E’ come se il maresciallo Rocca premiasse il commissario Montalbano – “di persona personalmente”, peraltro. Come se i mitici “Racconti del maresciallo”, scritti da Mario Soldati negli anni Sessanta, si fossero mutati nei “Racconti del sovrintendente”. Come ha detto Giancarlo De Cataldo, nel momento della consacrazione ufficiale del fatto, “la vita è paradossale”. E infatti, il paradosso – anzi: i paradossi – ci sono tutti. A cominciare dai carabinieri, che premiano un poliziotto, che ha scritto un racconto su un maresciallo dei carabinieri, per un concorso letterario (“Carabinieri in giallo”) bandito proprio dalla rivista “Il Carabiniere”. E in mezzo a tutto questo schierare uomini reali dell’Arma e personaggi letterari dell’Arma e concorsi dell’Arma, ecco che un poliziotto arriva primo.
Lui è Alessandro Maurizi, lavora presso la Questura di Viterbo, è già autore, oltre che di molti racconti, di due libri che hanno per protagonista il suo Marco Alfieri, ovviamente poliziotto: “L’ultima indagine” e “Il vampiro di Munch”.
Il concorso “Carabinieri in giallo” si ripete ogni anno: al vincitore, oltre la soddisfazione di arrivare primo, un premio di duemila euro (mano santa a ridosso di tredicesime e di mutui), e soprattutto la pubblicazione, nei prossimi mesi, dei primi classificati in un apposito volume (ormai quasi a livello di rarità da collezionisti, come il famoso calendario) della storica collana dei “Gialli Mondadori”.
La premiazione si è svolta lunedì scorso a Roma, presso la redazione de “Il Carabiniere”, diretto dal colonnello Carlo Bellotti, in piazza San Bernardo. A leggere le motivazioni, e a consegnare le premiazioni, il presidente della giuria, Giancarlo De Cataldo, magistrato e scrittore, autore di molti libri noir – e soprattutto, oltre dieci anni fa, di “Romanzo criminale”, ispirato alla saga della banda della Magliana. Ha ironizzato, De Cataldo, consegnando il primo premio a Maurizi: “Un esempio meraviglio di democrazia: carabinieri e magistrati che premiano un poliziotto”. Il racconto di Maurizi, che si è piazzato al primo posto, ha per titolo “Senza amore, senza vita”.
Ovviamente, niente della trama può essere svelato – ma il piccolo paesino di montagna, “distante trenta chilometri dal più vicino centro abitato”, e soprattutto la figura del protagonista, il maresciallo Vezio De Santis, che l’uniforme dei carabinieri indossa da trent’anni, con la sua piccola caserma e i suoi tre uomini, oltre al mistero che si trova di fronte (un mistero che tocca la solitudine e i sentimenti degli uomini) sono di sicuro destinati a restare impressi. “Voi avete ammazzato un sacco di gente nei vostri racconti – ha scherzato il colonnello Roberto Riccardi, pure lui scrittore di gialli oltre che ufficiale dell’Arma, che prima di Bellotti ha diretto la rivista – e per questo siete qui”. De Cataldo, che da sempre guida la giuria, ha annotato come “la qualità sia in crescita”, e di come “i carabinieri fanno parte della nostra mitologia, ed è giusto raccontarli”. E meglio di tutti, quest’anno, a farlo è stato un poliziotto.
Che adesso, felice, racconta: “Non pensavo di vincere un concorso dedicato al giallo con un racconto in cui non c’è una goccia di sangue. E dove non c’è un omicidio. Semplicemente, il mistero è nascosto nel dolore universale”. Che è materia appassionante d’indagine – di poliziotti e carabinieri, di filosofi e poeti. “Per un poliziotto è un doppio onore essere premiato dai carabinieri. E per uno scrittore è un doppio onore essere premiato dal Giallo Mondadori”, conclude Alessandro Maurizi con una risata.