Di Alessandro Gatti
Si potrebbe dire che il terremoto ha avuto per Tuscania lo stesso effetto
che ebbe la Prima Guerra Mondiale per l’Italia.
Passeggiando per Tuscania si percepisce rispetto ed amore per quella valorizzazione, storica e culturale, che fa di questo paesello una perla nella Tuscia viterbese. Un perfetto connubio di delicatezza e cura che sembra quasi di trovarsi in un delizioso quadrello campestre del Nord Europa.
Se ci si sofferma per un attimo ad osservare, non solo con gli occhi della testa, ma anche con quelli dell’anima, si riscontra il motivo di tanta dedizione nel retaggio, ormai storico, della memoria.
Nel suo lavoro, “Tuscania attraverso i secoli”, il Professor Giuseppe Giontella ripercorre il cammino storico di Tuscania passando per le vicende che l’hanno caratterizzata. Il Professore parte dalla fondazione di Tuscania, precedente ai Romani, per poi concludere con una riflessione sul terremoto del 1971 e su ciò che ha rappresentato.
Sempre, nella vita di ognuno di noi, vi è un momento che segna una svolta decisiva e scrive la prefazione per quelle che saranno le pagine del nostro futuro. In verità ce ne sono molti di questi momenti fondamentali, ma quello decisivo è l’unico e solo che ci fa diventare grandi. Con il terremoto del ’71 i Tuscanesi sono diventati adulti.
Il terremoto del ’71 ha dato senso a ciò che si è visto perduto. Il Giontella parla del tragico evento come di una sorta di “Risveglio” che “ha spinto i Tuscanesi fuori dai propri vicoli gettandoli a diretto contatto gli abitanti degli altri quartieri”.
Si potrebbe dire che il terremoto ha avuto per Tuscania lo stesso effetto che ebbe la Prima Guerra Mondiale per l’Italia.
La catastrofe spinge gli individui a cooperare e crea, là dove non è mai esistito, quel senso d’appartenenza che chiamiamo Nazione. Essere innamorati significa supportarsi nelle difficoltà e cooperare nella condivisione, lo stesso dovrebbe voler dire l’esser parte di una Nazione.
Spesso le catastrofi servono a ricordare agli uomini che possono vivere da fratelli e così fu per Tuscania ed i suoi abitanti. In questo paesello personalità grette e chiuse si unirono per la ricostruzione. Il Giontella afferma che “il terremoto è stata un’esperienza che ha rigenerato i Tuscanesi, ne ha ampliato gli orizzonti sociali e culturali, risvegliandoli da un torpore secolare.”
Dal 1971 si è dato valore a quel patrimonio culturale ed artistico che prima si dava per scontato o non si notava neppure. Oggi, nel dolore della memoria rendiamo omaggio ai morti innocenti di quella catastrofe preservando, giorno dopo giorno, quel paesello ora ripristinato e tutelato come fosse un gioiello prezioso.
Recentemente le giornate FAI di Primavera, organizzate dall’omonima associazione, hanno consegnato alla nostra anima la memoria di quel doloroso evento con una mostra fotografica decisamente neorealista di Luigi Albertini, fotografo amatoriale da poco scomparso.
La genialità è stata di aver proposto questa mostra all’interno della Basilica di Sant’Agostino, in Tuscania, recuperata e straordinariamente riaperta al pubblico.
Questo contrasto tra dolore e rinascita ha creato una tensione lirica che, speriamo, possa mai spegnersi nei cuori di tutti quei cittadini, ospiti e turisti che, ogni giorno, respirano l’aria di un paese risorto a nuova vita.
Alessandro Gatti