Con il patrocinio del Comune di Vetralla
e il Sistema Museale di Ateneo (UNITUS)
SABATO 10 GIUGNO 2016 ore 18
In occasione delle iniziative culturali
FIORI ALLE FINESTRE E CENE IN CANTINA
la Casa Editrice Davide Ghaleb
presenta
MI CHIAMO SAD
e di notte sogno il mio cognome
di Giuseppe Emiliani
presso la Sala conferenze Porfirio Fantozzini
Istituto Comprensivo "Piazza Marconi"
Vetralla (VT)
LETTURA DEL TESTO TEATRALE
di
PIETRO BENEDETTI
Interverranno:
Giuseppe Emiliani, regista teatrale
Roberto Santoni, preside I. C. "Piazza Marconi"
Diana Ghaleb, delegata alla Cultura
Sarà in vendita il libro
Mi chiamo Sad di Giuseppe Emiliani
In occasione dei festeggiamenti "Fiori alla finestre e cene in cantina", con il Patrocinio del Comune di Vetralla e della Pro Loco di Vetralla e con la collaborazione dell'Istituto Comprensivo "Piazza Marconi”, la casa editrice presenta "Mi chiamo Sad" un lavoro teatrale di Giuseppe Emiliani, regista vetrallese che opera a Venezia. La performance sarà condotta dell'attore e regista Pietro Benedetti, che interpreterà il monologo della pièce teatrale. A fine performance ci sarà un breve dibattito con il regista Giuseppe Emiliani coordinato da Diana Ghaleb e con la partecipazione di Roberto Santoni, preside dell'Istituro Comprensivo "Piazza Marconi".
La partecipazione sarà a libera sottoscrizione tramite l'acquisto del libro.
La partecipazione sarà a libera sottoscrizione tramite l'acquisto del libro.
Note sullo "pièce" di Nicolò Menniti Ippolito
Sad, il protagonista di questo testo, è un abitante del teatro, è sin dalla prima frase un personaggio, che parla a noi, si rivela a noi, ma non è nel nostro spazio, perché sente sotto i suoi piedi le tavole del palcoscenico, non conosce la luce del sole, ma solo quella dei fari, che lo illuminano, ma poi diventano nero. Ed i gesti, li avverti nelle parole, non sono propriamente i nostri gesti, sono carichi di qualcosa di più grande, di più forte, di quel troppo che è il teatro.
Sad, il protagonista di questo testo, è un abitante del teatro, è sin dalla prima frase un personaggio, che parla a noi, si rivela a noi, ma non è nel nostro spazio, perché sente sotto i suoi piedi le tavole del palcoscenico, non conosce la luce del sole, ma solo quella dei fari, che lo illuminano, ma poi diventano nero. Ed i gesti, li avverti nelle parole, non sono propriamente i nostri gesti, sono carichi di qualcosa di più grande, di più forte, di quel troppo che è il teatro.
Eppure Sad lo conosciamo anche nella vita di tutti i giorni, noi come Giuseppe Emiliani. È l’uomo nero che sta davanti al supermercato, è il venditore di calzini e fazzoletti di carta, è il venditore che ti disturba al ristorante. Anche loro hanno storie da raccontare; e qualche volta viene da pensare che bisognerebbe ascoltarle nude e crude, quelle storie, che il realismo estremo sarebbe eticamente la scelta più autentica. Giuseppe Emiliani invece ne fa teatro, rende Sad un personaggio, gli regala una dimensione diversa, perché non si accontenta di raccontare una storia, per quanto esemplare e drammatica. Prova a raccontare, invece, una vita in meno di un’ora. E per questo ha bisogno del teatro. Ma prova a raccontare, anche, la nostra vita, la nostra vita accanto a Sad, accanto a chi non vogliamo, a chi guardiamo con diffidenza, se non con paura.
I nostri occhi giudicano, sono parte fondamentale del dramma di Sad