Fonte: Tusciaweb
Il messaggio del principe Vittorio Emanuele di Savoia alla città di Tuscania in occasione della ricollocazione del busto del re di maggio nel parco cittadino che avverrà domenica 18 settembre.
Ringrazio la sensibilità di quanti hanno voluto e si sono spesi per ricollocare il busto di mio padre, il Re Umberto II nel parco della Città di Tuscania, dopo che questo era stato sottratto nel febbraio scorso.
E’ la dimostrazione di quanto questa nobile terra, dalla importante storia plurimillenaria, sia rimasta legata e riconoscente alla figura dell’uomo Umberto di Savoia che la sera stessa di quel tragico sabato 6 febbraio 1971, appresa la notizia del gravissimo terremoto che aveva devastato la città di Tuscania alle 19,09, dal lontano esilio di Cascais in Portogallo, si mise nottetempo in contatto con il marchese Falcone Lucifero, suo ministro della Real Casa fin dai tempi del Regno, per organizzare i primi aiuti materiali e di conforto alla popolazione colpita.
Furono per lui ore di dolore e di strazio, come mi testimoniò personalmente in molte conversazioni, sentendosi impedito a poter essere personalmente vicino ed in mezzo al suo Popolo, ai suoi connazionali, in un momento così tragico. Suo padre e sua madre, il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena, precedentemente a lui, nel 1902 erano corsi tra le macerie di Messina e lei, mia nonna, si era prodigata con i feriti nelle corsie degli ospedali e nelle tende da campo. A lui, Umberto, che non avrebbe più rivisto la sua Patria, una norma transitoria divenuta nella prassi definitiva glielo impediva.
La mattina dopo il marchese Lucifero, in sua rappresentanza si recò in questa Terra, visitando i feriti nell’ospedale di Viterbo, rendendo omaggio ai 31 morti allineati man mano – ironia della sorte – in quel nuovo Teatro Rivellino che sarebbe dovuto essere inaugurato proprio quella sera, dopo che il crollo di una torre, anni prima, lo aveva distrutto e portando i primissimi aiuti materiali ed economici ai sopravvissuti, in un momento in cui ancora non esisteva una rete organizzata di assistenza per tali calamità improvvise.
Il terremoto, nella sua tremenda potenza – e penso ora anche alle vittime del recente sisma di Amatrice – in poche decine di secondi non distrugge solo case ed opere d’arte antiche e sopravvissute a secoli e secoli di storia, ma vìola l’uomo nel suo intimo più profondo, fatto di affetti, di certezze, ma pure nei piccoli oggetti e suppellettili di ogni giorno che creano la tranquillità e la stabilità della vita quotidiana.
In un attimo tutto non esiste più ed anche un vestito impolverato, una ciotola, una semplice pentola recuperata tra le macerie divengono nel cuore umano devastato dalla disperazione, insieme a piccoli aiuti immediati, il tutto a cui aggrapparsi per ricostruire una vita.
Nel mio ricordo di trentenne, costretto anch’io fuori dalla Patria da quella norma in parte abrogata solo molti e molti anni dopo, rimangono scolpite le immagini tragiche dello splendido rosone distrutto della bella ed antichissima chiesa di San Pietro, divenuto simbolo del dramma, e di un borgo medioevale distrutto, violato ma non umiliato, perché la capacità della sua Gente ed in quel caso incisivi interventi legislativi, permisero una rapida ricostruzione.
Il Re Umberto, da Villa Italia a Cascais ha sempre mantenuto, giorno per giorno, un costante contatto con l’Italia e con gli italiani, vivendo intimamente nella sua persona, per la grande sensibilità che lo distingueva, come unanimemente riconosciuto, tutte le gioie ed i drammi della Nazione fino alla frana di Ancona del dicembre 1982, solo tre mesi della propria morte dopo 37 anni di esilio.
Sono, dunque, grato a tutta la città di Tuscania, al sindaco Fabio Bartolacci ed al dott. Aldo Quadrani che di questa ricollocazione se ne è fatto promotore, per aver voluto onorare ancora una volta del Re Umberto II, mantenendo viva la memoria su quest’uomo che – lo dico spogliandomi dal ruolo di figlio – all’Italia in ogni momento ha rivolto i suoi pensieri, vivendo, anche se distante fisicamente, con il suo Popolo, con la sua Gente.
Vittorio Emanuele di Savoia