● – LA GRAVIDANZA DI UNA VOLTA TRA SUPERTIZIONI, CREDENZE E RIMEDI ANTICHI. - Succede a Tuscania - Toscanella - 2019

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● – LA GRAVIDANZA DI UNA VOLTA TRA SUPERTIZIONI, CREDENZE E RIMEDI ANTICHI.

Pubblicato da in Tradizioni tuscanesi ·
Pubblico un altro stralcio del libro di Silviera Cecilioni (il ciclo dell’uomo: la gravidanza) del tempo quando si partoriva in casa assistita dalla «mammana» (Ostetrica) e si andava all’ospedale solo se c’era un pericolo grave. Alcune credenze, paure, superstizioni e i «segni» del sesso del nascituro e tutto ciò che è sempre girato intorno a questa «magia» della natura. luigi pica

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LAGRAVIDANZA. A Tuscania la donna gravida non è considerata apportatrice di danni e malefizi, anzi si pensa che ella sia dotata di particolari poteri immunizzanti: la sua presenza può infatti scongiurare persino la caduta dei fulmini durante i temporali.
 
Questa credenza affonda le sue radici nei tempi primitivi, allorché l’uomo attribuiva magici poteri alla donna, lei sola capace di creare la vita, anzi di trarla da se stessa. Per questo la sterilità in antico, e tuttora in alcune regioni, era considerata una maledizione; opinione che non si è conservata nel territorio di Tuscania, ove tuttavia si ricorre talvolta a pratiche magiche per vincerla.
 
Si tratta, come generalmente avviene in molte altre regioni, di impiastri d’erbe e succhi medicamentosi (dei quali, purtroppo, non sono riuscita a rintracciare la composizione), preparati da «maghi», in generale residenti a Montefiascone, cittadina a circa venti chilometri da Tuscania.
 
La gestante, per la durata delle nove lune, è particolarmente esposta all’azione di forze soprannaturali malefiche, che potrebbero recar danno non solamente alla sua salute, ma a quella del nascituro in particolare; perciò ella deve attenersi a precise prescrizioni immunizzanti, basate per lo più sul principio magico della «simpatia».
 
Così, la donna non dovrà disfare matasse o gomitoli, né deve attraversare siepi, filo spinato, eccetera; né accavallare le gambe o avrà il parto «intrigato».
 
Deve evitare paure o sgradevoli impressioni, tali la vista di serpenti, ragni, topi, rospi, giacché esse potrebbero determinare nel figlio in formazione atroci deformità, quali, ad esempio, il «labbro leporino», causato dallo spavento provato alla vista di una lepre, e chiamato anche, allorché tale conformazione si estende a tutto il palato, «gola di lupo». Di qui anche l’interdizione di andare al cinema sapendo che si proietta qualcosa di impressionante, di andare al circo equestre, di vedere le maschere durante il Carnevale.
 
Lunghe passeggiate e lavori casalinghi leggeri facilitano il parto.
 
       

Grande importanza ha l’accontentare ogni desiderio della gestante, onde evitare nel nascituro le conosciutissime «voglie»:
 
     
  • di fragola (rosa),
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  • di vino (viola),  
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  • di fegato (nero),
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  • di maiale (scure con peli sopra),
  •  
  • eccetera.
 
Per ovviare un simile pericolo, qualora il suo desiderio non potesse essere appagato, la futura madre deve toccarsi parti ricoperte.
 
Durante l’intera gestazione, gran cura deve essere dedicata all’alimentazione della donna, che deve «nutrirsi per due», e bere anche, in particolare vino nero, che, si crede, genera sangue ed evita anemia nel nascituro ed emorragie alla puerpera.
 
Frequente è nelle mense tuscanesi, nelle case ove si attende il lieto evento, un piatto speciale, i cosiddetti «gnocchi ’ncotti», fatti con acqua e farina, e chiamati anche (ne ignoro la ragione) «strozzapreti».
 
La tradizione popolare soddisfa inoltre l’umanissima curiosità di prevedere il sesso del nascituro a mezzo di «prove» a carattere magico e segni fisiologici nella gestante.
 
Di questi sistemi, alcuni sono conosciuti anche in altre regioni.
 
Assai noto è l’uso di trarre l’oroscopo dallo sterno dei volatili e dei gallinacei: due donne afferrano ciascuna un braccio della forcella, tirando finché l’osso si spezzi; colei cui resterà la «scuffia» (il gambo della forcella) partorirà una femmina, un maschio l’altra.
 
Altra prova è quella del setaccio: si infilano le punte delle forbici sulla sommità del cerchio del setaccio tenuto sul tavolo come una ruota; se, abbandonato il setaccio girerà verso destra, il nascituro sarà femmina, se verso sinistra, maschio.
 
Accanto a queste che chiameremo «pratiche magiche», molte altre ne esistono basate su osservazioni di carattere fisiologico.
 
Se dopo il sesto mese di gravidanza la donna avrà conservato il colorito roseo, le nascerà una femmina; se viceversa la gestante «si pezza», se cioè le appariranno sul viso macchie verdastre o gialle, a nascerle sarà un maschio.
 
Ciò, pensiamo, in rapporto alla credenza popolare, fondata ancora una volta sul principio della similarità, che il maschio, data la sua natura turbolenta, provochi sempre un parto tribolato.
 
Le popolane esperte san trarre previsioni anche dal modo in cui la donna si muove; la fanno sedere a terra, e se ella mostrerà nell’alzarsi sveltezza e agilità, genererà un maschio, se invece non riuscirà ad alzarsi o ricadrà a terra, una femmina.
 
Luna crescente, porta un maschio, una femmina luna calante.
 
Anche la forma del ventre denuncia il sesso del nascituro: rotondeggiante, un maschio; a punta, una femmina, giusta il detto: «Panza pinzuta non porta cappello».
 
Un altro proverbio: «Dolore alla coscia, figlia femmina si accosta» sta ad indicare che partorirà una femmina la gestante che soffrirà di dolori alla gambe.
 



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