Dopo la battuta di Baldo sulla santa messa ascoltata da alcuni tuscanesi alla Rocca e, tenendo presente le varie vicissitudini che la nostra parrocchia ha passato, e sta passando, mi sento in dovere, anzi in diritto, di dire pure la mia. Sarò logorroico, ma non posso fare altrimenti.
Il prete chi è?
E’ un interrogativo che oggi, soprattutto qui a Tuscania, è tornato alla ribalta per merito di qualche prete che continua imperterrito a tracimare, dal proprio specifico ruolo di persona consacrata, esternazioni imprudenti o posizionate su evidenti e personali modi di vedere e di fare.
Allora il prete chi è?
E’ una persona, che, oltre a fare un faticata a testimoniare l’aldilà, si accolla l’enorme fatica a testimoniare soprattutto l’aldiquà.
Perché il prete non è una persona normale.
Le persone normali hanno famiglia, prendono uno stipendio, coltivano simpatie e antipatie, sono convinti che i cattivi rimangono cattivi e che i buoni continueranno perdere. Credono che Caino sia più forte di Abele e che il Figliol Prodigo, anziché tornare a casa scialacqui tutti i beni di famiglia, compresi quelli del fratello buono. Credono che il vangelo sia un bel libro da leggere e da collocare nello scaffale del salotto. Le persone normali sono sicuri che saranno i furbi a possedere la terra; che essere poveri è una disgrazia. Hanno un orario di lavoro, le giornate libere, sono coperti di contratti, si godono le loro ferie e quando va male devono sopportare le suocere. Le persone normali sperano di avanzare professionalmente, di farsi la seconda casa in montagna o al mare, di avere una auto all’altezza del ruolo, di fare quei quattro peccatucci che è giusto fare (e tutti sappiamo quali), perché si dice che quello che perso è perso e che è giusto fare in questo mondo. Le persone normali più che amare la gente di colore apprezzano la gente con la “faccia abbronzata”.
I preti non sono persone normali.
Non hanno famiglia, non hanno moglie, vivono nella casa della parrocchia, non hanno orari, non hanno le domeniche libere, si possono permettere di fare le ferie di tanto in tanto con un centinaio di ragazzi dell’oratorio. Devono ascoltare per vocazione tutti, devono amare soprattutto le persone che altri odiano, devono credere che il Figliol Prodigo prima o poi tornerà a casa; non possono accettare che esistano gli irrecuperabili. Si innamorano delle persone che li odiano e sono convinti che Caino prima o dopo si convertirà. I preti sognano il paradiso e usano i beni di questo mondo quel tanto che basta; camminano per terra, ma non sono di questa terra. Predicano a chi ci sente e a chi è sordo; perdonano settanta volte sette e credono che la pace sia più importante ed economica della guerra. Chiamano tutti fedeli, hanno sempre libero un posto a tavola per il povero e la porta socchiusa per chi bussa. Non può servire due padroni, perché deve servirne uno solo, Gesù Cristo, e quindi deve avere una fede con la quale deve trasmettere al mondo la Buona Novella. Per questo ci domandiamo come è possibile che anime consacrate si perdano in miserie. Certamente, su un candido lenzuolo anche le macchioline (figuriamoci le grandi patanfie) saltano subito all’occhio… In conclusione ciò che in un laico si compatisce, in un sacerdote, in un anima consacrata non si perdona.
Però...c’è un però.
Tutti i preti cominciano la vita consacrata con grande entusiasmo e con le migliori intenzioni. Ma la vita consacrata è fatta di gesti ripetitivi e di orari e se il prete non esercita una grande vigilanza a poco a poco scivola nell’abitudine e quella vita, che doveva esser una missione, diventa un mestiere, come un altro, meno redditizio (Forse!?) però più comodo e meno carico di responsabilità pratiche di altri mestieri. E quando, con il trascorrere del tempo, la tensione spirituale non è che un ricordo e la preghiera, soprattutto la preghiera, soffocata dall’attivismo, ripeto dall’attivismo|, si riduce a quei pochi momenti in pubblico, ecco che può presentarsi (e si presenta sempre!) il Tentatore che fa crollare l’anima ormai priva di difese.
E allora che cosa succede?
Sono sicuro che chi ha letto, la risposta già se l’è data!