Toscanella - Vocabolario tuscanese


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Lettera P

Pacchiarina: Fanghiglia.

Palanca: Asse di legno, usata dai muratori, per fare le impalcature.

Palazzaccio: Palazzo Giannotti (vedi su "Area Cult" la pubblicazione di Staccini) ora sede dell'IPSIA di Tuscania, durante il ventennio sede della GIL e successivamente abitata da cittadini tuscanesi, dopo il terremoto, affittata all'Istituto Professionale. Perché Palazzaccio..?? E' un termine che ci portiamo appresso dal Medioevo, dove pare che si facessero riti di magia nera e per questo diventato "accio".

Pallaro: Il pallaro era (è?) la somma dovuta al gestore del Bar per il tempo che si giocava a biliardo, il pallaro si pagava anche per il gioco di Mercante in fiera (vedi "carcio al cupello" ) ed equivaleva al costo di una carta.
Pallone: Oltre ad indicare la sfera per giocare al calcio, il termine pallone si usa per dire fanatico. Frase: “Mo’ perché cià la regazza bella… ce fa ‘l pallone..!!”

Paltriccia: Materasso riempito con materiale semplice (in genere foglie di mais). Frase: “Quel letto l’ha fatto diventà ‘na paltriccia.”

Palluccoloso: Dicesi di una persona noiosa che racconta le solite cose o insignificanti.

Pamperso: Dicesi di persona semplice (anche sempliciotta).

Panacca: Termine che indica qualcosa di molto deciso e di molto forte, per es. "Con una panacca, riuscì a salvare capra e cavoli" oppure "je diede 'na panacca tra capo e collo che rimase tramortito"

Pangrattato (fare un): Combinare un innamoramento tra due persone.

Pane, pane, Felicio'...!!: Quando qualcuno, con un discorso, ti vuole dare ad intendere qualcosa e parla senza sapere il significato di quello che dice, chi ascolta gli dice: "Pane, pane, Felicio'...!!". Una frase, della quale non ne conosco il senso, ma la storia sembra sia nata, una sera al Teatro Comunale, l'artista della rappresentazione non era ancora arrivato e qualcuno doveva in qualche modo intrattenere il pubblico, questo tizio, parlava senza sapere quello che diceva e senza un filologico, quando qualcuno dal palco gridò: "Pane, pane, Felicio'...!!". E dal quel giorno la frase è rimasta.

Pannatara: Parietaria; erba perenne delle Urticacee comune sui muri e fra le macerie, gen. usata per le sue proprietà emollienti, rinfrescanti e diuretiche.

Pannone: Panno da cucina per asciugare le stoviglie.

Panonto: Carne di maiale (costolette, salsicce, pancetta ecc.) infilzata sullo spito (vedi) e cotta alla brace. Durante la cottura viene usato per ungere le fettedi pane appositamente tagliate.

Pantasima: E' una tipica rappresentazione popolare che si tiene nell'ambito delle feste patronali della Valle del Velino (Rieti). Si tratta di un grosso fantoccio costruito con un'intelaiatura di canne ricoperte di carta sottile di vario colore, all'esterno del quale sono applicati numerosi giochi pirotecnici. Le sembianze del fantoccio sono sempre femminili, con grossi seni dai quali si liberano strisce di fuoco.
Il tuscanese usa la parola
pantasima per indicare una persona che non ha iniziative e che non risponde agli stimoli (proprio come un fantoccio). Frase: "al vejone è stata tutta la sera a sede.... a fa' la pantasima...!!"

Panza: In italiano: pancia. Usato generalmente per indicare un rigonfiamento dello stomaco o lo stato interessante di una gestante. Frase: “Certo, che ciae ‘na bella panza.!” Proverbio per le gestanti: “Panza pinzuta, nun porta cappello.” Per indicare che, se la forma della pancia, è alta e sporgente il feto è di sesso femminile (perché il cappello era generalmente portato dagli uomini).

Parannanza: Grembiule da cucina (da para-innanzi = davanti; e quindi a protezione degli indumenti mentre si lavora in cucina).

Partene: Termine (forse un francesismo) per indicare il cappotto. Completamente in disuso.

Passare: Verbo italianissimo. Il tuscanese lo usa per indicare che un ragazzo è stato promosso a scuola, alla classe successiva, e quindi, passato (per es.) a la quinta.

Passerina: Un tipo di uva passita, il termine si usa anche in italiano. Non si usa invece, come facciamo noi tuscanesi, per indicare l’organo genitale femminile, in particolare quello delle bambine.

Passone: Porzione di tronco di legno tra i 10 e i 20 cm didiametro utilizzato per la costruzione di recinti.

Patollo: Il termine, che non esiste in italiano, indica una persona “in carne” e cioè più grossa del normale, ma non troppo.

Pattuja: Per indicare due o più persone che stanno tutto il giorno in giro. Frase: “ndo’ see stato jere? Ce scommetto, che hae fatto pattuja tutto ‘l giorno.”

Pendolo: Persona che non il senso del vestire, sdrucinato.

Pennente
: Orecchino.

Peo:
Nocciolo della pesca, che può essere anche cacaloso. O dicesi di persona poco intelligente o che dice frasi con poco senso. Frase: “Certo che see proprio peo.!”

Perazzola: Oggetto di legno, a forma di pera rovesciata, con, nella punta, un chiodo di ferro (perno della rotazione), sul dorso aveva dei solchi per avvolgervi il filo (sparacina; vedi) che serviva per imprimere l’accelerazione per farla girare. Si dice anche: “Me fae girà come ‘na perazzola.” Per dire che mi fai fare, quello che vuoi.

Persica: Il pesco (in latino: Prunus persica) è una specie di Prunus (Prunus è l'unico genere della sottofamiglia delle Prunoidee, famiglia delle Rosaceae) che produce un frutto chiamato pesca. Quindi il termine persica per indicare la pesca, probabilmente i tuscanesi non l'abbiamo mai "italianizzato".

Pettata: Indica una breve e ripida salita.

Piaggia: In italiano, terreno in declivio, quindi una salita (o discesa) molto ripida. Il tuscanese per Piaggia indica via Garibaldi che da piazza Indipendenza (Palazzaccio) va a via Oberdan, chiamata così, molto probabilmete per la sua ripidità.

Pianare: Significa salire. Un termine molto strano che può trovare il significato forse nel "salire un piano". Si dice anche "appianare". Frase: "Iere, mentre rientravo a casa co' la machina, ho pianato uno che faceva l'autostoppe".

Picioccolo: Estremità di un frutto o di qualsiasi oggetto (per es. la parte supreriore dell'acino dell'uva) Frase: "Chiappolo dal capicioccolo"

Pigareccio: Chiacchiericcio, caos; forse il termine proviene da pica (Chiacchiere quante ‘na pica....).

Pigareccio: Non esiste il vocabolo in italiano. Significa fare un vocìo molto rumoroso. Frase: “So’ quattro gatte…. Fanno pigareccio pe’ mille..!” Il termine viene, forse, dalla parola “pica” (chiacchiere quante ‘na pica..!”) La pica è il nome di un uccello chepiù comunemente si chiama gazza.

Pignatto: Questo termine, in italiano, è al femminile (pignatta) e ha lo stesso significato: pentola per cucinare generalmente di terracotta. Prov. “Le guae del pignatto, le conosce la mescola (vedi)”.

Pila: Casseruola, generalmente usata per l'ebollizione dell'acqua.

Pippa de cocco (a): Locuzione avverbiale che significa "alla perfezione"

Pioto: Persona che si muove lentamente e che non ha molta voglia di fare.

Piro: Termine per indicare il piolo (per esempio della sedia, della scala); oppure dicesi rimanere a piro quando di molte cose, si rimane solo con una. Il termine viene usato anche nel gioco a carte della “pietrangola” per dire che si è rimasti con una carta sola.

Pisciallette: Erba commestibile che, come il crescione (vedi) cresce nei fossi.

Pisellone: Dicesi di persona un po’ zuzzerellone.

Pistarola: Recipiente per la vendemmia, usato per pistare l’uva.

Pitale: Vaso da notte. Un tempo di metallo smaltato bianco con una riga blu nel contorno del bordo superiore. Dal tempo della grande diffusione dei bagni, è un oggetto non più in uso.

Pitolocco: Colpo di dita che si da con l'indice (o il medio) e il pollice, generalmente si da nell'orecchio, sul naso, o sul collo.

Pittima: Una persona petulante, rompiscatole.

Plonchise: Capo di vestiario maschile o femminile indossato come soprabito.

Poggio: La zona di Tuscania, circostante via Roma e zone limitrofe, viene comunemente chiamata "Poggio". Anticamente era chiamata Poggio Fiorentino, sicuramente, per abbreviazione, col tempo è caduto Fiorentino ed è rimaggio "Poggio".

Polacca: Veste di colore nerolunga fino alle calcagna usata dalle nostre ave.

Polletro: Puledro, giovane equino.

Pontonata: E’ l’angolo di incrocio tra due vie. Frase: “Hae visto Gigge?” risposta: “Ha spontonato proprio adesso dall’arco del Governatore.”

Pornella: Questo termine indica la prugna, ma è ancor di più usato per ingrandire qualcosa. Una sbornia: “cià ‘na pornella...!!!” oppure per indicare una berla: “janno dato ‘na pornella....!!”

Porociuco: Composto da povero e ciuco; che potrebbe sembrare un povero asino. A Tuscania, invece, è un termine molto usato al posto di “poverino”. Frase: “Quel fio, porociuco, ‘n cià manco l’occhie pe’ piagne.”

Posta: Oltre che indicare la corrispondenza, fare la posta significa mettersi in agguato per scoprire qualcosa. Frase: “La mi’ fia, amoreggia con quello…. Bisogna proprio che je fo’ la posta..!”

Postale: Al di là dell’aggettivo riferito alla posta è il termine che si usava per indicare un pullman di linea.

Poventa: E’ un termine italianissimo, difatti significa: Luogo riparato dal vento. Non viene più usato, nemmeno in italiano. Per noi, significa, naturalmente, ripararsi dal vento, ma anche ripararsi da qualcosa del quale c’è pericolo. Frase: Mario…… a sposasse con quella…. Che cià tutte quelle sorde…. S’è messo a poventa..!!

Procesa: Solco fatto in un campo, per impedire che, durante la bruciatura delle stoppie, le fiamme fuoriescano dal proprio terreno.

Pulare: Termine usare per dire che si è rimasti senza niente (cioè pulato), oppure prendere o vincere ad un gioco tutti i soldi.

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