MASSIMO DE FRANCHI SI APPELLA ALLA SINISTRA: "RIFLETTIAMO SUL PROBLEMA DELLE CASE POPOLARI"
Al Consiglio Comunale di Tuscania di oggi nel secondo punto dell’ordine del giorno, si menzionava l’intenzione di richiedere una modifica alla norma di attribuzione della casa popolare che lega il numero di membri della famiglia alla superficie della casa assegnata. Il nostro governo locale di appartenenza destra-PDL, faceva riferimento al fatto che la “famiglia italiana” (tuscanese) non è più cosi numerosa come nel passato, essendosi ridotta dai cinque a scarsi tre membri. Inoltre nel gruppo dei aventi diritto si sono introdotti nuove figure: la madre celibe o divorziata, il/la pensionato/a vedovo/a, il divorziato che con famiglia a carico non ce la fa a pagare un affitto normale, ecc. Tant’è che a Tuscania non ci sono appartamenti con affitto popolare con superficie adeguata per queste nuove categorie. Bisogna quindi trovare una soluzione.
Le case popolari sono state costruite nella grande maggioranza dopo il terremoto e per le famiglie dei terremotati. Così che il volume degli appartamenti rispondesse alle famiglie tuscanesi di quel momento che erano quasi tutte numerose, le belle famiglie degli agricoltori tuscanesi che oggi fanno l’orgoglio della città, con quattro o spesso cinque figli. Oggi quei figli non hanno più prodotto un uguale numero di discendenti e perciò non possono più accedere, se ne hanno bisogno, ad una casa popolare, sempre qui a Tuscania: il fattore “numero di membri/metri quadri di superficie” secondo una legge regionale non permette l'assegnazione. Allora, per evitare che questi alloggi siano sistematicamente e solamente assegnate a famiglie che vengono da fuori, più numerose che quelle locali, il Consiglio Comunale propone alla Regione, il cambio della norma.
L’opposizione, che si crede denunciatrice, non si oppone alla richiesta, ma non accetta il cambio di criterio di assegnazione. Dov’è il tranello posto dalla destra? Questa si dichiara in favore delle famiglie locali che votano e la sinistra perde voti, schierandosi in favore degli “extra-comunitari”. Bell’affare! Per fortuna che c’era un assessore del Consiglio di Maggioranza, che bonariamente richiama all’ordine i suoi compagni di partito: la richiesta di cambio della norma non sarà mai ricevuta, perché si tratta di modificare una legge nazionale, non una norma regionale, quindi … il tutto alle calende greche.
Certo che la destra resterà sulla carta quella che ha difeso le famiglie tuscanesi in bisogno. Che slogan sceglierà allora la sinistra per difendere le espulsioni dalle case di tutti gli abusivi e poi di tutti quelli, che senza un libretto di lavoro, o per aver perduto lavoro, o lavorando senza residenza o con residenza ma con lavoro precario, ecc, ecc. E come trattenere tutti gli extra-comunitari, pur sicuri ma vedendo questa situazione, se ne vorranno andare, per paura di ritorsioni?
Per ricostruire un pensiero di sinistra bisogna contare con la paura latente del differente, che bisogna eliminare quando non ci sono più certezze nel domani. Ci vogliono far credere che stiamo vivendo una crisi economica mondiale, ma in realtà assistiamo all’ultima fase della espansione del capitalismo a scala del globo. Il famoso capitalista depone i suoi averi la dove il lavoro costa di meno: ecco la crisi com'è. Io vorrei sapere se l’ecosistema, o meglio se la “natura” sopporterà passivamente le nostre stramberie che adesso chiamiamo speculazioni finanziarie.
Ecco la riflessione che richiedo: dobbiamo mobilitare Tuscania, affinché si facciano investimenti produttivi (non negozi di cianfrusaglie, tessuti, servizi astrusi, che falliscono a catena). Bisogna contribuire a dar lavoro a chi ne ha bisogno in loco, rifacendo un’agricoltura organica, liberandoci dai vincoli energetici e puntando sul riciclaggio dei nostri rifiuti. Dobbiamo sviluppare con piccole industrie, il mondo della bioplastica biodegrabile (unione tra agricoltura e tecnologia), del riciclaggio delle plastiche in generale, del riciclaggio della carta e cartone, e del foto-voltaico, della sansa d’olivo e della vite, il fieno ecc.. L’artigianato del riciclaggio. Ridurremo cosi le distanze lavorando assieme e conoscendosi meglio. E avremo meno pressione sulle necessità di case popolari.
Massimo de Franchi, Tuscania venerdì 30 aprile 2010