Fonte: Tusciaweb.eu
Prefettura - Le imprese, che hanno già investito milioni di euro e che si sono confrontate con la soprintendente Eichberg, incalzano le amministrazioni locali.
Gli impianti fotovoltaici previsti nella Tuscia mostrati da Maria Letizia Arancio
“Cari sindaci, dovevate svegliarvi prima. Dovevate svegliarvi 10 anni fa”. Sandro Esposito della società Montalto 1 venerdì in prefettura è stato chiaro. Lapalissiano. E ha aggiunto. “I terreni selezionati per il fotovoltaico non possono essere toccati. Sono tutti privi di vincoli, abbiamo raggiunto un accordo con gli agricoltori proprietari, che ha tutto il diritto di affittarlo o venderlo, e abbiamo fatto studi preliminari, agendo nel rispetto totale della normativa vigente”.
In sintesi, “se in questo stato – come ha poi ricordato più avanti Giovanni Sicari della società Dcs – vale il principio di legalità, aver fatto tutto a norma di legge e con tanto di autorizzazione regionale mette tutte le imprese del fotovoltaico coinvolte sul territorio e rientranti in questi parametri… semplicemente dalla parte della ragione”.
Le imprese del fotovoltaico hanno infatti tutte le carte in regola. Oltre 20 tra impianti e centrali fotovoltaiche a nord ovest della Tuscia. Ce n’è uno a Tuscania che sfiora i 250 ettari. Un’altro, a Tarquinia, che arriva a 352. Sono tra i più grandi al mondo. Al punto da spingere la soprintendente Eichberg a chiedersi se siamo in Italia oppure in Arizona. Ma le imprese hanno la legge dalla loro parte. Al punto che Sicari, che è anche avvocato, ha messo in dubbio pure la legittimità del ricorso stesso della soprintendenza che, prima ha dato parere negativo alla decisione di autorizzare gli impianti, poi ha fatto ricorso e adesso è in attesa della decisione della presidenza del consiglio.
L’incontro è stato convocato dal prefetto Giovanni Bruno. E si tratta del tavolo istituzionale sul fotovoltaico nella Tuscia dato che nella zona compresa tra Viterbo, Tuscania, Tessennano, Arlena, Tarquinia e Montalto di Castro, vale a dire un pezzo di maremma laziale, stanno venendo su diverse centrali fotovoltaiche copriranno più di 2 mila ettari di terreno. E non tutti sono d’accordo. Innanzitutto la soprintendenza che venerdì scorso in sala Coronas ha messo al tavolo della prefettura i suoi due pezzi da novanta. La soprintendente Margherita Eichberg e la dirigente della soprintendenza Maria Letizia Arancio.
Margherita Eichberg
Margherita Eichberg, quando stava a Roma, ha detto no allo stadio di Tor di Valle. Arrivata a Viterbo, ha fatto capire a tutti che anche da queste parti la Repubblica “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. In pochissimo tempo le terme di San Sisto non sono state chiuse, tra valle Faul e il Paliano non si potrà più costruire e pure i quadri di Franco Miele, lasciati a marcire per 30 anni dentro le ex terme Inps, sono stati messi in salvo. Maria Letizia Arancio è invece come Franco Rodano per Enrico Berlinguer. Un capo segreteria capace di tattica, dove c’è da difendersi si difende e anche a brutto muso, “questi pannelli – ha commentato a un certo punto – si vedranno anche dalla luna”, e al tempo stesso strategia.
A un certo punto le imprese del fotovoltaico hanno avanzato l’ipotesi di una compensazione. L’idea è di lasciar stare la geografia del fotovoltaico così come è e in cambio investire sulla tutela e valorizzazione dei beni culturali che la soprintendenza vorrà indicare. Un ragionamento che sia Arancio che Eichberg hanno colto e incamerato. Un possibile terreno di confronto e di negoziazione da cui partire.
Due donne. In mezzo il prefetto. Davanti a loro una sala che per il 90 per cento è solo maschile. Le imprese del fotovoltaico. Accanto a loro il sindaco di Tuscania Fabio Bartolacci, il vice sindaco di Tarquinia Luigi Serafini, Fabio Valentini per il comune di Montalto e il sindaco Massimo Paolini per Montefiascone. La zona di Tuscania e l’area di Arlena, Tessennano e Piansano, che si tira dietro, si affaccia sul lago di Bolsena dove si trova Montefiascone che in passato ha già mal digerito le pale eoliche all’orizzonte.
I toni sono accesi. Fin da subito. Quando Sandro Esposito chiede alla soprintendente le ragioni del ricorso “fatto con i soldi dei contribuenti”, Eichberg capisce subito l’affondo e risponde per le rime. “Studi – risponde a voce alta -, si metta a studiare e capirà il perché”. Tant’è che il prefetto cerca di smorzare i toni con qualche battuta che rimette un po’ le cose in ordine. Il tavolo l’ha convocato lui. Ed è veramente l’ultima possibilità per trovare un accordo oppure qualche valore aggiunto anche per il territorio. Ben consapevoli che le imprese hanno tutte le carte in regola. Tant’è vero che Terna, Enel e Regione Lazio al tavolo della prefettura non ci sono. “Vedete pure di mettervi a litigare”, sembra a un certo punto leggere negli occhi del prefetto.
Un’assenza, quella di Enel, Terna e Regione, che anche Serafini di Tarquinia ha fatto notare. “Sarebbe opportuno – ha detto – che partecipassero”, concludendo il suo intervento con un sospiro. Persino la delegata della provincia, Francesca Manili, anch’essa avvocato e dirigente del settore ambiente di palazzo Gentili, ha mostrato tutto il suo imbarazzo. “Ci troviamo – ha in fatti spiegato – di fronte al fatto che c’è una ditta che presenta un progetto che rispetta le regole, il comune dà parere positivo, la zona non ha vincoli… poi la soprintendenza dà parere negativo…”. Insomma, c’avimm ‘a fa’?
Tuttavia, venerdì in prefettura, lo scontro tra la soprintendente Eichberg e le imprese del fotovoltaico è stato ancora più sottile. Addirittura, quando è intervenuto l’avvocato Sicari della Dcs, in punta di diritto. Con tanto di incipit dove Sicari ha voluto ricordare a tutti che al prefetto non si dice più sua eccellenza. “Si faceva al tempo del fascismo”, aggiunge. “Eddajeee, però…”, si sente dire di tutta risposta al prefetto. Smorzando nuovamente i toni.
Il confronto che c’è stato, alla fine dell’incontro, tra Sicari ed Eichberg è stato un confronto tra “legge” e “spirito delle leggi”.
Un passo indietro. Quando Esposito dice che “i sindaci dovevano svegliarsi 10 anni fa e dire che su quei terreni dove oggi abbiamo investito non si poteva fare il fotovoltaico” fa capire subito che la disponibilità a raggiungere un accordo “politico” che faccia arretrare il fotovoltaico è pressoché nulla. La soprintendente risponde che “la situazione così come è oggi trent’anni fa nessuno poteva immaginarla. Nessuno poteva immaginare che sarebbe calato un enorme piano per gli insediamenti produttivi indistintamente su tutto il territorio nazionale e sulla testa dei sindaci e delle regioni che sono titolati a pianificare. E anche sulle nostre teste che tuteliamo la parte paesaggistica. Chi lo avrebbe mai detto! E’ successo. Un tempo il cittadino veniva messo a conoscenza delle decisioni e si poteva opporre. Oggi, invece, con le leggi che sono state approvate, il cittadino un bel giorno si sveglia e non ci può più fare niente. Invochiamo tutti una pianificazione fatta a monte”.
“Noi difendiamo l’interesse pubblico generale – ha poi sottolineato Eichberg – non i profitti privati. In nome e per conto dei cittadini e dell’articolo 9 della costituzione”. Quello dove sta appunto scritto che la “Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. E il vincolo di 1600 ettari tra valle Faul e le terme di San Sisto stanno lì a dimostrare che la soprintendente è di parola.
L’avvocato Sicari coglie al volo la sfumatura non da poco. Eichberg rivendica “lo spirito delle leggi” intendendo la “tutela del patrimonio” come un a priori imprescindibile. Messo nero su bianco sulla costituzione. Fonte di diritto per eccellenza. Quella che il giurista Kelsen avrebbe definito la Grundnorm, la norma fondamentale. Sicari infatti le ricorda subito “che non può sostituirsi al legislatore”, cioè solo il parlamento può fare e interpretare, in quest’ultimo caso assieme ai giudici, la legge. E che la legge, viste le autorizzazioni tutte in regola, è dalla loro parte.
“Manca una pianificazione da parte della Regione – fa notare di suo la soprintendente -. Manca un piano regionale che identifichi con certezza i luoghi dove gli impianti si possono fare. La Regione Lazio gioca invece a melina. Hanno fatto un piano a gennaio che però è ancora in corso di adozione. Un piano che non dice ‘dove’, ma ‘preferibilmente’. Non si può vivere con gli avverbi”.
La soprintendente ha individuato una lacuna che è al tempo stesso politico e programmatico. Una specie di spazio vuoto da riempire. “Manca – ha ribadito Eicheberg – un piano regionale che identifichi con certezza i luoghi dove gli impianti si possono fare”. “La tutela del paesaggio – ha anche aggiunto – è il nostro lavoro”. Come se il ricorso della soprintendenza contro il fotovoltaico non fosse un sostituirsi al legislatore, ma un volerlo invitare a chiarire meglio. Fino ad allora “la tutela del paesaggio”, articolo 9 della costituzione, “è il nostro lavoro”.
La risposta di Sicari anche su questo punto non si è fatta attendere. Non si può invocare neanche lo stato di necessità, “manca una pianificazione… allora”. “Fa parte – rilancia Sicari – del modo di agire di una dittatura, non di una Repubblica democratica”. “Abuso di potere”, un’espressione che ha riecheggiato in sala Coronas più di una volta. Due ore e mezza di dibattito in tutto. Con triplice fischio finale da parte del prefetto.
Daniele Camilli