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GLI OPERAI DELLA CARTIERA IN RISPOSTA ALL’ ARTICOLO “ CARTIERA, OPERAI POLEMICI ED ENTI PUBBLICI INDIFFERENTI”
Pubblicato da Operai della cartiera in Articoli Toscanella • 06/05/2010 17:22:02
Olena Zharikova spiega come vanno le cose in fabbrica di F. de Stefanis - Corriere di Viterbo del 5 Maggio 2010


Il fatto che la sig. Olena Zharikova si preoccupa dell’indennità di disoccupazione che abbiamo ricevuto dall’ Inps, la dice lunga sul suo modo di operare, mirato solo a colpire economicamente gli operai che aveva ingiustamente licenziato.
Da parte nostra, sappiamo benissimo che se prelevati questi soldi dovranno essere restituiti all’Inps, perché, per effetto della sentenza che obbliga la nostra reintegra, siamo sempre stati in carico a Cartiera di Tuscania.
Sul fatto della nostra non collaborazione a eseguire i lavori di ripristino dell’ azienda, sarebbe stato opportuno che la sig. Zharikova spiegasse le premesse, le condizioni, i modi e quali sono questi lavori di rispristino fondamentali alla ripresa dell’ azienda
Visto che lei si è limitata a lamentare pubblicamente solo la nostra scarsa collaborazione, noi vogliamo spendere qualche parola sul resto.
Al nostro rientro in azienda, abbiamo chiesto, come nostro diritto, il modo con il quale l’ azienda intendesse pagare gli stipendi arretrati, ovvero la rimanenza di Ottobre, Novembre, Dicembre e la tredicesima mensilità 2009; ci è stato risposto che non ci sono soldi per pagare niente.
Abbiamo trovato gli armadietti personali aperti forzatamente, in alcuni mancavano effetti personali, in altri dei dispositivi aziendali, tutti comunque sono stati divelti e rovistati.
Alcuni locali, come l’officina, i magazzini, i quadri elettrici, la sala controllo e altri, sono stati sigillati, appositamente per il nostro rientro, con del nastro adesivo con apposte sopra delle sigle, proprio per non essere aperti.
Questo è il clima che abbiamo trovato al rientro in azienda, questo alla faccia e ben prima della collaborazione che ci si rimprovera di non aver fornito.
Per svolgere i lavori indispensabili da fare ci sono state consegnate delle scope dicendoci: “Divertitevi.” Divertitevi a cosa? A pulire lo sterco dei piccioni? A pulire la sporcizia lasciata degli ultimi che hanno lavorato in azienda? A pulire con lo straccetto come qualcuno, evidentemente e preventivamente informato, ci sbeffeggia al bar?
Peraltro per certi lavori non siamo nemmeno stati forniti degli attrezzi e dei dispositivi di sicurezza necessari, leggi stivali a norma, mascherine adatte a respirare nella polvere degli escrementi dei piccioni. Questi sono stati i lavori urgenti per il ripristino della produzione che ci sono stati ordinati.
Abbiamo fatto notare, cosa non irrilevante, che questo tipo di lavori non porta entrate per le casse aziendali e che lo stipendio in maturazione avrebbe fatto la stessa fine dei precedenti, la risposta è stata un’ alzata di spalle.

In condizioni normali questo sarebbe più che sufficiente per dare il via a manifestazioni sindacali, ma sappiamo benissimo come l’azienda reagisce a queste, anzi, molto probabilmente la sua mira sarebbe stata proprio quella e quindi abbiamo preferito, anche se a malincuore, soprassedere.

Un’azienda che ha vere intenzioni di ripresa non si comporta con questi modi, non cerca di umiliare i suoi dipendenti, cerca un punto di incontro, non lo scontro su tutto, anche sulla disoccupazione giusta o ingiusta che sia, anche se questi sono fatti tra noi e l’Inps; tiene al lavoro il personale preposto per cercare di riprendere i contatti con clienti e fornitori, cosa che non sta succedendo e che non è successa in cartiera.

A proposito, come dichiarato dalla sig. Zharikova, questa settimana al lavoro doveva esserci il terzo turno.

Come mai non c’è stato nessuno al lavoro in azienda? L’urgenza di ripristinare lo stabilimento è già finita?

Oppure i primi due turni sono stati un’altra ritorsione, una nuova punizione per i “ribelli?
La nostra speranza di ricomporre la situazione, mettendo da parte ognuno i propri risentimenti e dimenticando da ambo le parti i propri errori, che indubbiamente ci sono stati, è stata finora disattesa e mortificata dal comportamento dell’ azienda, da qui la scarsa collaborazione lamentata.

Noi confidiamo ancora nella speranza, anche se ciò sembra un assurdo, ma è cosa che noi dichiariamo pubblicamente, che l’azienda cambi il suo modo di agire e si decida finalmente a lavorare e a far lavorare per la ripresa della produzione, seriamente, costruttivamente, che è la cosa per la quale abbiamo lottato in questi lunghi e duri mesi e che certamente è l’unica maniera per portare liquidità alle casse aziendali per poter così soddisfare i nostri stipendi pregressi.

Gli operai reintegrati dal Giudice


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