Ho sempre considerato Luciano Laici il maggior poeta di Tuscania, le sue poesie sono uno spaccato della vita tuscanese (specialmente quella agreste), con un grande spirito di osservazione, Luciano riesce a cogliere, momenti, descrizioni, tradizioni di una Tuscania che sta sparendo.
Questa volte la sua attenzione è rivolta a queste giovani suore del Monastero S. Paolo, che siamo a abituati a vedere nelle nostre vie cittadine che ti sorridono infondendo un senso di pace.
Le vediamo sempre attive e ordinate negli eventi che organizzano per centinaia di persone, grazie a loro il vecchio monastero rivive, grazie alla loro presenza, molte attività ecclesiastiche hanno successo (per es. l’infiorata del Corpus Domini del 2016). Quindi quella di Luciano Laici è una poesia meritata a pieni voti, nella speranza che questa simbiosi tra le suore e i tuscanesi duri per sempre. Luigi Pica.
L’istituto serve del Signore e della Vergine di Matarà.
A Tuscania, qui dentro al monastero (1),
nel quale vissero nella clausura,
d’ogni mondanità fatta l’abiura,
le monache miravano il mistero
di Gesù Cristo morto sulla croce,
sempre implorando per quel fatto atroce.
È ormai qualche anno che uno studentato
di suore ha preso del luogo possesso (2),
un’ottantina, ché grande è il complesso:
sono chiamate del Verbo Incarnato (3),
dell’istituto Serve del Signore
di Matarà, e alla Madonna il cuore
l’hanno donato come quarto voto,
oltre agli altri che son di “povertà,
e d’obbedienza e poi di castità”.
Dall’ottantotto è diventato noto
e l’ha fondato Carlos Miguel Buela (4),
da cui è scaturita la sequela
di vocazioni, giù nell’Argentina,
di sacerdoti e di seminaristi,
che della fede son protagonisti;
e le sacre parole della Trina (5)
Somma, Divina ed alta Potestate
sono da loro dette e predicate.
L’ecumenicità per mezzo loro,
con le missioni, dimostra che vive
quel Dio che tutti ci ama ed è proclive
a perdonare di cuore coloro
che dalla religion sono distanti
per redimerli e porli a lui davanti.
Hanno queste sorelle un crocefisso
in sul davanti, dove ci sta incisa
pure Maria lì da parte assisa
accanto al Figlio con i chiodi affisso.
Il legno della croce è prossimano
a quello modellato da un indiano (6).
Le dette suore dello studentato
son di rito romano, bizantino
e copto; e vario è l’abito perfino:
non di un solo colore è risultato,
rispetta invece l’uso e tradizione,
ch’è vigente secondo la nazione.
L’ucraine-bizantine hanno il vestito
di color nero che rottura mostra
con il mondo e l’offerta a Dio dimostra.
Per l’altre invece il colore allestito
è la tunica grigia, che vuol dire
che per noi Cristo dovette soffrire.
Di color blu son scapolare e velo,
vale a dire divinità di Cristo;
per le novizie un velo vien previsto
candido come il verbo del vangelo;
da perpetue un giorno oppur professe
anello e azzurro velo avran pur esse.
Bello è vedere questa vestizione
quando dentro la chiesa della Rosa
con l’altare infiorato e messo in posa
il voto fanno con gran devozione
e ricevono pure il bianco velo,
desiderose d’acquistare il cielo.
Diceva papa Paolo secondo (7)
che la “tunica della religiosa
è una testimonianza silenziosa”
in segno di distacco ormai dal mondo
e di consacrazione giovanile
di castità e di povertà servile.
A ricordare Paolo secondo
nel monastero, prima dell’entrata,
una statua ben proporzionata
dentro una nicchia a sesto tutto tondo
è dedicata, perché l’istituto
lo benedisse e diede ‘l buon saluto.
Il tempo è poi per loro articolato
in messe sante con adorazione
e sacra liturgia e meditazione;
e celestiale è pure il lor cantato
quando nei salmi ti raggiunge il cuore
sublime canto che s’alza al Signore.
Oppure quando la messa finisce
ed intonano un inno alla Madonna,
si innalza al cielo come una colonna
un canto puro che t’intenerisce:
e chi fa il canto e chi fa l’accompagno
a più voci che a volte l’occhio bagno. (8)
E poi sovente come in processione
in turba vanno con corona in mano
e camminando lente, piano piano,
bisbigliano il rosario con passione.
Oh, come questo induce al pentimento,
vedendo il loro pio portamento!
Ai ragazzi la fanno catechesi,
visitano i malati per conforto,
ritiri fanno e feste di supporto,
gli emarginati son da lor difesi,
ai poverelli danno la speranza
con l’accostarli con buona creanza.
Di questa gioventù così fattiva
parente o amico che fin qui c’è giunto (9)
positiva impressione avrà desunto,
perché la vita rendono giuliva,
e di Tuscania la popolazione
molto gradisce questa istituzione.
A Tuscania c’è il ramo femminile,
quello maschile sta a Montefiascone,
in tutto il mondo è questa professione
e quasi tutta d’età giovanile,
e propagata s’è molto per via
ch’è devota alla Vergine Maria.
A Carlos Buela la riconoscenza
per la lungimiranza allora avuta,
dal fondamento molto s’è accresciuta
e s’impegna ogni dì con coerenza
a praticare con devoto zelo
l’apostolato del santo vangelo.
La Superiora voglio menzionare,
per il temperamento adamantino:
emerge in lei, quando siamo al fino,
una seria composta mente, e ilare. (10)
I versi ho scritto con questa intenzione
di divulgare la loro missione.
Luciano Laici
Tuscania, 15 maggio 2016
Note:
- La chiesa del monastero è intitolata a san Paolo apostolo.
- Tutte le suore novizie prendono al momento della vestizione, come primo nome quello di Maria che è quello con cui si sono consacrate a Dio.
- Padre Carlos Miguel Buela (vivente) fondò nel 1988 in Argentina l’istituto “Serve del Signore e della Vergine di Matarà”, ramo femminile del Verbo Incarnato.
- Tali religiosi, insieme ai laici del terzo Ordine Secolare, formano l’unica Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato.
- Indiano = indigeno.
- Le suore prendono il nome da una piccola croce realizzata in legno da un indigeno della tribù dei Mataras nel 1595. Essa ha fatto da modello per il crocefisso, che le religiose portano con una lunga catena al collo: è di ferro argentato ed è l’unico al mondo dove è inserita anche la Madonna.
- Il papa Giovanni Paolo II, sotto il cui pontificato fu fondato tale istituto, è stato scelto dalle suore come loro comprotettore.
- L’esecuzione dei sacri inni è corale e polifonica: c’è chi fa la parte del canto, chi del controcanto e chi dell’accompagno, fondendosi in un’unica e sublime armonia. La chiesa, che è formata da quattro archi gotici sostenuta da quattro pilastri, fa da cassa di risonanza: le voci si propagano in alto nell’ambiente, per poi discendere con dolcezza nell’animo dei fedeli che ascoltano.
- Provenendo le suore da tutti i continenti, i parenti od amici che vengono ogni tanto a far loro visita, rimangono affascinati non solo dalla bellezza di Tuscania, ma anche dall’affettuosa benevolenza di cui le suore sono circondate.
- La superiora ha scienza sulla religione e, pur dirigendo lo studentato con energia, rivela una giovialità confidenziale.