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LA CURUNAS APRE LA TOMBA DEL DADO
Pubblicato da Stefano Mattei in Nuovo Corriere Viterbese • 26/09/2010 07:42:33


E' ormai quasi certa la notizia della apertura al pubblico la celebre “tomba del Dado” la più famosa e importante di Tuscania insieme alla “complessa” tomba della Regina. Non c'è stata ancora la firma ufficiale dei proprietari del terreno, ma oramai sembra vicinissima l'ufficializzazione.

Questo importante evento è dovuto all'impegno della Curunas, la cooperativa che ha reso possibile anche l'accesso alle altre necropoli: Ara del Tufo, Pian de Mola e quella dell'Olivo. L'apertura della tomba del Dado completa finalmente il quadro di accesso ai maggiori siti etruschi dando la possibilità ai tuscanesi e soprattutto ai turisti di visitare adeguatamente questi importanti luoghi storici.

Proprio il possesso dei terreni di accesso da parte di privati, ha reso complesso questo lavoro di ripristino dell'accesso, considerando le diverse complicazioni legali che le concessioni comportano.

Una serie di problemi che nel tempo ha creato diverse polemiche, considerando oltre il danno turistico e il mancato sfruttamento di risorse importanti come questa. Gli stessi tuscanesi hanno più volte protestato per il fatto di non poter visitare i luoghi delle loro antiche origini perdute nel tempo.

Dopo la firma da parte dei proprietari dell'accesso del terreno, la Curunas dovrà, come per gli altri siti, iniziare un grande lavoro di pulizia dell'area circostante per renderla accessibile ed evitare pericoli ai visitatori.

Un compito certamente complicato, ma che permetterà a Tuscania di riscoprire adeguatamente i suoi tesori.

CENNI STORICI SULLA TOMBA DEL DADO

La Tomba del Dado all'interno della necropoli della Peschiera è una tomba a tumolo risalente al VI secolo a.C, chiamata in questo modo perché riproduce esternamente e internamente la forma di una casa con la caratteristica forma “a dado”.


Tomba del dado - particolare

La tomba costituisce un esempio di raro e insolito realismo anche nell'apprestamento esterno. Si tratta di un blocco rettangolare sovrastato da un tetto a spiovente e da una doppia cornice alla sommità delle pareti. I lati brevi recano un piccolo timpano, provvisto di elementi verticali che riproducono le travi che sorreggevano la capriata del tetto.

Sulla sommità erano originariamente collocati acroteri a disco e gruppi scultorei con animali.

Al suo interno la ripartizione spaziale si articola in tre camere, precedute da un andito, con relativi letti funebri. Probabilmente questo nome deriva per associazione anche dai famosi “dadi di Tuscania”, reperti in avorio trovati a Vulci dai fratelli Campanari nella metà del 1800 e che come tanti altri tesori sono stati venduti all'estero.

Il mistero dei dadi resta uno dei più interessanti del ricco panorama archeologico della zona di Tuscania.

S.M.




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