CHE NON CI PENSI PIÙ.
Il leit-motiv ripetuto fino a noia nel fine settimana è stato "ghe pensi mi" ; un refrain ridicolo e penoso, ma sicuramente adatto ad un paese ormai ben fuori di testa, come il nostro.
Come se fino ad adesso ci avesse pensato un altro!Come se negli ultimi nove anni a capo del governo ci fossi stato io, e non quasi sempre il cavaliere di Arcore.
Si direbbe, più un fante che un cavaliere.
L'uomo che ha trasformato il parlamento e palazzo Chigi in una corte, o meglio in una dependance; anzi in una servitù, in una claque.
Come gli odiati Ballarò ed Annozero, dove alla prima scemenza dell'ultimo nano di sinistra, viene giù un uragano di applausi, naturalmente a comando.
Come se finora non ci fosse stato che Lui, che si è portato a Montecitorio, cognata, mogli di amici, amichette, avvocati e dipendenti Mediaset, igienista e magari qualche suo ex idraulico o giardiniere.
Lui che continua a sentirsi sopra Dio, malgrado non faccia che toccare nuovi record negativi sulla corruzione, sulla disoccupazione, sul debito pubblico e sul possesso di auto blu.
Lui che è riuscito ad estendere le magistrature più alte, sebbene già deleggittimate, a qualsivoglia farabutto; purchè servo suo.
Tanto è vero che la soluzione dei nostri problemi sarebbe di avere migliaia di Gary Cooper sceriffi, o di Clint Eastwood ispettori alla Callaghan.
Ma forse il sommo genio delle "veline", uno storico successo lo otterrà: quello di trasformare un innocuo ed incolore Giuda o Bruto nazionale, alias Fini Gianfranco, in un eroe mondiale forse più famoso anche di Garibaldi.
La corrotta servitù dell'Augusto, sta venendo talmente a noia che chiunque ce la tolga di mezzo, sarà purtroppo considerato un "cuor di leone", un "salvapopolo".
Eppure la soluzione sta lì, semplice e nitida e sotto gli occhi di tutti; bisognerebbe fare almeno in modo, che non ci pensi più Lui.
LUIGI CARDARELLI