Da sempre rovistare nella spazzatura dei sospetti, alla ricerca di un indizio o di una prova, rappresenta uno dei sistemi investigativi più utilizzati dalle polizie e dai servizi segreti di tutto il mondo. In alcuni paesi del Medio Oriente sono state persino reclutate squadre di donne e bambini per ricomporre le strisce di atti e carte tritati, per ricostruire la documentazione delle ambasciate dei paesi occidentali.
Nel sacchetto della spazzatura finisce una parte non proprio marginale della nostra vita privata: dalla corrispondenza personale di ogni genere a lettere, buste paga, estratti conto bancari, bollette telefoniche o scatole vuote di farmaci.
Sono tanti i documenti e gli oggetti, della vita quotidiana, che potrebbero rivelare, anche solo agli addetti alla raccolta differenziata, parti importanti della nostra vita privata.
Da questo si può intuire come la “monnezza” sia ricca di dati personali di tutti i tipi che possono essere dati in pasto o diffusi a chiunque senza controllo.
Forse è proprio questo il motivo per cui qualcuno, questa mattina, ha pensato bene di lasciare il proprio sacchetto dei rifiuti a fianco del comando della Polizia Locale confidando sul fatto che lì sarebbe stato al sicuro e che nessuno avrebbe osato portarlo via.
Per alcuni la nostra città è un gioiello di arte e cultura, ricco di storia, per altri solo un posto dove abbandonare i propri rifiuti. Lentamente ma inesorabilmente il potere della spazzatura ha la meglio sull’arte e la bellezza; l’inciviltà trionfa sulla magia e il fascino di un passato ormai perduto.