Quest'anno non ci sarà la veglia pasquale cittadina. La “madre” di tutte le veglie torna ad essere celebrata in tutte le parrocchie. Dopo soli due anni, la comunità cristiana di Tuscania, non avrà più la possibilità di riunirsi tutta insieme intorno all'altare della chiesa di S.M. del Riposo per celebrare la Veglia Pasquale. Si torna all'antico per volere dei parroci. Gli stessi parroci che due anni fa proposero a tutti i gruppi parrocchiali di partecipare ad un unica liturgia cittadina.
La decisione di ristornare all'antico non ha trovato tutti d'accordo. “Due anni fa – afferma un animatore di un gruppo parrocchiale - abbiamo condiviso questa proposta perché le motivazioni che stavano alla base dell'iniziativa erano molto belle ed importanti. Fare in modo di riunire tutta la comunità cristiana, almeno per una volta, intorno ad un unico altare in occasione della più importante liturgia dell'anno: la Veglia Pasquale.
Quella cioè in cui si riconosce al Signore Risorto il potere di sconfiggere la morte. Con tutto quello che per un cristiano significa questa verità. Su questa proposta gli animatori dei gruppi parrocchiali hanno lavorato per fare in modo che l'idea venisse accettata da tutti. Per chi svolge attività con i minori questo ritorno indietro assume una valenza diseducativa.
Come possiamo spiegare ai ragazzi che tutto quello che abbiamo detto due anni fa in favore della veglia cittadina adesso non va più bene”. La Veglia Pasquale cittadina veniva organizzata in modo tale che ogni gruppo, ognuno con la propria specificità, contribuisse alla realizzazione dell'evento liturgico. I cori animavano i canti, altri gruppi le letture, altri ancora le varie cerimonie che contraddistinguono la Veglia Pasquale. Un esperienza generalmente apprezzata da tutti.
Perché allora si torna all'antico? La mentalità tuscanese si fa riconoscere anche nelle cose di chiesa. Ognuno deve coltivare il proprio orticello, con le proprie sicurezze, senza avere niente a che spartire con gli altri, dimostrando magari di essere più bravo.
Una comunità di poco più di ottomila anime, delle quali oltre un terzo non professano alcuna religione oppure appartengono ad un credo diverso da quello cattolico o cristiano, non è interessata a trovarsi a pregare tutta insieme neanche una volta all'anno.
Quando Paolo scriveva ai Corinti forse pensava anche alla chiesa di Tuscania: “Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «E io di Cefa», «E io di Cristo!». Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?”.