IL RAPPRESENTANTE DEL COMITATO ANTIPUZZA FA IL RESOCONTO DETTAGLIATO DELLA RIUNIONE SVOTASI IN COMUNE
Pubblicato da
Antonello Gentilini in
Articoli Toscanella 01/10/2010 17:32:44
Ai sostenitori del comitato “Con la puzza sotto il naso”, ai cittadini sensibili ai problemi dell’ambiente e della salute, ai lettori di Toscanella.
Ci sembra doveroso rendicontare i contenuti dei quali si è parlato venerdì 24/09 mattina al tavolo tecnico istituito dal comune nella sala consigliare, per fare il punto sul problema della puzza.
Prima di iniziare vorrei manifestare il mio apprezzamento non soltanto formale, al vicesindaco Staccini, che ha avuto il merito di aver istituzionalizzato prontamente questo serio problema e ringraziare per la disponibilità mostrata, l’Assessore provinciale Equitani, la dott.ssa Tosini ( Dirigente provinciale), Il dr. De Santis (Asl), la dott.ssa Paci (ArpaL), e anche il folto gruppo di Tuscia Ambiente con i proprietari e gli esperti e non per ultimo il Sindaco Natali che ha dato il suo contributo con un breve intervento, ma opportuno e senz’altro efficace.
Per comprendere meglio l’importanza di questo tavolo basti pensare che la risoluzione o meno del problema della puzza e comunque dell’impatto ambientale dell’impianto di compostaggio sul territorio di Tuscania, dipenderà unicamente dall’attenzione e dallo scrupolo, con cui tutte le parti in causa sopra elencate, rispetteranno o faranno rispettare le norme e le leggi vigenti che regolano il settore.
Venendo ai fatti, il confronto si è svolto in modo assolutamente civile, nonostante la distanza di opinioni e interessi tra le parti, sui temi posti dal comitato:
1) Per quale motivo si sente la puzza anche a distanze considerevoli dall’impianto di compostaggio?
2) Un impianto di compostaggio che produce puzza compie un atto illecito?
3) Come può il cittadino difendere i propri diritti e tutelarsi, dinanzi ad un industria che produce Puzza?
Per chi volesse leggere le risposte a queste domande(almeno quelle date dal comitato), le troverà a fondo pagina. Per non dilungarmi ulteriormente arriverò subito a quelle, che io credo, siano state le conclusioni del confronto:
Credo di poter riferire tranquillamente, di aver colto nelle conclusioni dell’assessore Equitani un sostanziale accoglimento delle ragioni del comitato e non credo di esagerare, anche una certa disponibilità da parte della proprietà dell’ impianto a risolvere il problema che però ad oggi, bisogna dirlo chiaramente, né è risolto, né si sa, come e quando si risolverà.
Per ora è dato solo sapere che da tempo la Tuscia Ambiente ha fatto richiesta di poter cambiare l’autorizzazione da procedura Semplificata a Ordinaria.
Il cambio di procedura consentirebbe all’azienda, di avere una più lunga autorizzazione (dieci anni invece di cinque) e la possibilità di cambiare altre cose che purtroppo personalmente ancora non ho ben capito e che quindi dovranno necessariamente essere chiarite.
Comunque questo passaggio sarebbe indispensabile per la Tuscia Ambiente per avere garanzia di rientro per ingenti somme da investire in tecnologia ( e quindi anche per la puzza).
L’assessore Equitani ha promesso che a giorni convocherà una conferenza di servizi dove dirigenti e Esperti esamineranno nei dettagli questa richiesta e faranno tutte le valutazioni del caso. ( Da queste valutazioni messe nero su bianco, potremo fare le prime valutazioni sulla reale utilità che è stato il tavolo tecnico di venerdì e le reali intenzioni e attenzioni che chi ha voce in capitolo ha nei riguardi di Tuscania e dei suoi problemi).
Il Vicesindaco Staccini ha ribadito l’intenzione del comune a mantenere alta la vigilanza sulla questione e di seguire da vicino e in prima persona le procedure in corso.
Infine tutte le parti in causa si sono rese disponibili a mantenere un filo diretto con il comitato, per comunicare novità e informazioni sulla evoluzione della situazione.
Noi del comitato, pur consapevoli che per la risoluzione del problema c’è ancora da attendere e che probabilmente ci sarà ancora da lottare, siamo comunque soddisfatti per diverse ragioni:
1) Abbiamo fiducia che i responsabili del settore ambiente della provincia prima di dare autorizzazioni, sapendo ora che è stata segnalata una criticità dai cittadini di Tuscania, sicuramente saranno ancora più cauti e attenti nell’esaminare i requisiti richiesti dalla legge.
2) Abbiamo fiducia nella vigilanza dell’amministrazione comunale che ribadisco su questo problema si è prontamente attivata portando la voce dei cittadini là dove si decide ( e di questi tempi non è cosa da poco);
3) Con la Tuscia Ambiente dopo i primi momenti di naturale diffidenza si è stabilito un contatto con la proprietà che “spero” serva per ora a mitigare di molto la puzza, e in seguito a risolvere del tutto il problema.
4) Dopo che per anni è passato il messaggio che la puzza Tuscania se la deve tenere, e questo grazie a opinioni motivate da concetti superficiali o faziosi, messi in giro purtroppo anche da organi di informazione, finalmente si è dato voce ad un interpretazione molto diversa della questione, ovvero: che se si sente la puzza vuol dire che c’è un inquinamento e come tale ci sono leggi e norme che lo vietano. Così come ci sono leggi e sentenze che tutelano il benessere e la salute dei cittadini che subiscono le emissioni maleodoranti, restituendo loro diritti e civiltà.
5) Per anni tanta gente si è lamentata in comune, dai carabinieri, in procura della puzza. Ebbene su questo argomento non esiste niente di scritto da nessuna parte. Purtroppo il solo lagnarsi delle ingiustizie che subiamo, non serve mai a niente. Per far valere i propri diritti noi cittadini dobbiamo imparare a unirci, a fare richieste precise alle istituzioni e soprattutto a metterle per iscritto. Certo questo non è garanzia di giustizia ma diversamente tanto vale lamentarsi in frutteria o al bar.
Le Risposte del Comitato sulle tre questioni poste dal comitato stesso al tavolo tecnico
1) Per quale motivo si sente la puzza anche a distanze considerevoli dall’impianto di compostaggio?
Le cause principali che causano le emissioni puzzolenti da un impianto di compostaggio sono ampiamente documentate e sono:
- Prolungato accumulo di materiali freschi e altamente fermentiscibili non ancora sottoposti a trattamento in aree scoperte e non captate;
- Presenza di zone anaerobiche nei materiali sottoposti a trattamento per inadeguata ossigenazione;
- Presenza di percolati non adeguatamente captati e raccolti;
- Bassa efficienza dei sistemi di captazione dell’aria, nel caso di locali che dovrebbero essere tenuti in depressione, con conseguente fuoriuscita di arie odorose;
- Assenza o scarsa efficienza di sistemi di abbattimento delle arie esauste dai locali di trattamento (per insufficiente dimensionamento, insufficiente manutenzione, inadeguata gestione);
- Messa in maturazione, in aree aperte, di materiali non ancora sufficientemente stabilizzati.
Per combattere queste cause ci sono protocolli di lavorazione, tecnologie e strategie di intervento ben conosciuti che questi insediamenti industriali sono obbligati per legge a dotarsi.
In sintesi se la puzza si sente oltre una certa distanza è perché o l’impianto non è adeguato, o non vengono eseguiti correttamente i controlli, o non funzionano i mezzi di abbattimento degli odori.
2)Un impianto di compostaggio che produce puzza compie un atto illecito?
Per quanto riguarda le leggi con il D.lgs22 del 1997 e col DM del 5 febbraio 1998 si è iniziato a proibire le emissioni odorigene e a dettare norme per impedire o comunque limitare le molestie olfattive. Queste norme sono state introdotte in Italia grazie all’unione Europea, che ha costretto l’Italia ad adeguarsi, almeno in parte alle normative vigenti in altri paesi, specialmente in quelli del nord Europa, dove l’inquinamento da odori è proibito e punito. In Italia si è dovuti attendere il D.lgs.372 del 1999, perché le industrie fossero obbligate a mettere in atto tutti quegli accorgimenti che la tecnologia mette a disposizione per limitare gli effetti odorigeni delle emissioni odorigene.
Questo è il punto fondamentale:
In Italia ormai le industrie che producono inquinamento, anche inquinamento odoroso,devono adottare le migliori tecniche disponibili, per limitare gli effetti nocivi, altrimenti sono punibili sia civilmente che penalmente.
A questo risultato si è arrivati grazie a due fonti:
una normativa (il Dlgs36 del 2003, che disciplina la gestione dei rifiuti) e una giurisprudenziale: la cassazione, infatti, a più riprese ha stabilito alcuni principi:
1) Per aversi inquinamento atmosferico non è necessario che ci sia pericolo per la salute dell’uomo, ma è sufficiente che ci sia un’alterazione che incida negativamente sulla fruizione dell’ambiente da parte dell’uomo;
2) La cosiddetta “Puzza”, quindi, quando influisce negativamente sulla vita degli abitanti di un territorio ( anche solo quando limita la possibilità di aprire le finestre, di stare in giardino, di accogliere ospiti) costituisce inquinamento e la sua emissione e punibile sia civilmente(ex art.844 c.c.) sia penalmente (ex art:674c.p.);
3) Si compie reato anche quando si procura, nella popolazione preoccupazione e allarme, e non solo quando si determina un danno concreto;
4) Anche se un industria ha tutte le autorizzazioni richieste dalla legge, ciò non toglie che debba adottare tutte le migliori tecniche esistenti per limitare al massimo le emissioni inquinanti, comprese quelle odorigene; si fa espresso riferimento a quelle norme tecniche ( le norme UNI) che vengono sempre aggiornate per consentire appunto che le industrie vi si adeguino;
5) Certo, per denunciare e far condannare un industria che produce puzza, bisogna dimostrare che sta emettendo puzza oltre i limiti di tollerabilità; ma la cassazione ha anche affermato, che per questa dimostrazione , basta portare dei testimoni.
Il cittadino può appellarsi anche facendo riferimento agli effetti sulla salute che l’esposizione agli odori provoca:
Al di là della circostanza che concentrazioni maleodoranti possono risultare anche tossiche, c’è comunque la possibilità che l’esposizione a tali odori oltre i limiti di tollerabilità influiscano negativamente sullo stato psico fisico di una persona e dei suoi comportamenti. Quando ciò accade, si viola il diritto alla salute (Art.32 Costituzione) da intendersi come stato di benessere psico-fisico la cui lesione viene determinata da ogni immissione idonea a provocare stress, esasperazione e tensione psicologica anche a prescindere dalla prova dell’esistenza di patologie. ( Tribunale di Mantova-seconda sezione 5 novembre 2004).
Credo che abbiamo fornito abbastanza elementi per rispondere chiaramente alla seconda domanda.
Un industria che produce puzza, anche se ha tutte le autorizzazioni previste dalla legge, compie un atto illecito, se non adotta tutte le migliori tecnologie per limitare al massimo queste emissioni.
3) Come può il cittadino difendere i propri diritti e tutelarsi, dinanzi ad un industria che produce Puzza?
I cittadini per difendere i propri diritti possono denunciare sia civilmente che penamente le industrie che emettendo troppa puzza rendono sgradevole la fruizione dell’ambiente in cui vivono, ma a ben guardare i risultati di queste cause non sarebbero molto soddisfacenti, perché l’eventuale risarcimento del danno sarebbe ben poca cosa, e le multe sono davvero ridicole. Chi può fare molto sono gli enti di controllo, la provincia, la regione, l’arpaL, il comune.
Sono questi enti che vigilando possono e devono far rispettare le leggi tutelando i cittadini e l’ambiente.
I cittadini a loro volta per far valere i propri diritti possono far pressione politica sulla provincia e sulla regione perché adottino quelle normative presenti in altre regioni italiane (Lombardia, Veneto; Basilicata e Sicilia) che hanno fissato regole, limiti alle emissioni, e sanzioni molto precise.
( Questa è la strada che come comitato stiamo percorrendo)