Nei giorni scorsi mi sono recato a Capodimonte, con un gruppo di amici e parenti tutti residenti a Tuscania. Eravamo una decina.
Abbiamo lasciato le nostre auto nel grande parcheggio situato dopo la nuova rotonda che si trova all’incrocio tra la strada Piansanese e la SP n° 8.
Ci siamo poi avviati, a piedi, verso il lungolago.
All’altezza del varco del parcheggio, la mia attenzione è stata attratta da un cartello.
Ho chiesto allora a tutti i presenti che cosa stesse ad indicare. Dopo una breve consultazione, e riconoscendo di non averne mai visto uno simile, sono stati tutti d’accordo nel pensare che potesse trattarsi della fermata dell’autobus n°3.
Si trattava invece di un cartello previsto dal Piano di Emergenza Comunale (PEC) che indica una delle 7 aree di attesa individuate dal comune, a disposizione della popolazione in caso di eventi calamitosi, e nello specifico era la n°3.
E' fondamentale innalzare il livello di sicurezza dei cittadini in caso di emergenze dovute a calamità naturali, incendi boschivi, terremoti, o eventi di altro tipo, rendendo più efficienti le attività di protezione civile del nostro comune e l'installazione della segnaletica dell’emergenza è una delle prime incombenze previste dal nostro PEC. Ma dopo oltre 2 anni e mezzo dalla sua approvazione non si vede ancora neanche un cartello.
Questi segnali indicano ai cittadini le aree sicure dove potersi recare in caso di situazioni di emergenza. Questi luoghi devono essere facilmente raggiungibili attraverso un percorso sicuro e debbono essere individuati principalmente nei piazzali, nei parcheggi pubblici, nelle aree verdi e vicino alle scuole. In caso di emergenza i cittadini devono recarsi in queste aree su indicazione del Comune e da lì è previsto il trasferimento in zone di prima accoglienza dove ricevere le prime informazioni e allestite con generi di prima necessità.
E’ mai possibile che a Tuscania sia stato possibile individuare solo 3 aree di attesa? Non esistono piazzali, parcheggi, aree verdi a sufficienza?
Come si può pensare che una persona sopravvissuta ad un evento sismico si metta a camminare di notte, al buio, tra le macerie cercando di raggiungere l’area del Pigno? Non sarebbe meglio per costui raggiungere il primo piazzale vicino a casa? Chi sarebbe disposto ad allontanarsi dai paraggi della propria abitazione anche solo lesionata da una scossa sismica?
La determinazione e l'indicazione di aree di attesa sicure è solo un aspetto, per quanto importante, del piano di protezione civile varato dalla nostra amministrazione per il potenziamento della struttura di protezione civile comunale e il miglioramento della definizione delle procedure d'intervento in caso di eventuali eventi calamitosi. Ma sarebbe possibile pensare di realizzare ciò solo a seguito di un PEC idoneo, efficace e rispondente a tutte le calamità/eventi prevedibili che potrebbero interessare il nostro territorio.
Obiettivo importante del piano è anche e soprattutto la semplificazione della comunicazione verso i cittadini, che si potrebbe realizzare attraverso una serie di strumenti come telefonate, sms e social network.
A questo proposito sarebbe necessario istituire, come già accade in diversi comuni italiani, un sistema di allerta telefonica veloce per fornire un'adeguata informazione alla cittadinanza sullo stato di emergenza e sulle procedure da seguire.
E’ necessario pensare ad un servizio di allerta da attivare per i numeri telefonici fissi, presenti negli elenchi telefonici pubblici, mentre per i cellulari e i numeri telefonici fissi che non sono resi pubblici, il cittadino dovrebbe personalmente provvedere all’iscrizione sul sito istituzionale del Comune o recandosi personalmente all’Ufficio relazioni pubbliche.
Sembra una cosa irrealizzabile?
No. Basta solo volerlo.
Ma c’è qualche amministratore che ha iniziato a pensare seriamente alla protezione civile comunale?
Chi avrebbe dovuto spiegare alle persone che erano con me che quella non era una fermata dell’autobus ma un’area di emergenza?
Renato Bagnoli