IL LAVORO CHE FU...
Sempre più basse e nere , le nuvole minacciose che si vanno addensando sull'Europa e sul nostro futuro economico e occupazionale. Il continente antico già culla della "rivoluzione industriale" e del sindacato, è ridotto ormai ad un deserto sassoso in materia di lavoro.
Il luogo ordunque dell'occupazione che non c'è, del lavoro che fu. L'Europa si presenta con una forza lavoro inferiore al 60% del totale e con una disoccupazione giovanile spesso superiore al 20%. Cifre che spaventano, da capogiro.
I grandi capitali, le company internazionali, sono andate a cercare profitti nei nuovi paesi emergenti , dove si "compra" un lavoratore per 5 dollari al giorno;nazioni spesso senza diritti, con un passato o un presente comunista. Espulse le vecchie manifatture, la nostra zona è solo adatta al lavoro di concetto, di pensiero, post-industriale, tanto per intenderci da "ufficio".
Nella nostra povera Italia, gli unici mestieri da intrapendere, sono il gelataio, il pizzettaro, il ristoratore; oppure pregare che un "padrino" politico ci faccia assumere dallo stato. Quelli che lavorano con lo stato, Santoro a parte, non arrivano alla terza settimana, mentre il resto deve proprio andare a rubare per sopravvivere.
Le vere professioni sono rimaste il presentatore, il travestito, l'avvocato, il pusher e naturalmente il "sòla", quello che fa i "bidoni".
Ma indiscutibilmente l'attività più ambita, osannata, desiderata, sembra il politicante , versione moderna del vecchio "lestofante". Ciò pare quello che resta di un paese riempito di call center, anch'essi purtroppo in disuso.
I resti infine di quella tanto acclamata rivoluzione tecnocratica che ha svuotato l'essere umano,prima di ridurlo ad un semplice elemento videocratico. Parafrasando il grande libro di Celine "mort a credit", continuiamo ad osservare uno straordinario popolo che vive a debito, anche se per poco ancora.
Il popolo che si è illuso di stare al bar o andare al mare tutta la vita, ammaliato e truffato da un ceto politico di spudorati e raffinati truffaldini. La verità è che tutte le immense risorse da destinare alla ricerca, all'istruzione, al lavoro tout-court, se le divorano il sistema politico e la sua immensa servitù corrotta. Capitali enormi vengono usati per mantenere in vita un costume del voto subdolo, corrotto, scambiato e comprato.
La verità nuda e semplice, è che le disuguaglianze più grandi le sta producendo proprio questa democrazia "commerciale". Al punto tale, visto il livello di astensione elettorale raggiunta, che molti pensano che questa democrazia siffatta, è contro il popolo.
luigi cardarelli