A RISCHIO CENTINAIA DI POSTI DI LAVORO
GLI ALLEVATORI: “DALLA POLITICA E DALLE ASSOCIAZIONI FINORA SOLO CHIACCHIERE”“Di noi e dei nostri problemi la stampa locale non ne parla mai – dicono i pastori di Tuscania – come se la crisi del latte ovino ed il crollo dei prezzi dei nostri prodotti non risultassero importanti per l’economia della nostra comunità”. E’ vero. Hanno ragione i pastori. Troppo spesso fanno notizia solo le beghe dei politici locali e le polemiche cittadine. Sono oltre 25.000 i capi ovini allevati nel nostro territorio, per un volume di affari che sommando latte e carne, si avvicina ai quattro milioni di euro.
“Provo rabbia, quando si parla delle casse vuote del comune che potrebbero mettere a rischio qualche posto di lavoro degli impiegati comunali – dice un giovane pastore – perché se non troviamo una via di uscita, dalla crisi del settore ovino, molte nostre imprese chiuderanno e il lavoro lo perderanno centinaia di persone. Sta per saltare un comparto che a Tuscania incide sensibilmente sull’economia locale.
Non chiuderemo solo noi allevatori ma anche numerosissime imprese del commercio e dell’artigianato che con i loro prodotti e servizi rendono possibile l’attività di allevamento. Cosa aspettano i nostri politici, che vediamo soltanto qualche giorno prima delle elezioni, ad interessarsi dei nostri problemi passando però falle parole ai fatti. Perché fino ad oggi abbiamo inteso solo chiacchiere. Lo stesso vale anche per le associazioni di categoria che ormai si occupano di noi solo per offrirci a caro prezzo i loro servizi tecnico contabili. Perché nessuno dice che gli industriali del settore lattiero caseario beneficiano di ingenti aiuti da parte dello stato per fronteggiare la crisi e a noi che rappresentiamo l’anello debole dell’intera catena produttiva ci strangolano con prezzi da fame.
Ci dicano chiaramente che dobbiamo chiudere così evitiamo di continuare ad accumulare debiti”. Il calo dei consumi, il blocco degli aiuti comunitari all’export e i magazzini colmi di rimanenze che faticano a trovare compratori, costituiscono solo alcuni dei problemi che hanno determinato il crollo del prezzo del latte, pagato oggi meno di quanto costi produrlo. Dalla politica fino ad oggi per cercare di arginare la crisi del settore ovino tante le proposte, ma nessuna decisione.
Le proposte più gettonate sono: alleggerire il mercato con interventi di ritiro, ripristinare gli sgravi contributivi per gli oneri previdenziali, consentire la “ristrutturazione” dei debiti e reintrodurre il prestito di conduzione a tasso agevolato, apertura degli aiuti de minimis entro il 31 dicembre che prevede l’erogazione per azienda di 15mila euro. Molto interessanti anche le proposte “creative”: dare vita ad un osservatorio di mercato, realizzare mattatoi mobili per favorire il mercato di prossimità ed infine favorire l’autosufficienza energetica degli allevamenti con il ricorso alle energie alternative.