Di Dario Mencagli
Giovedì 16 giugno, ore 18: riunione presso i silos della Cooperativa produttori agricoli di Tuscania.
Non ho preso appunti e scrivo a memoria. Se ci sono cose imprecise, sono benvenute le precisazioni, in nota o in un articolo a parte.
Che fine farà la cooperativa? Chiude e andrà in mano a imprenditori privati? O in mano alla Federconsorzi, che adesso si è organizzata nelle regioni vicine e fa parte di un grande programma della Coldiretti? Una cooperativa che ha beni per 5 milioni di euro e grandi potenziali dovrà per forza fallire? L’agricoltura va male e quindi deve fallire per forza! Qui a Tuscania, purtroppo, sembra che non siamo capaci di amministrare una cooperativa e per questo dobbiamo chiedere aiuto a una cooperativa di Cesena per vendere asparagi…
Alla riunione ci sono più di 50 persone, quasi il doppio di quelle presenti all’assemblea annuale del mese scorso. Il consiglio ha affidato pieni poteri a Francesco Casella, per i prossimi 3 anni. Rilanciare o chiudere. Un milione di euro di crediti da riscuotere, un milione di euro di debiti da pagare a chi ha versato i suoi prodotti. Questi soci, in pratica, finanziano i soci che non pagano. Che fare? Parte un giro di incontri con chi deve pagare, in via bonaria. Parecchi soci manco vanno a parlare. Partono le raccomandate, con toni che creano qualche preoccupazione. Casella vorrebbe fare anche un manifesto da pubblicare in giro per Tuscania, ma, dice ai presenti, la locale stamperia si rifiuta di stamparlo. Diversi soci presenti sono d’accordo con la stamperia. Dicono: “Meglio di no: ci conosciamo tutti!”
Che fare per il rilancio? Prima cosa: consegnare il prodotto alla cooperativa. Verrà pagato subito, o a 60 giorni o tenuto in magazzino: il socio deciderà quando vendere. A fine agosto-settembre, verrà presentato un piano industriale, con le proposte di nuove attività.
Il signor Casella ha incontrato anche il sindaco Bartolacci, che si è detto molto interessato alla situazione della cooperativa.
I vecchi debiti della cooperativa verso i soci, verranno pagati con i rientri dei crediti dei soci finora insolventi (se pagheranno); o con un programma alternativo, se i soci insolventi non pagheranno.
A giorni ci sarà a disposizione dei soci un tecnico agronomo, per assistere e promuovere innovazione. Poi ce ne sarà anche un secondo.
C’è già una macchina selezionatrice di asparagi, in attesa di essere usata. C’è una cella frigorifera. Ci sono 10 giovani che vorrebbero fare agricoltura, ma non hanno mezzi e terra, mentre ci sono soci che hanno mezzi e terra ma hanno anche un’età avanzata. C’è possibilità di fare contratti per forniture di prodotti agricoli a supermercati come COOP e Conad (e un altro che non ricordo). Ci sono fornitori disposti a rifornire la cooperativa e banche disposte a dare credito.
La sensazione diffusa è che i soci sono d’accordo in un rilancio della cooperativa. Ma la prova concreta parte adesso.
È iniziata la trebbiatura.
Quanto grano andrà ai silos della cooperativa e quanto prenderà altre strade?
dario mencagli
P.S.
Un’idea da aggiungere nel piano di rilancio, potrebbe essere quella di promuovere nella cooperativa (e anche in Tuscania, insieme all’amministrazione comunale) l’agricoltura biologica. Ho letto che in Italia è arrivata già a circa il 12%della produzione. E una collaborazione con la facoltà di Agraria dell’università di Viterbo non ci starebbe male (anche qui col Comune e i nostri i 1000 ettari comunali del Bosco Riserva)