Da "TUSCANIA..... SOPRANNOMI E ANEDDOTI" di Paolo Pantalei
BARBIERI E CALZOLAI (ciabattini). Negli anni 1930, a Tuscania, vi era un buon numero di ciabattini, sellai e barbieri che formavano un bel gruppo d’amici.
Ogni lunedì, loro giorno di riposo settimanale di lavoro, si davano appuntamento, presso la porta di Poggio Fiorentino per andare a fare il “giro di strada nova”, l’ora in cui di norma gli altri giorni iniziavano il lavoro. Il giro consisteva in una passeggiata di circa due chilometri, lungo la nuova circonvallazione che tuttora va dalla porta civica suddetta alla Chiesa di Santa Maria Maggiore e da qui al Centro storico. Il fine ufficiale della passeggiata era quello di fare del moto almeno una volta la settimana, mentre in realtà serviva per raggiungere alla fine l’osteria “Al Gallo”, per consumare una piacevole colazione e continuare i discorsi più o meno interessanti, iniziati durante il cammino.
Se, nel corso della settimana, avveniva nel paese un qualsiasi decesso, il gruppo degli artigiani partecipava sempre al funerale, essendo spesso il defunto, un lontano o uno stretto parente di qualche membro del gruppo ovvero un semplice amico, cliente o conoscente di qualche altro.
Ora bisogna ricordare che ai tempi in cui si svolge il racconto, non si celebravano le S.S. Messe vespertine perciò i funerali si tenevano sempre nelle prime ore della mattinata.
A coronamento della puntuale partecipazione dei nostri artigiani vi era l’appendice della colazione, ma questa volta non era una semplice colazione era “la colazione a lutto”, studiata e composta con i seguenti ingredienti: salsicce nere (di fegato di maiale), olive nere essiccate o in salamoia, pane nero di grano duro e logicamente tutto innaffiato con vino nero; una succulenta variante era talvolta l’aggiunta di fegatelli di maiale che la cottura alla griglia conferiva loro un colore decisamente nero.
Durante la consumazione, veniva fatto una specie di panegirico del defunto di turno, ricordando la sua bontà d’animo, la sua onestà e le sue buone qualità umane.
Si racconta che in una di questa colazione il ciabattino soprannominato “Peppe zitto” esclamò: “Quanto adera bono”, al che un amico, trattandosi in quell’occasione di una defunta, lo riprese dicendo: “Vorrai dire quanto era buona”, ma Peppe spiegò:
“No, io l’avevo col fegatello che ho appena magnato”.