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“SELECONTROLLORI UN AFFARE DA RICCHI”: POLEMICHE DEI CACCIATORI
Pubblicato da Fiorenzo De Stefanis in Corriere di Viterbo • 27/08/2010 08:50:08
L’attività dei selecontrollori delle specie selvatiche sembrava aver messo d’accordo quasi tutti ed in particolare, ambientalisti e cacciatori. A Tuscania questa attività che prevede l’abbattimento mirato e programmato delle specie animali selvatiche è stata avviata già da molti mesi. Cinghiali, nutrie, volpi e caprioli, le specie animali individuate nel nostro territorio.

Adesso però un gruppo numeroso di cacciatori critica aspramente quanto sta avvenendo in particolare per la specie del capriolo. “Questa attività – affermano questi cacciatori – è riservata solo ai ricchi. Solo i cacciatori in grado di spendere diverse migliaia di euro possono permettersi il lusso di partecipare al telecontrollo del capriolo. Per l’acquisto della carabina e del cannocchiale mirino di alta precisione, le speciali cartucce parabellum, la frequenza ai corsi di formazione obbligatori, bisogna spendere ben oltre i tremila euro.

Si ritorna quindi alla caccia riservata ai “nobili”, a Tuscania siamo ritornati all’attività venatoria dei grandi latifondisti che invitavano gli amici di sangue blu. Praticamente solo un gruppo ristretto di benestanti possono dedicarsi a questa attività”.

La polemica però riguarda anche altri aspetti tutt’altro che trascurabili. I dati relativi alla presenza del capriolo sono necessari per garantire la conservazione e lo sviluppo della specie in misura compatibile con le potenzialità dell'equilibrio ambientale. Una loro quantità eccessiva, ponendosi in contrapposizione con esse, rende obbligatorio il prelievo di un numero prestabilito di capi mediante la cosiddetta caccia di selezione. Il censimento, che ha permesso di constatare che nel territorio di Tuscania ci sono più di 20 caprioli ogni 100 ettari, è stato effettuato con il metodo della battuta per area campione.

Questa metodologia di rilevamento viene aspramente criticata: “E’ stato effettuato il censimento dei caprioli prendendo a campione solo l’area dove più alta è la concentrazione di capi – affermano i cacciatori che protestano – è noto invece alla stragrande maggioranza dei cacciatori di Tuscania che nel nostro territorio la presenza dei caprioli è limitatissima. Tanto da rendere assolutamente inutile l’attività di telecontrollo”.

Un altro argomento molto contestato è quello relativo ai corsi di formazione: “ Non si capisce che bisogno c’è, se non quello di lucrare sulla pelle dei cacciatori, di far pagare ogni volta ottanta euro ai partecipanti per svolgere i così detti corsi di formazione. Ottanta euro per ogni specie. Nutria, volpe, cinghiale, capriolo: per un totale di trecentoventi euro. Insomma ci sembra di capire che ancora una volta la caccia viene utilizzata per un grande business”.


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