CONVERSIONE DI SAN PAOLO INTENSA PARTECIPAZIONE ALLA CELEBRAZIONE ORGANIZZATA DALLE MONACHE CLARISSE
Lunedì scorso presso il Monastero San Paolo, si è svolta la solenne liturgia per ricordare la conversione di San Paolo e la chiusura della settimana dedicata all’ unità dei cristiani.
Alla cerimonia organizzata dalle monache clarisse, celebrata da Don Fedoro e da altri nove presbiteri, hanno preso parte le autorità civili guidate dal sindaco, la protezione civile, la CRI e molti fedeli.
Una partecipazione talmente intensa che non tutti hanno potuto trovare posto all’interno della chiesa. L’occasione della ricorrenza della conversione dell’ ebreo fariseo Saul, persecutore dei primi cristiani a Gerusalemme, per i tuscanesi in questi ultimi anni assume anche un’altra valenza: partecipando alla cerimonia si vuole rendere omaggio alla monache clarisse e in particolare si vuole mostrare la vicinanza di un’ intera comunità ad un ordine religioso che da secoli rappresenta una parte della storia della città e che potrebbe ben presto scomparire per mancanza di vocazioni.
“Siamo qui ricordando che come San Paolo tutti possiamo incontrare Dio, per stare vicine alle suore – dice una giovane madre – queste donne interamente dedicate alla preghiera, nel loro silenzio e con l’immancabile sorriso, rappresentano per Tuscania un patrimonio indispensabile. La vita dell’uomo non è fatta solo di materia ed apparenza, c’è prima di tutto lo spirito nella consapevolezza che niente rimarrà dei nostri beni materiali, mentre invece eterna è la nostra anima”.
Alla cerimonia è stato esposto il gonfalone della città per dimostrare che di tutti è l’impegno per fare in modo che il Monastero San Paolo possa continuare la sua opera.
“Le quattordici lettere di San Paolo che ci sono pervenute, ognuna delle quali mette a nudo la sua anima con rapide accensioni – dice il parroco del centro storico Don Fedoro - ci fanno intravedere il miracolo della grazia operato sulla via di Damasco, incomprensibile per chi voglia cercarne una spiegazione puramente psicologica, ricorrendo magari all'estasi religiosa o, peggio, all'allucinazione.
San Paolo trarrà dalla sua esperienza questa consolante conclusione: Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo.
Appunto per questo ho trovato misericordia. In me specialmente ha voluto Gesù Cristo mostrare tutta la sua longanimità, affinché io sia di esempio per coloro che nella fede in Lui otterranno d'ora innanzi la vita eterna".