Fonte: viterbonews24 - di Simone Lupino
Confermata condanna in appello contro il Comune di Ronciglione. Ora Talete trema.
RONCIGLIONE - Arsenico, il Comune di Ronciglione condannato anche in appello ''per aver fornito acqua non potabile contrariamente a quanto contrattualmente e normativamente dovuto''.
Apre la strada a centinaia di richieste danni - contro i Comuni che nella Tuscia gestivano o ancora gestiscono l'acqua in proprio, ma soprattutto contro Talete come gestore unico (è recente l’ultimo richiamo arrivato dall’Europa per il malfunzionamento dei dearsenificatori) - la sentenza emessa alcuni giorni fa dal tribunale di Viterbo, giudice Federico Bonato. Si tratta infatti della prima decisione ad essere pronunciata dopo il giudizio delle Cassazione a sezioni unite, secondo il quale la competenza in questo tipo di controversie appartiene proprio al giudice ordinario. Insomma, al di là dei tecnicismi, si tratterebbe di un precedente, che, al di là di come si concluderanno, legittima le cause in corso. In ballo ci sono attualmente circa 400 procedimenti: trecento quelli che vedono coinvolta Talete. In ottanta, invece, è parte in causa il Comune di Ronciglione.
A rivolgersi al giudice di pace erano stati tre cittadini ''a seguito della somministrazione e vendita dal gennaio 2008 di acqua non potabile e comunque priva di requisiti di legge per l'accertato superamento dei parametri massimi consentiti, per arsenico, fluoruri e micrositina ad alga Planktotrix Rubescens e Uranio 238''. A loro è stato riconosciuto un risarcimento in via equitativa di qualche centinaia di euro, relativo al canone dell'acqua potabile. Ma il principio affermato vale sicuramente molto di più.
La sentenza di appello non lascia dubbi: ''E' evidente – si legge – che l'erogazione di acqua non conforme ai valori minimi di potabilità, con presenza di arsenico e fluoruri, sia prospettabile come un inadempimento contrattuale del rapporto di utenza e, in quanto tale, integri il presupposto o la causa mediata dell'evento lesivo''. Stigmatizzata inoltre ''l'argomentazione circa la differenza tra somministrazione di acqua per uso domestico e per uso potabile al fine di escludere che il Comune si sia mai assunto l'obbligo di fornire acqua potabile nelle case dei propri cittadini''. Secondo il giudice ''l'espressione uso domestico ricomprende in sé il concetto di acqua potabile essendo la stessa omnicomprensiva''.
Per il Comune di Ronciglione un'ulteriore beffa: ''Considerata la palese temerarietà dell'appello'' l'Amministrazione è stata condannata anche al pagamento di 500 euro.