- TARQUINIO SECONDO INCONTRA SAN PIETRO NEL SOGNO… - Succede a Tuscania 2014 - Toscanella - Il blog dei tuscanesi

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- TARQUINIO SECONDO INCONTRA SAN PIETRO NEL SOGNO…

Pubblicato da Tarquinio Secondo in Blog Toscanella · 19/7/2014 08:57:39

Qualche giorno fa ho fatto un sogno, un sogno strano e adesso ve lo racconto.



Ero morto. Proprio morto e disteso sopra al letto. Ma sopra a quel letto, di me, disteso alla supina, c'era solo il corpo, con il vestito nero, con quel vestito nero che avevo indossato tutti gli anni della mia vita solo a Natale, a Pasqua e per i Santi Martiri, e che poi, quando ormai ero vecchio, avevo messo da parte proprio per questa occasione. Io, proprio io, in quel letto però non c'ero più, perché lì c'era il corpo, ma l'anima mia era uscita e s'era messa in un angolo, seduta su un banchetto e stava lì a vedere quello che succedeva nella stanza.

Attorno al letto, seduti su delle seggiole e silenziosi c'erano i parenti e gli amici che erano venuti a dare le condoglianze. Ai lati del letto c'erano quattro candele accese e in un canto, appoggiata al muro, una bella cassa da morto. Ogni tanto entrava qualcuno con un viso lungo e serio come un venerdì di quaresima, si faceva il Nome del Padre, diceva qualche parola sottovoce, poi zitto zitto, se ne andava.  
Non so quanto sono rimasto lì, seduto nello sgabello, ma poi ho pensato bene che era ora d'andarmene. Dalla finestra aperta ho preso il volo verso l'alto del cielo; e mi sentivo leggero come una piuma che portata dal vento volava, volava... E mentre salivo verso l'alto guardavo giù in basso e rimanevo incantato a vedere Tuscania, il mio paese, dall'alto. E Tuscania, vista da lassù, faceva un gran bell'effetto: vedevo San Pietro e Santa Maria, nell'armonia miracolosa del tufo che quasi diventava canto nel sole del mattino; e poi il Parco, il Rivellino, Fuori Porta dove la gente passeggiava o se ne stava seduta nei bar e che continuava a fare quello che aveva fatto sempre: oziare e discutere e cercare di risolvere i casi di politica nazionale e internazionale.  E poi c'erano, come sempre i vecchi seduti nei sedili, all'ombra degli elci scapocchiati, che, non avendo da fare niente, se ne stavano lì aspettando quello che era successo a me...

E continuavo a salire, a salire e sotto di me c'era tutto il paese: il Centro storico, racchiuso dentro le mura, trattenute dalle torri smozzicate e vuote, e con le macchine che intasavano le vie, nonostante ci fossero i divieti di sosta, ma un Centro privo di vita, assorto in un sonno mortale. E poi il paese fuori le mura, con le vie larghe, i giardini, le villette e Via Martiri di Nassiria finalmente asfaltata. Continuavo a salire e vedevo sotto di me la campagna, la nostra campagna, ricca di verde e di boschi...  

Ogni tanto, mentre salivo piano piano, incrociavo qualche aeroplano, di quelli che   lasciano pennellate di bianco nell'azzurro del cielo. Poi, quando il paese laggiù era diventato piccolo piccolo, all'improvviso mi si presenta una squadra di angioletti che mi circondano e mi accompagnano nella mia ascensione. Quando ormai ero tanto in alto da non distinguere più nulla della Terra, mi sono trovato davanti ad un gran portone, nello stipite del quale c’era scritto "Paradiso". C'era un angiolone che stava di guardia e quando mi vide arrivare, mi fa:    
         - "Chi va là?"

- "Sono un cristiano di Tuscania che viene dalla terra. - Rispondo - Si può entrare?"
A questa risposta scatta sull'attenti, mette le ali a sesto acuto, e mi rifila un gran saluto
"Qui si mette bene! – ho pensato -  Allora ad essere stato un buon cristiano quassù conta parecchio."


L'angiolone dà un busso alla porta; la porta s'apre e io entro. E che vedo? Un salone immenso, illuminato da non so quanti lampadari di cristallo. Il soffitto era d'oro, le pareti erano ricoperte di broccato, le colonne che tenevano il soffitto erano d'alabastro. M'accosto al muro e dentro di me penso. "Se m'hanno fatto entra’ qui si vede che la faccenda porta bene. Ormai sono dentro, e chi mi caccia?!".


A questo punto da una porta laterale sbuca fuori un angioletto e mi fa:

"Amico, non ti ingazzurrire, perché questa è la sala d'aspetto.  Adesso dovrai passare l'esame. Vieni dietro a me!"

Lo seguo e mentre camminiamo in un lungo corridoio, l'angioletto mi dà dei consigli su come mi sarei dovuto contenere di fronte a San Pietro e ai giudici. Alla fine del corridoio s'apre una porta più grande di quella che avevo passato ed entriamo in una sala ancora più bella: era la sale delle udienze. C'era sullo sfondo un grande armadio con tanti scaffali in cui erano riposti tanti libri mastri e davanti, seduti su delle sedie c'erano una decina di persone vestite come il vescovo quando celebra il pontificale e al centro, San Pietro, con un bel mazzo di chiavi in mano. Era seduto più in alto degli altri e aveva davanti una grande scrivania sulla quale c’era aperto un libro grosso come un messale.

San Pietro e quella decina di austere persone, vestite come un vescovo, formavano la corte che m'avrebbe giudicato.  Io, sicuro che si trattasse solo di una formalità, mi inchino e fo un sorriso a tutti. San Pietro mi dà una guardata, diventa serio e poi mi dice:

- "E ti presenti con tutta sta allegria? E dovresti tremare per tutto quello che c’è scritto qui!"


E batté la mano sopra quel grosso volume che era davanti a lui.

"Se sapessi quante lagnanze e quante frescacce sono scritte qui dentro!"

A quelle parole io sto zitto, e mi metto a fare mente locale su quello che avevo fatto giù nel nostro mondo.  E allora, dopo una rapida ripassata alla mia vita e, considerato che avevo davvero in attivo non so quante frescacce, dico a me stesso:

- "Fatti forza! Ruga, nega, controbatti, o sei fregato."


San Pietro mi guarda e:

- "Cominciamo l'esame. Vedo qui scritto che spesso andavi alla messa, ma troppe volte durante la predica ti mettevi a dormire. E ti sembra che facevi una cosa ben fatta?"


ed io:

- "San Pietro mio, voi avete ragione, ma tutti i giorni dovevo sentire una predica, quando il Papa aveva detto che la predica si doveva fare solo la domenica. E poi quando le prediche erano lunghe e non si riusciva a capire quello che il prete diceva che dovevo fare? Io non ce l'avevo il telecomando per girare canale! E poi, San Pietro mio, ma vi siete scordato che quando nostro Signore nell'Orto degli Ulivi pregava e dovevate consolarlo, voi con san Giovanni e san Giacomo invece stavate  fare una pennichella?"


San Pietro mi guarda in tralice e poi mi fa:

- "Che vuoi, che ti chieda pure scusa? Invece di mostrare un solenne pentimento, appena t'ho fatto una accusa, l'argomento me lo ribatti? Vedi di calmarti. Qui tu sei un imputato e ricordati di rispondere solo quando sei interrogato. E adesso parliamo delle messe. Quante volte sei arrivato in chiesa quando la messa era un bel pezzo avanti?  Non potevi essere più puntuale?"


- "San Pietro caro, voi avete ragione, ma io non ho torto...perché la santa messa non incominciava mai quando sarebbe dovuta cominciare, perché il prete o confessava, o stava a parlare in sacrestia o arrivava tardi... In quanto ad arrivare a tempo manco voi siete stato sempre puntuale. Infatti quando dopo che la Maddalena v'aveva detto che nostro Signore era risuscitato e voi e san Giovanni siete andati di corsa al sepolcro, San Giovanni non è arrivato mezzora prima di voi?"


Non l’avessi mai detto! San Pietro vedo che cambia colore, spalanca gli occhi si alza dalla sedia, mi punta il dito in faccia e:

- "Sei un insolente e uno sfacciato! Io ero anziano e pure mezzo acciaccato, tu non mi pare che hai avuto sempre ottanta anni!"


Detto questo continua a sfogliare la cartella. Cala un silenzio che è foriero di tempesta. Comincio a tremare, sudo freddo, ho il batticuore.

- "Qui ti si accusa di esser un po' nervoso, anzi piuttosto nervoso. T'arrabbiavi per niente, perdevi continuamente la calma e anche per una ragione da niente davi in escandescenze."


ed io:

- "E' vero! Ma pure voi, san Pietro caro, anche se anziano, quando vedeste catturare il Signore, con la scimitarra non avete affettato un orecchio a un povero subalterno?"


- "Ho capito – dice san Pietro – ti ci vuole una buona lezione. Cerca di calmarti e ricordati che qui sei un imputato e non cercare di avere sempre ragione!  Lo ripeto, occorre darti una lezione! Le minacce per te non sono abbastanza.  E allora dopo aver letto quest'altra annotazione vediamo un po' se ti passa l'arroganza che hai! Mi risulta che con le donne facevi un po' il galletto, facevi il cascamorto soprattutto con quelle più carine, e qualche volta sei andato un po' troppo avanti...  E allora considerate queste accuse e visto che sei così ostinato e hai ancora l'affezione al peccato, anche se la materia delle accuse non è tanto grave da spedirti all'inferno, è però tanto grave da condannarti per mezza eternità al purgatorio."



- "Ma io, il Signore mica l'ho rinnegato come avete fatto voi, san Pietro mio! In paradiso voi ci siete entrato e pure trionfalmente e allora perché non posso entrarci pure io?"


- "Io però ho pianto, mi sono pentito, mi sono distrutto dal dolore... Tu che hai fatto? Poco o niente e in più davanti a questo tribunale invece di batterti il petto ti mostri palesemente impenitente."


Allora, vista la mala parata, anche io mi sono alterato e ho detto:

- "Se questo è un tribunale, pretendo un avvocato come prescrive il codice dell'eternità."


- "Amico, per te è finita. - Me risponde San Pietro con gli occhi di fuori -  E chi credi di essere? Chi pensi che abbia le chiavi del paradiso?  Io! Io sono san Pietro e qui comando io!"


Mi sono visto perso e già cominciavo a singhiozzare per la paura d'essere spedito in purgatorio per mezza eternità, quando all'improvviso si sono spente tutte le luci e io sono stato afferrato per un braccio e trascinato verso l'alto veloce come un missile della Nasa. Era come se attraversassi un tunnel tutto buio e non sapevo chi mi stringeva il braccio e mi trascinava su...su...su. Poi all'improvviso mi sono trovato immerso in una luce immensa, ho guardato chi era che mi stringeva il braccio e ho visto che era ...la Madonna.

- "Figlio, figlio mio!  - mi diceva con una voce dolce come il miele. - Sei salvo!"

E io con il cuore che mi scoppiava dalla gioia, rivolto verso la Madonna le ho detto:
- "Madonna mia!  Madre mia!"


E poi, guardando verso il basso, con tutta la voce che mi trovavo in gola, sicuro che attraverso quel tunnel la mia voce poteva arrivare fino a san Pietro ho gridato:

- "San Pietro, alla Madonna le ho sempre voluto bene e per questo non l'ha pensata come voi! San Piè, v'ho buggerato!"



E questo è il sogno che ho fatto al canto del gallo, nell'ora grande della notte, l'ora senza luce, ma già certa del giorno, l'ora dei sogni più veri, delle partenze subitanee, della morte.





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