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FESTA DI S. ANTONIO: CONSENSI E CRITICHE
Pubblicato da Valeria Sebastiani in Nuovo Viterbo Oggi • 21/01/2010 07:45:33


A quasi una settimana dalla festa di S. Antonio e della Sagra della frittella, è polemica sulle scelte che hanno portato ai cambiamenti di questa ultima edizione. A differenza degli altri anni, quest’anno la sagra è stata spostata all’interno del centro storico, più precisamente la gigantesca padella nella quale vengono fritte le frittelle di cavolfiore, preparate secondo una tipica ricetta della tradizione, è stata collocata in piazza Basile: sullo sfondo il panorama del Parco Tor di Lavello, del Palazzo Baronale ed altri suggestivi scorci del paese, intorno la splendida cornice della piazza comunale.

Fin qui tutto bene, la maggioranza dei tuscanesi hanno mostrato di gradire la nuova location della sagra, quello che proprio in molti non sono riusciti a digerire è l’assenza delle “bancarelle”, ossia il mercatino di cianfrusaglie varie che da anni è associato alla sagra.

La scelta dell’amministrazione di eliminare il mercato dalla sagra per sostituirlo con l’esposizione di prodotti tipici ed artigianali non è stata facile da accettare per molti tuscanesi che continuavano a chiedere dove fossero finite le tanto attese “bancarelle”. Mistero presto svelato: molti ambulanti hanno fatto ritorno a casa quando hanno appreso che la destinazione a loro riservata sarebbe stata, non più viale Trieste, ma la zona di S. Francesco e della via Clodia e che la tariffa da pagare per esporre sarebbe stata troppo alta rispetto a quella che per loro era una zona fuori mano.

A dire il vero quello che ha contribuito in larga parte a far desistere gli ambulanti dal rimanere è stato il tempo per nulla benevolo del week-end. “La sagra quest’anno era un po’ “moscia” rispetto agli altri anni.. c’erano poche persone”. “ C’erano pochi espositori.. non c’era molto da vedere”: questi i commenti di alcuni giovani. “Ma perché c’era qualcuno che esponeva?.” “Il comune avrà finito i soldi..”. i commenti di alcune donne.

Commenti che fanno pensare, anche perché è vero che mancavano le bancarelle dozzinali che da anni gli stessi tuscanesi, a cui oggi mancano tanto, continuano a criticare ma è pur vero che c’erano numerose botteghe lungo via Cavour che esponevano prodotti tipici ed artigianali. Una cosa è evidente: quella che più delle bancarelle ad essere mancato è stato il colore ad esse associato, la confusione tipica del “mercato”.

Allora si sprecano le proposte: “E’ una buona idea quella di associare alla sagra della frittella un mercatino del prodotto tipico ed artigianale, quello che si è cercato di fare quest’anno a me è sembrato un tentativo mal riuscito anche perchè gli espositori erano gli stessi che i tuscanesi hanno ripetutamente visto nel periodo natalizio durante “Tuscania si Mostra”-dichiara un giovane, laureato-forse sarebbe stato meglio aspettare un altro anno ed avere le idee chiare prima di agire anche perché le bancarelle assicurano con la loro presenza un guadagno per il comune, dovuto con la tassa per la concessione del suolo pubblico su cui esporre, al di la del tipo di merce esposta.”Altro tasto dolente quello della scelta di collocare le giostre, per la precisione la pista per l’autoscontro, in piazza Italia.

La piazza è letteralmente scomparsa dietro l’ingombrante presenza della struttura che ha creato un muro artificiale lungo viale Trieste. Se le altre scelte dell’amministrazione, se pur tra pareri favorevoli e contrari, ci sembrano coerenti con un progetto di sviluppo e recupero della tradizione, di rilancio del centro storico e di una nuova immagine di qualità per gli eventi della cittadina che magari vanno migliorate, ma che hanno buone potenzialità, quella della nuova destinazione delle giostre non lascia spazio ad interpretazioni favorevoli, condannata senza appello dalla totalità degli intervistati.

Valeria Sebastiani


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