Fonte: TusciaWeb
Chiuso il processo allo chef di fama internazionale, titolare dell'omonima scuola di cucina, e a un geometra, imputati per abuso edilizio. Assolti con formula piena.
Si chiude così il processo per abuso edilizio a Rossano Boscolo, proprietario dell’omonima scuola di alta cucina con sede a Tuscania, nel complesso di San Francesco.
A far finire a giudizio lo chef di fama internazionale, due tettoie, una scala e le aiuole piantate nell’orto sottostante il complesso. A processo era finito anche il direttore dei lavori Giacinto Volpi, dopo il sopralluogo della polizia locale anni fa e la denuncia.
Quella di San Francesco era chiesa a cielo aperto dal ’71: il terremoto aveva fatto crollare il tetto che, da allora, non era mai stato ricostruito. Un peccato. Soprattutto per la cappella Sparapane, con all’interno affreschi antichi esposti alle intemperie.
“Era diventata un letamaio – spiega l’avvocato di Boscolo e Volpi, Giovanni Bartoletti, tirando le sue conclusioni davanti al giudice -. Nel progettarla, nel 2008, Boscolo aveva pensato subito alla doppia utilità della tensostruttura: da un lato necessaria per la scuola, dall’altro funzionale per proteggere gli affreschi”.
Quando decide di trasferire la sua scuola al complesso di San Francesco, Boscolo viene a sapere che il comune aveva già ottenuto un finanziamento per rifare il tetto. Investe anche lui nel progetto, che riceve un primo ok dalla Soprintendenza e poi lo stop da parte di nuovi funzionari che lo stroncano: la copertura pensata da Boscolo è troppo moderna. Serve qualcosa di più in linea con lo stile antico ed essenziale della chiesa, sono le nuove direttive della Soprintendenza. Risultato: le tettoie vengono costruite e demolite. Oggi non esistono più: al loro posto c’è un rivestimento di nylon provvisorio che, a quel punto, commenta l’avvocato Bartoletti, “era molto meglio prima”.
Il pm Cristiano Ricciutelli chiedeva la condanna a un anno e tre mesi per Boscolo e dieci mesi per il geometra Volpi, insistendo sui vincoli archeologico, paesaggistico e di riserva naturale. Il giudice Eugenio Turco li ha assolti perché il fatto non sussiste.