A Tuscania, dicasi di una persona che è un Birollo è come dire di una persona poco intelligente che “apre bocca e je dà fiato” o si comporta in modo non conforme a ciò che è la normalità. Difatti è nel linguaggio comune dire: “che stracce de Birollo..!!”.
Non si trova il termine in italiano, esiste invece il cognome Birollo (in Italia se ne trovano poche decine e si trovano nel Veneto e in Lombardia).
Ma veniamo al BIROLLO dolce. Nei giorni scorsi, ho pubblicato su Facebook nel gruppo “Succede a Tuscania” la ricetta del Birollo tipico tuscanese (le ricetta è stata presa dal libro di Chiara Cesetti “C’è una volta” che si può acquistare presso la libreria Unicorno in piazza Matteotti) si è subito intavolata una discussione tra chi era curioso di sapere che cosa era e altri che lo denigravano come un dolce di serie B.
Ho chiesto se qualcuno era disponibile a farlo e tra tanti chiacchieroni si è fatta avanti Simonetta Goldoni (la figlia della maestra Clelia Bertelli Goldoni) che ha detto: “Ci provo io a farli, così ci leviamo la curiosità”. Detto, fatto, si è rimboccata le maniche, si è procurata gli ingredienti e insieme al marito Marcello Principi (che più che altro ha dato l’appoggio morale...) si è immersa nell’impresa, ha preparato l’impasto con tutti gli ingredienti e non appena lievitato ha cominciato ad arrotolare l’impasto facendo dei bastoncini, il Birollo lo ha fatto Marcello (no, nel senso che è andato a bighellonare Fuori Porta) che si è preoccupato di fare la tipica forma a ciambella.
Ieri sera con grande sorpresa Simonetta Goldoni mi ha portato un vassoio di Birolli (lo potete vedere nella foto) li ho assaggiati ed erano buoni, nemmeno tanto duri (consideriamo però che li aveva fatti da 3 ore), invece l’ho mangiato uno il giorno dopo ed effettivamente oggi sono un po’ duretti tanto da meritarsi l’appellativo di “Straccaganasse” (i tuscanesi siamo campioni a coniare certi appellativi).
Che dire? Ringrazio Simonetta e Marcello per la loro gentilezza. Provate a fare i birolli, provateli perché è un dolce semplice e privo di zuccheri che riporta un po’ indietro nel tempo agli antichi sapori. Magari si potrebbe fare la “Sagra del Birollo” con tanto di nomina e trafascio del più Birollo di Tuscania, io sono fuori concorso perché vincerei.
E che Birollo sia.
luigi pica
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Birolli con l’acqua melata (storia e ricetta):
Sono tra i dolci più antichi della nostra tradizione. Appena un po’ dolci, di sapore semplice e di consistenza robusta, rimangono quasi simbolicamente emblema di una civiltà contadina semplice ed essenziale. Anticamente per questa ricetta non era il miele l’elemento base, ma l’acqua melata: il miele appena raccolto veniva filtrato con dei panni di tela, il prodotto buono si conservava o si vendeva mentre i teli imbevuti delle sostanze rimaste erano messi a bagno prima di essere lavati. E’ con questa acqua che si preparavano i birolli.
Ingredienti:
- Farina (non c’è una dose precisa ma la pasta deve essere leggera perché il miele indurisce)
- 500 gr di miele
- 2 cucchiai d’olio d’ oliva
- 2 cucchiai di bicarbonato (oppure una bustina di lievito per dolci)
- Una tazza d’acqua
Preparazione:
Sciogliere il miele nell’acqua tiepida, aggiungere la farina, l’olio, il lievito e preparare un impasto con la consistenza della pasta del pane. Lasciar lievitare per una mezz’ora. Stendere la pasta a birollini sottili (come un dito). Preparare le ciambelle, sistemarle in una teglia da forno ed infornare a forno caldo a 160° per 20/30 minuti.