostra azienda agli ammortizzatori sociali e lavoro a turnazione , ha fatto ciò che l’accordo in vigore si è esteso anche per tutto l’anno 2009, garantendo comunque la retribuzione delle spettanze anche in caso del fermo totale dell’azienda che si è protratto dall’agosto fino al riavvio del 15.12.09.

Dopo quattro mesi di sofferenza condivisa con le maestranze ed un lavoro enorme svolto dall’amministrazione per non far sparire l’azienda dal mercato appena in ripresa positiva, e pertanto garantire il rientro di tutto il personale al posto del lavoro, ci è stata una riunione del personale con l’amministrazione dove sono state prospettate le possibilità della ripresa lavorativa, l’impegni dell’azienda verso i clienti, verso l’istituti di credito che hanno dato un supporto necessario per il riavvio dell’attività ed inoltre sono state precisate le modalità di pagamento dell’anticipo di cassa integrazione da parte dell’azienda per mese di ottobre a di una parte della tredicesima mensilità. Precisamente, il saldo dell’intero mese di ottobre prima delle feste natalizie, l’acconto sulla tredicesima entro il fine del 2009.

Ottenuta l’approvazione da parte delle maestranze, l’amministrazione ha iniziato la programmazione del riavvio dell’attività lavorativa, con dei impegni ben precisi.

Il riavvio del 15.12.09 doveva garantire una settimana di produzione continua, impiegando tutto il personale operante, ed esaurire le commesse dei nostri impazienti clienti.

Il giorno 17.12.09 ricevo una richiesta verbale da parte di un rappresentante sindacale a turno in quel momento, che dice: “ Avremo tanto piacere se riesci pagare qualcosa prima di sabato, perchè volevamo fare gli acquisti con le famiglie”. Concordando in pieno, prometto di informarci sulla disponibilità in quel momento e provvedo ad inoltrare non appena possibile la richiesta presso la banca a predisporre il giorno dopo il pagamento nella misura della disponibilità e dividendo tra tutti i dipendenti con le modalità da loro stessi richieste( bonifico o l’assegno circ.)

Il giorno 18 dicembre verso le ore 19.00 circa , al mio ritorno presso la sede, trovo la riunione degli operai che chiedono un incontro. Meravigliata , noto la presenza anche del rappresentane di uno dei sindacati, ma gli concedo l’incontro presso l’ufficio.

Tralasciando tutti i particolari dell’incontro molto movimentato da parte del rappresentante del sindacato, accaduto inoltre d’avanti al fornitore che era presente in quel momento, rimango stupita e preoccupata dalle dichiarazioni rilasciati in quel momento: “noi stiamo fermando la produzione perchè non ci paghi.” Sperando che non avevo capito bene, chiedo di mettere per iscritto tutte le richieste e dichiarazioni che esso stava facendo, considerando già in quel momento inammissibili.

Molto preoccupata dello stato di agitazione improvviso dei presenti e degli operai sotto l’ufficio, incredula di quello che stava accadendo, ho chiesto l’intervento di una volante delle forze d’ordine e soltanto dopo che sono arrivati ho provato chiedere le spiegazioni a tutti i presenti.

Le spiegazioni non mi sono stati rilasciati, ma sono stata messa d’avanti al fatto che è stata fermata la produzione di carta, la maggior parte degli operai non aveva l’intenzione ne di tornare al posto di lavoro, abbandonato in quel momento, ne a presentarsi al turno successivo se non verrà pagato in quel momento il saldo del mese di ottobre, novembre e la tredicesima mensilità. Lasciando senza commenti l’osservazioni personali fatti su di me e i miei figli da alcuni presenti , che preferisco chiarire presso i altri sedi, cercavo di spiegare l’impossibilità di pagare le cifre richieste non solo considerando che sono stati già programmati diversamente, come dagli accordi presi con le stesse maestranze ,ma anche se ci fosse la disponibilità sicuramente non di venerdì sera! I dipendenti sono stati invitati a riprendere il posto di lavoro e di riaprire qualsiasi tipo di trattativa lunedì, per evitare i danni all’azienda ,dalla quale pretendono di onorare i loro diritti ,e per avere la possibilità di coinvolgere tutti le parti interessati. A questa mia richiesta mi è stato risposto che viene dichiarato lo stato di agitazione sindacale e le maestranze aderenti allo sciopero non hanno l’intenzione di riprendere il lavoro fino a lunedì.

A questo punto, dopo inutili tentativi di cambiare la situazione anche da parte dei rappresentanti del ordine, a tutti i presenti aderenti allo sciopero viene chiesto di abbandonare lo stabilimento, portando via anche gli effetti personali dagli armadietti, per evitare che qualcuno ne abbia necessità sabato o domenica.

Arrivati a lunedì il 21.12.09, alla fine della manifestazione voluta d’avanti al cancello della ditta dagli operai e rappresentanti del sindacati , vengono invitati i rappresentanti per un incontro con l’amministrazione. La stessa ribadisce la esplicita richiesta di riprendere il posto di lavoro da parte degli operai, in quel caso si rende disponibile a provvedere ai pagamenti già pianificati precedentemente, precisando che il saldo dell’anticipo di cassa integrazione di mese di ottobre verrà erogato non più tardi del 23.12.09.Si discute la possibilità di apertura del tavolo di trattativa per il mese di novembre, che essendo lo stesso anticipo di cassa integrazione può essere reperito tramite le fonti alternativi, erogati direttamente agli operai, fonti inoltre successivamente descritti dal Assessore Regionale G.Parroncini nella sua dichiarazione del 23.12.09 e dell’esistenza di quali i rappresentanti dei sindacati erano già a conoscenza prima di indire lo sciopero. Abbiamo concordato in pieno che qualsiasi altra soluzione, come convocare il tavolo di trattativa presso il Prefetto o la Regione rimane impossibile sotto le feste Natalizie e allungare la soluzione crea il rischio che veramente i dipendenti passano le feste senza percepire ulteriori pagamenti, se l’azienda rimarrà ferma e sembrava che unica soluzione come il riavvio dell’attività produttiva rimaneva in quel momento unica possibile. Resta fermo il fatto che da parte dell’azienda è stato avviato il provvedimento, previsto dal contratto di lavoro, di sospensione dal servizio per i tre operai a turno che hanno fermato fisicamente la produzione e abbandonavano il loro posto di lavoro, provvedimento restane in vigore fino al chiarimento definitivo della situazione creatasi il 18.12.09 .Lo sfogo di uno dei indirizzati al provvedimento e stato tale: “e no, eravamo i 22 allo sciopero e tutti i 22 dobbiamo pagare le conseguenze, non solo io”. E’ stato inutile spiegare che i restanti operai non erano fisicamente al posto di lavoro, anche se sicuramente anche con loro la ditta dovrà chiarire la stessa situazione, non ce stato il modo di farle comprendere la differenza delle posizioni.

Senza stilare alcun verbale d’incontro, che sicuramente avrebbe chiarito una volta per tutti la posizione dell’azienda in quel momento, i rappresentanti si avviarono verso il gruppo restante e presumo hanno riportato quello che è stato detto. Dopo poco tempo risalivano soltanto gli operai –rappresentanti e mi informavano che non avevano l’intenzione di riprendere il lavoro e che anche se ben coscienti della lungaggine dei tempi e di periodo delle feste preferivano chiedere la convocazione presso il Prefetto! Non posso descrivere il mio stupore d’avanti alla risposta del genere ! Ancora di più rimasi stupita al ricevimento della comunicazione dai sindacati che intendevano di prolungare lo sciopero fino al saldo a dirittura del mese di dicembre, ancora in corso! Incredula che i dipendenti sono a conoscenza di tali richieste, chiaramente impossibili da soddisfare da parte della ditta, sono stati richiamati uno per uno telefonicamente e sono stati invitati ulteriormente a riprendere il posto di lavoro presso l’azienda, ribadendo che tale comportamento non avrebbe permesso alla scrivente, oltre ai danni già subiti, di completare le commesse entro fine dell’anno e di conseguenza di reperire la liquidità per far fronte ai pagamenti.

Le risposte degli operai non chiarivano il motivo di tale comportamento, e variavano da: “mo vediamo che fanno loro” a “ sono solidale con i miei colleghi”. Comunque, abbiamo posto il termine di tolleranza da parte della ditta per poter presentarsi al posto di lavoro come ore 08.00 del 22.12.09, dopo il quale l’azienda si riteneva libera di agire in tutti i modi a tutela dei propri diritti.

Rimane il fatto che il personale che non ha aderito all’iniziativa azzardata, 12 persone , ha continuato a svolgere il lavoro presso la ditta, per verificare e fornire la manutenzione all’impianto fermato in modo coatto il 18.12.09 , e per gestire l’andamento regolare presso l’uffici.

Attendendo le ore 09.00 del 22.12.09 e non vedendo di presentarsi nessuno presso la sede, l’azienda ha inviato i telegrammi di licenziamento per giusta causa, cioè l’assenza ingiustificata dal posto di lavoro !

Adesso vorrei spendere qualche parola sulle dichiarazioni apparse sui giornali. Se fosse al posto di chi scrive, provvederei alla verifica del minimo dei fatti che dopo devo firmare,almeno sui dati certi, matematici, come la quantità degli operai aderiti e non, sulle fermate dell’azienda e le mensilità arretrati. Per avere il quadro più preciso di quanto è accaduto. Sicuramente, spero che con la stessa tempestività ed impegno verrà pubblicato, qualora l’azienda ritiene necessario di fornirlo, il comunicato da parte sella stessa.

Qualunque ungi da pensare che l’Azienda o la sua titolare ha agito in questa situazione con lo scopo di danneggiare l’operai o le sue famiglie. Ed evidente che unico scopo di qualsiasi azione intrapresa e di evitare ulteriore danno all’azienda, essendo lasciata senza speranza di qualsiasi risoluzione bonaria della situazione per tutti .

Alcuni maestranze invocano tanti anni dedicati al lavoro presso la cartiera e dovrebbero ricordarsi bene anche il passato di questi anni , ma non riescono a comprendere che non possono giustificare il comportamento irresponsabile verso la stessa azienda e , dal mio parere verso se stessi, nella situazione attuale.

Continuo a sostenere che nella situazione difficile dell’economia non possono essere qualificati come la scusa per le richieste da parte dell’azienda degli accordi diversi da quelli previsti dal contratto tra l’azienda e le maestranze per le modalità e tempi della retribuzione, ma rispecchiano soltanto la brutta realtà di fatti e della situazione di maggior parte del paese in generale . E una volta raggiunti l’accordi devono essere rispettati reciprocamente , altrimenti si deve prendere la decisione da entrambe le parti sulla possibilità della futura collaborazione.

Rimane sconcertante che i rappresentanti dei sindacati di una zona della provincia comprendono che soltanto ottenendo i supporti per le aziende si potrebbe mantenere l’impiego delle maestranze presso le stessi, ( come succede a Civitacastellana) e cambiando la zona ed il settore chiedono il pagamento delle stipendi anche del mese corrente, conoscendo la storia dell’ultimo anno dell’azienda. Questo risulta di essere è più grave ed inaccettabile nel momento del riavvio produttivo della stessa. Cosa hanno fatto per i quattro mesi del fermo totale dell’impianto oltre a concordare sul bisogno della proroga della cassa d’integrazione? La risposta che risulta a me –niente oltre questo. Quale il bisogno di rivendicare il diritto allo sciopero con il blocco coatto dell’impianto in produzione da tre giorni, quando tutto il resto del paese rivendica il diritto al lavoro? Rimane la necessita di chiarire anche questo presso le sedi ben diversi, considerando il danno recato all’azienda con questo comportamento e di seguito il licenziamento da parte dell’azienda degli operai che si sono rifiutati a presentarsi al posto di lavoro.

Per concludere, ribadisco che da parte dell’azienda non ci stato alcun beneficio di essersi ritrovata senza le maestranze formate dalla stessa da tutti questi anni, ma dalle dichiarazioni degli stessi operai non hanno beneficiato neanche loro dalla situazione in cui si trovano. La domanda viene spontanea, CHI HA BENEFICIATO? E SE NON CE BENEFICIO DI NESSUNO PERCHE LA SITUAZIONE ANCORA SI REGGE IN PIEDI?

Penso anche a questo si troveranno le risposte in seguito e presso le altre sedi.

Per eliminare qualsiasi dubbi sulla posizione dell’azienda , le invito ancora una volta le maestranze disponibili di recarsi ad un incontro presso l’azienda alle ore 08.30 il 28.12.09 per discutere in quella sede la situazione creatasi presso la stessa azienda. Rimango con la speranza di risoluzione della situazione per tutti le parti coinvolti, nel rispetto dei corrispettivi diritti, e continuo ad agire nel rispetto del diritto di lavoro per chi non è d’accordo di perderlo e per la tutela dell’ azienda .

Scusate per l’eventuali errori ortografici, nessuno è perfetto.

Tuscania, 25.12.09 Olena Zharikova

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