Fonte: TusciaTimes
di MARIA ANTONIETTA GERMANO.-
Le magnifiche opere di Gino Bernardini sono difficili da definire. I suoi quadri al primo sguardo lasciano l’osservatore attonito, perché sembrano dei ricami su tela dove fili colorati s’intrecciano tra fiori, foglie e rami, nella magnificenza della natura.
Bisogna osservarli con molta attenzione per accorgersi che ogni opera è stata realizzata con piccoli precisi e perfetti segni di colore che danzano liberi e creano la magia, vera essenza dell’opera. E non è tutto così semplice come appare. I pennelli sono banditi e sulla tela si muovono le dita dell’artista che plasmano con i colori, immagini d’incredibile bellezza.
Di questo si è parlato ieri pomeriggio, 20 giugno, nella Sala delle Assemblee della Fondazione Carivit, dove è stata illustrata, prima dell’inaugurazione, la mostra di Gino Bernardini dal titolo “Vibrazioni dell’anima” (20 giugno -13 settembre 2015), 40 quadri esposti nel Museo della Ceramica della Tuscia, organizzata e allestita dalla Società Cooperativa Girolamo Fabrizio.
E’ intervenuto per un breve saluto l’assessore alla Cultura Antonio Delli Iaconi che ha posto l’accento sul messaggio preservare la Natura, lanciato alla collettività dall’artista con il trittico “Il giardino del cuore” (olio su tela – cm 240×100), composto per questo evento.
Parole di compiacimento sono state espresse dal padrone di casa, Mario Brutti che ospita la mostra e ne condivide le finalità, utili per le generazioni presenti e future.
Ha introdotto l’incontro Cristina Bugiotti, presidente della società cooperativa Girolamo Fabrizio mentre a Silvia Valentini, direttore del Museo della Ceramica della Tuscia, è toccato l’onore di dialogare con il geniale artista al quale ha sottoposto domande e chiesto spiegazioni su come sono stati concepiti i suoi capolavori.
Gino Bernardini non si è fatto pregare, ha raccontato com’è nata la sua vena pittorica. Non ha una formazione artistica ma ha sempre disegnato e amato l’arte. La sua prima mostra personale risale al 1991 a Torino. Ha sperimentato nuove tecniche, ha dipinto paesaggi toscani e ha ascoltato consigli di altri artisti. Poi si è fermato per quattro anni perché cercava dentro di sé un’ispirazione autentica. Poi un colpo di fulmine: si è innamorato di Monet, e l’anima ha iniziato a danzare. Ha affinato la sua tecnica e ora ne è padrone. Nelle sue opere non ci sono disegni, li crea sul momento e prendono forma sotto le sue dita imbrattate di colori. Dipingere per Bernardini è un rito. Prima di iniziare un’opera cerca l’ispirazione, si concede momenti rilassanti di Yoga, ascolta, come un mantra, musica e rumori della natura e nel suo animo accade qualcosa di miracoloso, tra razionalità e pazzia. E le sue mani cominciano a dipingere senza sapere che cosa ne uscirà.
Spiega, attraverso delle immagini, alcune sue opere. “Love” sono dodici ortensie, come i mesi dell’anno, acqua, terra, radici ed è un inno all’Amore. “Arundo donax” (olio su tela, cm 150), sembra una foto ma non è altro che l’immagine della canapa, è un inno alla Natura.
Infine Gino Bernardini racconta la sua esperienza al Reparto oncologia pediatrica dell’ospedale Umberto I di Roma, dove ha dipinto, gratuitamente, le stanzette dei bambini ricoverati. Ed è stato difficile, primo perché è tornato ai ricordi della sua infanzia impegnandosi a riprodurre i personaggi di Walt Disney, secondo perché i severi giudici erano gli stessi meravigliosi bambini. Tutto è durato un anno di lavoro gratificante.
Dopo gli applausi, i fiori e i flash dei fotografi, il taglio del nastro e un sobrio buffet, il brindisi di augurio ha chiuso la serata.
La mostra sarà aperta al pubblico, dal giovedì alla domenica dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 16 alle 19, fino al 13 settembre 2015 con ingresso gratuito.
Durante il Caffeina Festival (26 giugno- 5 luglio), il Museo della Ceramica rimarrà aperto sino a tarda sera.
Per informazioni: Museo della Ceramica della Tuscia – tel. 0761-223674, oppure all’indirizzo mail,mctuscia@gmail.com.